Appalti alla Asl: il licenziamento di Marcello Fiorenza dall'azienda per la Corte di Appello è legittimo

Nella foto Marcello Fiorenza
di Renato Retini
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Venerdì 23 Luglio 2021, 00:10

RIETI -  In tribunale, nel 2018, l’aveva spuntata. Ma adesso la Corte di Appello civile di Roma gli ha dato torto, ribaltando la sentenza di primo grado che aveva bocciato la giusta causa invocata dall’Asl Rieti nel licenziare Marcello Fiorenza, ex responsabile dell’ufficio tecnico e patrimoniale dell’azienda sanitaria. Sentenza disposta quando l’ingegnere, dopo essere stato sospeso in via cautelare in seguito a un procedimento interno disciplinare riferito alla gestione degli appalti, aveva preferito andare in pensione. Ritenendo la decisione illegittima, il tribunale aveva riconosciuto all’ex dipendente il diritto di essere risarcito con cinque mensilità.

La vicenda. L’azienda aveva impugnato la decisione del giudice del lavoro e la terza sezione civile ha accolto nei giorni scorsi il ricorso, ritenendo fondata la giusta causa invocata dalla direzione, condannando inoltre Fiorenza al pagamento delle spese processuali. 
Secondo i giudici di secondo grado, è legittima l’eccezione sollevata dall’Asl circa il mancato possesso, da parte dell’ingegnere, dei requisiti pensionistici, e alla domanda presentata sul finire del 2015 andava attribuito il valore di pensione anticipata, dunque assimilabile alle dimissioni, tanto che l’Asl l’aveva considerata un recesso.

Secondo la terza sezione Lavoro, che ha richiamato una recente decisione della Cassazione, è potere della pubblica amministrazione impartire un licenziamento, anche postumo, «ciò in ragione dell’interesse pubblico a definire comunque il procedimento disciplinare per ragioni di tutela dell’immagine della pubblica amministrazione».

In sostanza, interrompere in anticipo un rapporto di lavoro non serve a bloccare l’iter di una procedura già in corso.

La decisione della Corte di Appello è l’ennesima che riguarda Marcello Fiorenza, nei cui confronti e di altri imputati (le accuse vanno dall’associazione a delinquere, per alcuni, alla corruzione, al falso e all’abuso di ufficio), si sta celebrando in tribunale il processo scaturito dall’assegnazione dei lavori a imprese considerate “amiche”. Dibattimento che si trova ancora nelle sue fasi iniziali, dopo diverse udienze riservate all’ammissione delle prove e all’esame delle eccezioni sollevate dalle parti. A novembre è atteso il deposito della perizia sulle intercettazioni telefoniche e sul materiale informatico sequestrato dalla Guardia di finanza, disposta dal tribunale che ha accolto una richiesta della difesa. 

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