L’episodio
Un temperamento forte e deciso che portò don Emilio sulle pagine delle cronache locali (e non solo) quando il 7 luglio 2012 a Castel di Tora - nei festeggiamenti per la patrona Sant’Anatolia - chiuse i cancelli del convento-santuario ai fedeli giunti in processione con la Santa martire in spalla, tra lo sdegno e lo stupore generale. I fedeli dovettero così vegliare la Santa per l’intera notte sul ciglio della Provinciale. Da qui la denuncia-querela dalla Confraternita e della Pia Unione Sant’Anatolia e l’apertura del procedimento penale dopo il rinvio a giudizio. Per il chierico quell’episodio, come sempre ribadito, fu la diretta conseguenza - anche a fronte di reiterati avvisi - di comportamenti posti in essere da alcuni fedeli e da lui non ritenuti consoni al luogo di culto da lui gestito. La stessa struttura, nel tempo, fu oggetto di numerose controversie e contese. In origine Casa estiva del Pontificio collegio greco, poi concessa in comodato d’uso alla Diocesi di Rieti, divenne la storica sede dei campiscuola estivi per i giovani. Scaduto nel 2006 il contratto di comodato con la Curia reatina, il plesso religioso venne affidato dal Vaticano a don Messina per gestire una casa di riposo, essendo egli un ex frate carmelitano incardinato nel clero di una diocesi marchigiana ma attivo, da tempo, come cappellano di cliniche private nella sanità romana. Il prete venne anche tirato in ballo in inchieste giornalistiche e trasmissioni televisive circa lo scandalo che investì il Vaticano sulle questioni dello Ior (Istituto per le opere di religione), sui depositi e i passaggi di denaro della banca vaticana. Con la morte a 80 anni di don Emilio Messina, nel palazzo di giustizia di Rieti calerà il sipario - con contestuale sentenza di non luogo a procedersi per estinzione del reato dovuta alla morte dell’imputato - su una vicenda giudiziaria che, a distanza di anni, non aveva mai sopito diatribe e polemiche.
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