Sulle dimissioni del Guardasigilli, Pd diviso in attesa delle decisioni del Pdl

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Venerdì 15 Novembre 2013, 20:27 - Ultimo aggiornamento: 20:28
ROMA - Sul caso Cancellieri il Pd rischia il cortocircuito congressuale: Matteo Renzi, Pippo Civati e oggi anche Gianni Cuperlo, nella rincorsa congressuale, premono per un passo indietro del ministro. E sperano che nell'assemblea di martedì il segretario Guglielmo Epifani porti la croce di ribadire la fiducia, in asse con il premier Enrico Letta. Ma l'ex leader Cgil potrebbe rimettere la decisione al voto dei parlamentari e nella conta si potrebbe arrivare dritti ad una propria mozione di sfiducia al ministro, che destabilizzerebbe un governo già costretto a vivere sulle montagne russe.



La realtà è che Epifani non deciderà che strada imboccare prima di capire se nel Pdl si consumerà, o meno, la scissione. «Ogni scelta prima - spiegano al vertice del Pd - sarebbe prematura perchè potrebbe essere che martedì, quando ci sarà l'assemblea dei gruppi, ci sia già una nuova maggioranza, derivante dalla spaccatura del pdl, nella quale non potrà non esserci il segno forte del Pd, l'unico partito rimasto intero». Il Pd guarda non senza inquietudine a questo eventuale film, consapevole che, se il Popolo della libertà si dividesse, i dem dovrebbero portare il peso di scelte poco digeribili del governo sia sul fronte economico sia sul ministro Cancellieri.



Il dilemma nel Pd è tra una difesa del ministro non compresa dagli elettori ed il sostegno a Letta, che ha fatto sapere, anche nei suoi contatti con il suo partito, che lui ha avuto dal ministro tutti i chiarimenti necessari e quindi la fiducia resta immutata. Ma se il premier non cambia idea, inamovibile è anche Matteo Renzi che, parlando con i suoi, senza chiedere le dimissioni del ministro, ha ribadito la sua linea dura spiegando: «se fossi stata in lei mi sarei già dimessa». E sullo stesso fronte si è attestato il principale sfidante del sindaco, Gianni Cuperlo: anche lui non chiede le dimissioni ma invita il ministro a valutare, insieme a Letta, se ci siano ancora le condizioni per andare avanti. Posizione espressa anche da Massimo D'Alema, che spiega: «se c'è un rapporto di fiducia verso il premier il Pd affidi a lui la valutazione».



Epifani preferisce per oggi non dirimere la contesa ma, spiega il responsabile Giustizia Danilo Leva, «ne discuteremo dentro i gruppi», lasciando intendere che il segretario non intende fare il capro espiatorio della sfida congressuale. D'altra parte, il caso Cancellieri è solo la punta di un iceberg di una campagna per la leadership del Pd già rovente.



Nonostante la decisione unanime della commissione congresso di rendere noti solo lunedì i dati definitivi sui congressi degli iscritti, oggi il renziano Francesco Bonifazi annuncia che su 29.512 votanti il rottamatore è al 45 per cento e Cuperlo al 38,1 per cento. «Con questi dati Massimo D'Alema di fatto perde la prima conta degli iscritti della sua carriera», gira il dito nella piaga Ernesto Carbone.
Ma l'ex ministro degli Esteri nega, parlando di un testa a testa «malgrado il bombardamento mediatico per Renzi ed i falsi sondaggi che vengono diffusi». Un nuovo botta e risposta tra D'Alema e i sostenitori del sindaco che però suscita qualche dubbio anche tra i cuperliani: «Le cose per Gianni vanno bene ma andrebbero anche meglio se D'Alema per un pò tacesse», è il caldo consiglio del presidente della Toscana Enrico Rossi.