Terrorismo, cappellani e imam collaboreranno nelle carceri italiane

Terrorismo, cappellani e imam collaboreranno nelle carceri italiane
di Franca Giansoldati
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Lunedì 30 Maggio 2016, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 23:37
Città del Vaticano - La lotta contro il terrorismo richiede una attenzione particolare al settore carcerario, dove spesso avanza nell'indifferenza generale la radicalizzazione islamica. E' con questo scenario che i cappellani carcerari di tutta Europa hanno organizzato a Strasburgo un summit per fare il punto su cosa si può fare per vigilare meglio, per collaborare con le altre confessioni, e per aiutare gli stessi detenuti a non scivolare nelle maglie del terrore. “La radicalizzazione non è una questione marginale, anzi. Nelle carceri ha a che fare con la coesione sociale. I nostri governi europei riflettono da tempo su questo problema, così come le organizzazioni internazionali!” ha detto monsignor Paolo Rudelli, Osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio d'Europa.

I cappellani cattolici si sono impegnati ad offrire un contributo specifico assieme ai responsabili delle altre confessioni. In alcuni casi la collaborazione già esiste, in altri casi dovrà essere rafforzata. “Non si tratta solo di combattere la radicalizzazione, ma di proteggere la dignità umana di chi è in carcere”. I diritti umani sono il terreno comune sul quale iniziare a lavorare. I 60 partecipanti, provenienti da 23 Stati, hanno offerto diversi punti di vista e casi specifici di sostegno. Nel carcere di Dozza, a Bologna, per esempio, l'insegnamento della Costituzione italiana ad un gruppo di detenuti islamici ha aperto uno scambio con altri detenuti di fede cattolica, aiutando l'integrazione degli stranieri. Un esempio positivo che è stato esposto da padre Ignazio de Francesco e Yassin Lafram, coordinatore della comunità islamica bolognese.
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