RIETI - Il Comune di Micigliano ritiene che non sussistano le condizioni minime necessarie per poter ospitare 50 rifugiati - donne e bambini - all’interno dell’hotel “La Valle”. È la sintesi della lettera firmata dal sindaco Emiliano Salvati, in risposta alla richiesta avanzata da Marco Nasponi - figlio dell’ex sindaco di Micigliano, Francesco ed erede della famiglia che dal 1964 ha sempre gestito l’hotel, oggi chiuso - di poter accogliere, per i prossimi sei anni, all’interno dell’albergo ristorante, donne, bambini e minori non accompagnati, gestiti dalla cooperativa sociale reatina “Clarissa”.
Una risposta netta, quella di Salvati, giunta dopo anche l’articolo pubblicato da Il Messaggero, in cui Marco Nasponi riepilogava la necessità della cooperativa di ottenere il via libera dalla Prefettura, per poter ospitare i rifugiati: via libera di Palazzo Vincentini che, tuttavia, non può prescindere dall’accordo con il Comune di Micigliano per l’attuazione di alcuni servizi essenziali. Adesso, però, è lo stesso sindaco a ribadire l’impossibilità per l’ente di attuare il progetto di ospitalità.
Le motivazioni. Nella lettera, Salvati riepiloga l’incontro avuto con la cooperativa ad aprile, in cui venne proposta al Comune la bozza di progetto collettivo per donne e minori “La voce delle donne”, poi formalizzata il 26 aprile tramite Pec, attraverso la proposta di sistemazione di «50 richiedenti protezione internazionale in un unico centro collettivo di sole donne e bambini».
L'attacco. Per Salvati, Nasponi avrebbe diffuso «notizie false, che indicano il Comune come unico responsabile della mancata ospitalità. Inoltre - conclude il sindaco - l’hotel “La Valle” è, allo stato attuale, inagibile e non può essere utilizzato in alcun modo, se non vengono effettuati i lavori suggeriti dai tecnici», dopo il sisma del 2016.