Rieti, droga: lo spaccio ora avviene tra i boschi delle colline reatine

Uno dei "boschetti" di spaccio a Magnalardo
di Emanuele Faraone
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Lunedì 11 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Viavai di assuntori e tossicodipendenti nei boschetti della droga dove i magrebini gestiscono le piazze di spaccio “green” senza mai muoversi dal sito occupato grazie alla collaborazione di persone che li riforniscono di derrate alimentari. Gli appuntamenti telefonici con i clienti spesso sono segnalati da sassi o alberi contrassegnati con vernice rossa e in alcuni luoghi sono riusciti ad aprire piccoli sentieri per assicurarsi vie di fuga in caso di blitz da parte delle forze dell’ordine. Tra gli ultimi siti occupati c’è la collina retrostante il Centro polifunzionale di Santa Rufina-Cittaducale, il boschetto limitrofo all’ex stabilimento Bosi di “Colle Puzzaro” e quello in località “Ponte Figorito”, poco prima della frazione di Grotti di Cittaducale. 
Numerosi, in questi giorni, i controlli effettuati dalle forze dell’ordine anche con personale in borghese e auto civetta. Oltre alla difficoltosa ricerca dei luoghi di stazionamento e bivacco, agenti e militari hanno effettuato servizi di pattugliamento e controllo in prossimità di vie e incroci – in ingresso e in uscita- per intercettare anche l’ampio palcoscenico di clienti e assuntori. Una clientela eterogenea composta da giovani padri di famiglia, insospettabili reatini, mamme, ma anche professionisti e ragazzi oltre ad assuntori abituali. La realtà dello spaccio “ecologico” tra i boschi ha trovato un consistente viavai di acquirenti, soprattutto nelle ore crepuscolari e serali ma anche di mattina presto. Non manca neanche chi si allontana per pochi minuti dal posto di lavoro per effettuare rapidamente una compravendita. I prezzi variano ma il costo di acquisto in genere è di 20 euro per una dose di cocaina e 10 per l’hashish. Ma i cosiddetti boschetti della droga sono attivi nel contesto di un’ampia area “extraperimetrale” rispetto alla città: Sant’Elia, Maglianello, Madonna del Passo, Castelfranco, Piedimoggio, il quartiere cittadino di Campomoro in luogo defilato e collinare, Rivodutri, Castel San Benedetto e altri sui quali indagano la Mobile, i carabinieri e la finanza. Si tratta i realtà di difficile gestione e controllo per gli investigatori per via del continuo “nomadismo” degli spacciatori e la disponibilità circostante di aree che permettono di dileguarsi rapidamente e di poter occultare le sostanze stupefacenti tra la vegetazione, anche a una certa distanza dai siti di bivacco, così da essere difficilmente individuabili e sequestrabili. 
Inoltre, per creare un ampio accerchiamento delle zone di interesse si deve necessariamente disporre di un elevato numero di unità operative anche in considerazione dell’estrema rapidità con cui si muovono i giovani magrebini tra i boschi. Inoltre, scegliendo siti leggermente in altura e con una buona visuale della panoramica, riescono ad individuare con largo anticipo l’arrivo di persone o mezzi delle forze dell’ordine. 
Per avere ulteriori garanzie di sicurezza gli spacciatori - dopo aver concordato telefonicamente con l’acquirente la compravendita di sostanze stupefacenti - indicano il luogo da percorrere e il punto esatto dove fermarsi, segnalato il più delle volte da sassi o alberi marcati con vernice. In questo modo il cliente sa dove attendere e lo spacciatore lo raggiunge rapidamente scendendo un po’ a valle rispetto alla sua postazione, solitamente composta da due persone e allestita con una tenda, fornello a gas, batterie per alimentare dispositivi elettronici e cibo in scatola. C’è chi fa spesa per loro: una sorta di “corrieri” che, dopo essere passati al supermercato, raggiungono i magrebini nei boschetti per consegnare le buste. Un servizio effettuato dietro pagamento o attraverso uno baratto; droga in cambio della spesa. Sistemi collaudati sui quali le forze dell’ordine indagano a 360 gradi. 
Emanuele Faraone
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