La truffa delle residenze per i fondi di Amatrice: inchiesta su 200 romani
Per questi anziani, quindi, lo Stato non ha sopportato costi per costruirgli una Sae e neanche per pagargli il Cas. Ora succede che stanno arrivando a questi anziani, dopo due anni e mezzo, lettere dell’Inps che chiedono la restituzione dell’assegno, anche in ‘comode’ rate mensili. Una lettera che ho avuto modo di leggere si riferisce ad un periodo di soli 4 mesi, ma per chi si trova nella Rsa fin dalla data del sisma la cifra da restituire si aggira intorno ai 15.000 euro. Tradotto, ciò significa che in termini di ‘assistenza’ post sisma alla popolazione il lessico disumano della burocrazia si è mosso come nel film ‘Tempi moderni’ di Chaplin, secondo la catena di montaggio che prevede l’invio massivo di comunicazioni senza che l’Uomo, che è dietro la macchina burocratica, si soffermi a valutarne la portata, perché qui stiamo parlando di persone, anziane, che non hanno più casa, lontane dalla famiglia, e per le quali i parenti si sobbarcano spese e viaggi per stargli comunque vicino e dargli assistenza. Anche io sono un rappresentante delle Istituzioni, ma di questi atti me ne vergogno, e cercherò, pur se la legge è legge, di interloquire con gli Organi centrali competenti perché facciano uno sforzo di umanità”.
«Oggi ho ricevuto una bella notizia - continua Palombini -: mi ha chiamato il direttore dell'Inps di Rieti, Maria Cappelleri. Lei non ne era a conoscenza, sono state le macchine a mandare quelle lettere, in automatico, non gli uomini».
«Ho appuntamento con lei a Rieti lunedì stesso, - aggiunge il sindaco del comune reatino - mi ha espresso la volontà di risolvere.
Ecco, se l'uomo ci mette il cuore, le soluzioni si trovano. La sensazione di tutti, nel ricevere queste lettere in un momento del genere, è quello di trovarsi lontani dall'umanità vera. Un'umanità - conclude Palombini - che sono felice di aver ritrovato con la telefonata del direttore Cappelleri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA