RIETI - Una copertura composta da lamine contenenti fibre di cemento e amianto, il rischio di crollo scongiurato dai tamponamenti apposti alle finestre e da una rete, erba incolta ovunque, con topi, gatti, che ormai sono gli unici a farla da padroni. Per chiunque si trovi a passare tra via della Verdura, via della Molina e via del Burò, nei pressi dell’istituto comprensivo “Minervini-Sisti” e del tribunale di piazza Bachelet, dopo anni è ancora una volta il palazzo di proprietà dell’Ater a far brutta mostra di sé. Ma per chi si trova ad abitare in uno degli appartamenti contigui all’edificio diroccato va invece molto peggio, perché il profondo stato di fatiscenza della struttura Ater ha finito per intaccare anche il mantenimento degli edifici adiacenti e, di conseguenza, la qualità di vita di chi li abita.
Lo scenario
Tra le storie che si intrecciano con la fatiscenza del palazzo c’è quella di uno degli appartamenti presenti nell’edificio contiguo che, già ristrutturato, fu acquistato nel 2012. Subito dopo essersi trasferita, però, la famiglia notò il formarsi di una copiosa umidità sulla parete di una delle stanze da letto che coincide proprio con il palazzo Ater. Così, nonostante la ditta dei lavori avesse pre-avvertito che l’unico modo per eliminare il problema sarebbe stato direttamente il rifacimento del palazzo Ater, la famiglia ha voluto tentare di provvedere da sola e a proprie spese con nuovi lavori di tamponatura: ma, poco dopo, il problema era tornato di nuovo sulla superficie dei muri, per non parlare poi della vicinanza con gli animali che, in totale libertà, vivono tra l’interno e l’esterno dell’edificio Ater.