L'Aquila, tangenti post terremoto: dirigenti e imprenditori assolti dopo dieci anni

L’indagine riguardava appalti per il recupero dei beni culturali

Luciano Marchetti e Alessandra Mancinelli
di Marcello Ianni
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Venerdì 12 Aprile 2024, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 17:46

L'AQUILA  - Negli appalti post sisma per il recupero del patrimonio culturale ed ecclesiastico dell’Aquila, non c’è stato alcun tipo di malaffare.

Lo ha dichiarato due anni fa il Tribunale dell’Aquila e ieri anche quello di Avezzano. Proprio il Tribunale del capoluogo marsicano si doveva pronunciare sull’aspetto più delicato dell’inchiesta denominata “Betrayl” portata avanti dagli agenti della Squadra mobile e della Guardia di Finanza dell’Aquila: presunte tangenti per la ricostruzione delle chiese delle Anime Sante e di Santa Maria Paganica.

Al centro del processo l’ex vicecommissario dei beni culturali, Luciano Marchetti, e la funzionaria del Mibac, Alessandra Mancinelli. Nella vicenda era rimasto coinvolto anche l’imprenditore Patrizio Cricchi, assistito dagli avvocati Stefano Marrocco e Carlo Sardini. Marchetti e la funzionaria erano stati ripresi da un video che secondo gli investigatori rappresentava la prova della consegna di una mazzetta da 10mila euro, anticipo di una tangente da 190mila euro, esattamente l’1% dei 19 milioni di euro dell’appalto per il recupero e il consolidamento della chiesa di Santa Maria Paganica.

LA MAZZETTA

La presunta consegna della mazzetta sarebbe stata fatta in un noto ristorante di Carsoli. Proprio per tale motivo la competenza territoriale è passata, seppur con ritardo, al tribunale di Avezzano. Ieri Marchetti (assistito dall’avvocato Francesco Compagna) e la Mancinelli (assistita dagli avvocati Mario Flammini e Franco Colucci) sono stati assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste” dal reato di corruzione.

Prescrizione per un presunto caso di falso per il solo impreditore Cricchi.

«Siamo soddisfatti-– hanno commentato gli avvocati Flammini e Colucci- e contenti per la pronuncia assolutoria. E’ una decisione che restituisce dignità e tranquillità alla Mancinelli, persona perbene». Per i motivi dell’assoluzione da parte del Tribunale collegiale di Avezzano (composto da Marianna Minotti, Francesca D’Orazio e Anna Cuomo) ci vorrà anche qualche giorno, ma la difesa nel corso del processo, ha molto insistito sul fatto che sia Marchetti che la Mancinelli all’epoca non rivestivano il ruolo di pubblico ufficiale (condizione principale cui si appoggia il reato di corruzione) insieme alla circostanza che nel corso del dibattimento non siano stati dimostrati gli atti contrari ai doveri del proprio ufficio visto che per porre un affidamento diretto occorreva una modifica legislativa a livello centrale e non potevano certo i due imputati sostituirsi allo stesso legislatore.

LE MANETTE

L’indagine aveva portato all’arresto di 5 persone (ai domiciliari), tra i quali lo stesso Marchetti, nominato vicecommissario insieme a Guido Bertolaso, poi confermato dopo l'uscita del capo della Protezione civile e la nomina dell'allora presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, come commissario per la ricostruzione.

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