Oggi l'autopsia sul corpo di Matteo Concetti. L'avvocato Casciani: «Inascoltati i segnali di allarme»

Matteo Concetti
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Venerdì 12 Gennaio 2024, 00:10

RIETI - Effettuato ieri mattina dai genitori del venticinquenne Matteo Concetti, morto suicida nella sua cella del carcere di Montacuto lo scorso 5 gennaio, il riconoscimento ufficiale della salma, propedeutico all’esame autoptico che sarà effettuato oggi ad Ancona, su disposizione delle autorità giudiziarie anche a seguito della querela per istigazione al suicidio contro ignoti presentata dalla famiglia del ragazzo.

Ispezione cadaverica. Dalla prima ispezione cadaverica sul corpo di Matteo, appare confermato il suicidio, messo in atto dal ragazzo utilizzando il lenzuolo presente nella cella d’isolamento dov’era detenuto. La difesa, affidata dalla famiglia all’avvocato Giacomo Curzi di Ancona, preme intorno ad una tragedia che probabilmente poteva essere evitata. 
Sarà da stabilire se le condizioni di Matteo, soggetto molto fragile affetto da bipolarismo certificato, erano compatibili sulla detenzione in isolamento, e su chi avrebbe dovuto vigilare per impedire gesti autolesionistici o estremi, che il ragazzo aveva esposto ai genitori durante l’ultimo colloquio.

Le parole dell'avvocato Cinzia Casciani. Sulle condizioni del giovane reatino aveva chiesto lumi anche l’avvocato reatino Cinzia Casciani, che lo ha seguito legalmente fino allo scorso 29 dicembre: «Ho lasciato la difesa di Matteo per coincidenza un giorno dopo aver inviato la pec alla struttura carceraria di Montacuto in cui mi informavo sul suo stato. Sono un’amica di famiglia, per cui la vicenda mi ha toccata in maniera molto significativa anche dal punto di vista umano. Sono madre e la tragedia di un figlio così giovane che si toglie volontariamente la vita è davvero terribile da accettare».

L’avvocato Casciani era stata scelta da Matteo Concetti come difensore alla fine del 2020, quando il ragazzo era in detenzione domiciliare, prima nella comunità di Pistoia, poi a Rieti, in seguito a Fermo e dunque ad Ancona. 

La testimonianza. «All’inizio del mio mandato svolgeva un’attività lavorativa, aveva regolari permessi di uscita sia per lavoro che per recarsi al Sert, dov’era seguito per la sua patologia e per le sue dipendenze.

Matteo ha svolto diversi lavori, dal cameriere al pizzaiolo, poi ha lavorato preso un’officina, era un ragazzo molto volenteroso che si dava molto da fare - racconta l’avvocato Casciani - certamente era anche un ragazzo che aveva delle problematiche, sia psichiatriche che dovute all’abuso di sostanze stupefacenti. Ma non era certo un delinquente, ma un ragazzo fragile che stava compiendo un percorso che gli consentisse un recupero. Era giovane e aveva tutto il tempo per rimettersi in carreggiata». 

La pec spedita al direttore del carcere.  L’aggettivo “fragile” è proprio quello usato dall’avvocato Casciani in quella mail certificata del 28 dicembre 2023, l’ultimo atto compiuto come difensore di Matteo Concetti: «Il tenore di quella pec non era accusatorio, aveva semplicemente un tono colloquiale che mirava ad instaurare un rapporto con l’istituto carcerario dov’era detenuto il ragazzo. Chiedevo come stesse, mi informavo circa le sue condizioni e rimarcavo le sue problematiche psichiche, in merito alle quali mi informavo se la terapia che gli stavano somministrando era quella consueta, se l’avessero aggiustata, se c’era bisogno di un aiuto da parte dei genitori o del legale». In quella missiva rimasta senza risposta, l’avvocato Casciani si informava dunque sulle condizioni di salute del ragazzo, e riportava nuovamente le delicate condizioni di salute di Matteo, che già in passato aveva compiuto atti di autolesionismo.

Allarme non recepito. «Certamente, c’erano stati grossi campanelli d’allarme - dice Cinzia Casciani – ho fatto dunque il mio lavoro informandomi costantemente sulle sue condizioni di salute. A me non aveva mai manifestato l’intenzione del suicidio, ma mi aveva più volte esternato il suo malessere: nel carcere di Montacuto non si trovava bene, voleva andare in comunità, aveva facoltà di chiamarmi e mi aveva detto che stava male, soprattutto nell’ultimo periodo in cui era stato messo in cella d’isolamento, pochi giorni prima di Natale». In seguito, le condizioni del ragazzo sono degenerate fino alla disperata richiesta d’aiuto esposta ai genitori durante il colloquio del 5 gennaio, con il fermo proposito di suicidio messo in atto solo poche ore dopo. 

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