RIETI - Elisabetta ha 20 anni ed è affetta da glioma della linea mediana, tumore cerebrale al quarto stadio. Vive con la famiglia in un alloggio del complesso Ater di Corese Terra, nel Comune di Fara Sabina. La Asl di Rieti, lo scorso 9 marzo, dopo un sopralluogo eseguito il primo marzo, lo ha definito «in precarie condizioni igienico-sanitarie, legate alla sussistenza di problematiche dovute a muffa, distacco di intonaco nel servizio igienico, nella camera da letto e nella zona giorno».
Evidenziando anche problemi «all’impianto elettrico, che sono spesso causa di interruzione di fornitura elettrica». Inconvenienti che, per l’azienda sanitaria locale, «creano pregiudizio per la salute e l’incolumità delle persone dimoranti», soprattutto per «un residente con gravi condizioni di salute». La relazione dell’Uoc Igiene e sanità pubblica, firmata dal dottor Gianluca Fovi De Ruggero, si conclude con la richiesta inviata al sindaco di Fara Sabina, Roberta Cuneo, «di emissione di ordinanza contingibile e urgente a tutela della salute e dell’incolumità dei dimoranti», perché l’abitazione non possiede i requisiti di legge.
I passaggi. Da allora è passato più di un mese. Elisabetta continua a stare lì con il rischio, ribadito dal medico curante il 14 marzo, che «la presenza di infiltrazioni di umidità e muffa» le provochi «crisi di broncospasmo e insufficienza respiratoria acuta». Dall’Ater Rieti, il presidente Giancarlo Cricchi sostiene che «a Fara Sabina abbiamo a disposizione un alloggio nello stabile di Prime Case, dove potrebbe essere trasferita, ma la famiglia non ha ritenuto l’appartamento, il solo disponibile sul territorio di Fara, una soluzione idonea alle esigenze della ragazza.
La spiegazione. «Siamo coscienti - dichiara, in proposito, il sindaco di Fara Sabina, Roberta Cuneo - che non si possano eseguire i lavori in presenza della ragazza, perché significherebbe esporla a gravi rischi. Il Comune, però, non ha alloggi a disposizione e l’unica cosa che potrebbe essere fatta è prevedere lo spostamento della ragazza e della mamma in una struttura sanitaria adeguata alle sue esigenze, per permettere di svolgere i lavori di riqualificazione ai quali il Comune, con i propri operai, potrebbe concorrere». Ma Marina, mamma di Elisabetta, chiede più attenzione e risposte celeri dalle istituzioni, dalle quali si sente abbandonata in un momento difficilissimo della vita di sua figlia.
«Elisabetta vive in una stanza piena di umidità: problemi che vanno avanti da tre anni, che abbiamo sempre segnalato e non sono stati mai risolti - spiega Marina. - Poi è arrivata la malattia di Elisabetta. Un paio di volte a settimana vengono il medico di base e l’operatore dell’Hospice a fare analisi e terapie e a portare medicine. Da mesi ci dicono che lì Elisabetta non può stare. Il letto e il materasso antidecubito devono essere sempre alimentati a corrente, ma con i problemi dell’impianto elettrico, a volte si spengono, come gli altri macchinari di cui ha bisogno. E l’ossigeno si abbassa in continuazione. La fisioterapista ha detto più volte che Elisabetta non tollererebbe due spostamenti. Serve una soluzione rapida - conclude Marina - ma non deve esporla a stress, come potrebbe essere un doppio trasferimento, o a pericoli. Come pericoloso è per lei restare in questo alloggio».