Attico di Bertone, Enoc e Di Ruzza deporranno il 6 ottobre

Bertone
di Franca Giansoldati
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Lunedì 2 Ottobre 2017, 20:19
Città del Vaticano - Venerdì 6 ottobre il Presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc e il direttore dell’Autorità  vaticana di controllo finanziario (Aif), Tommaso Di Ruzza, saranno i prossimi testimoni nel processo in Vaticano sulla vicenda dell’attico del cardinale Tarcisio Bertone, che vede come imputati per peculato i due ex manager Giuseppe Profiti e Massimo Spina. Lo ha deciso oggi il Tribunale obbligando i due testimoni a presentarsi alla prossima udienza, ritenendo che non vi siano elementi che possano escludere una loro deposizione al processo. Inizialmente Enoc si era rifiutata «adducendo troppi impegni», mentre Di Ruzza «per non rivelare segreti di intelligence, rilevanti per la sicurezza dello Stato vaticano». I giudici hanno ritenuto che le ragioni fossero ingiustificate.

Oggi è stato ascoltato l’imprenditore genovese Gianantonio Bandera, amico intimo del cardinal Bertone fin dal 1991, quando il porporato era vescovo di Vercelli. Le sue società di costruzioni hanno realizzato sia i lavori di ristrutturazione dell’appartamento del cardinale, che lavori di consolidamento dello stabile. Lavori che però furono subappaltati ed eseguiti materialmente da altre ditte (Valsecchi e Astim), sempre sotto il controllo del Governatorato, responsabile di tutti gli stabili vaticani.

Il processo per come si sta sviluppando evidenzia il ruolo decisivo del cardinale Tarcisio Bertone, committente dei lavori, e del cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, ente preposto alla gestione degli stabili vaticani. I lavori dell’appartamento furono pagati dalla Fondazione del Bambino Gesù e successivamente anche dal Governatorato, anche se dalle deposizioni finora fatte non è chiaro perché il Governatorato abbia pagato due volte. Di certo l’imprenditore respinge la questione delle doppie fatturazioni, almeno fino al periodo in cui la sua impresa, la Castelli Re, non è fallita andando in concordato preventivo nell’aprile del 2014. «Finché ci sono stato io non c’è stata doppia fatturazione - ha precisato il costruttore Bandera -. Da aprile 2014 io non avevo più poteri pieni». Un’affermazione che ripeterà  più volte nel corso della sua testimonianza, per giustificare la mancata contezza delle ricevute, del collaudo, della fine dei lavori.

A fine udienza la decisione sui testimoni Enoc e Di Ruzza. E Alfredo Ottaviani, avvocato di Spina insistendo sulla necessità  di avere la Enoc in aula, ricorda alla Corte «una norma che dispensava le donne dal testimoniare in tribunale. Ma è stata abrogata nel 1877. Forse la Enoc si rifà  a quella legge?».
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