Cancellieri, Letta: se indagata passo indietro inevitabile

Enrico Letta
di Alberto Gentili
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Lunedì 18 Novembre 2013, 07:27
Massima cautela e occhi puntati sulla Procura di Torino. Enrico Letta e Giorgio Napolitano prima di decidere la linea, aspettano di capire cosa decideranno oggi i pm. E cioè se iscriveranno o meno il ministro Annamaria Cancellieri nel registro degli indagati. «È ovvio che se dovesse arrivare un avviso di garanzia il quadro cambierebbe», dicono a palazzo Chigi, «ma al di là di alcune indiscrezioni giornalistiche finora la situazione è identica a quella che ha portato a riconfermare la fiducia al ministro». Più diretta un altra fonte molto vicina al premier: «In caso d’iscrizione nel registro degli indagati cambierà l’atteggiamento e si immagina che cambierà anche quello del ministro...». Tanto che già circolano nomi per eventuali sostituzioni. Il più probabile, quello del vicepresidente del Csm Michele Vietti.



LA LINEA DEL PIAVE

Insomma, l’eventuale avviso di garanzia per false informazioni al pubblico ministero, per Letta è diventata la linea del Piave. E piuttosto che andare mercoledì alla conta in Parlamento con il Pd spaccato e con Matteo Renzi con il fucile puntato («Il ministro sì deve dimettere», ha ripetuto ieri sera), se da Torino arriverà la brutta notizia, il premier valuterà d’intesa con Napolitano il passo indietro della Cancellieri. Tra l’altro la ministra continua a ripetere che farà ciò che gli chiederà il capo del governo.

«E’ chiaro che se la vicenda acquistasse una rilevanza penale tutto cambierebbe, tutto diventerebbe enormemente più complicato», dice uno stretto collaboratore di Letta. E aggiunge: «In ogni caso l’iscrizione nel registro degli indagati per false informazioni ai pm non comporterebbe la sconfessione di quanto detto finora. E cioè che la Cancellieri ha agito a favore Giulia Ligresti per una questione umanitaria, come ha fatto per un altro centinaio di persone, e non si prefigurerebbero reati legati alla sua funzione di ministro della Giustizia come l’abuso d’ufficio».



Ma l’insofferenza monta perfino a palazzo Chigi. Perfino tra i lettiani doc. Ecco un altro parlamentare vicino al premier: «Purtroppo il fatto che le notizie escano a puntate ha alzato la palla a un’altezza tale che anche un giocatore brocco riesce a colpirla di testa». Chiara l’allusione a Pippo Civati che ha lanciato la proposta di presentare una mozione di sfiducia targata Pd.



In realtà Letta, e soprattutto il Pd, in caso di avviso di garanzia sperano nelle dimissioni prima del voto di mercoledì. Lo fa capire senza giri di parole il viceministro all’Economia, Stefano Fassina: «La Cancellieri deve valutare la posizione di una parte significativa della maggioranza. E’ evidente che il rapporto si è incrinato e che una valutazione vada fatta».



MAGGIORE PRUDENZA

Finora il premier e il Quirinale hanno sempre difeso il ministro. L’hanno fatto il 5 novembre, quando la Cancellieri dette le sue spiegazioni in Parlamento: «Sei stata brava, sei riuscita a cancellare le zone d’ombra e hai fugato i dubbi», le disse quel giorno Letta. E l’hanno difesa venerdì scorso quando, appunto, è uscita l’ultima puntata del Ligresti-gate: la telefonata del 21 agosto in cui la ministra si è intrattenuta a lungo con Tonino Ligresti. Tre giorni fa la Cancellieri andò a far visita a Napolitano e al premier. Disse di non aver mentito al Parlamento, né ai pm. E ottenne una nuova blindatura: «L’azione di governo vada avanti», certificò il Quirinale. «La mia fiducia nel ministro è immutata», fece sapere Letta. Ma ieri sera sul Colle, come a palazzo Chigi, prevaleva una maggiore prudenza in attesa di «eventuali novità».



Dalla parte della ministra si schiera Forza Italia con Renato Brunetta: «Sulla sua pelle il Pd gioca un’indegna guerra per bande» in vista del congresso dell’8 dicembre. E si schiera il Nuovo Centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano: «Difendiamo Annamaria e la difenderemo anche in caso di avviso di garanzia», afferma un ministro, «non è infatti nelle nostre corde rinunciare al garantismo. Il procurare Caselli ha detto che non c’è nulla contro di lei».



La frenata del Ncd non è casuale. Un’eventuale sostituzione della Cancellieri potrebbe aprire il gioco del rimpasto. Un gioco pericolosissimo per la squadra di Alfano che conta nell’esecutivo ben cinque ministri: una rappresentanza sovradimensionata dopo la scissione del Pdl. Ma anche Letta sarebbe contrario a mettere mano alla sua squadra e proprio per evitare di penalizzare il Ncd che ha appena strappato con Berlusconi «rafforzando il governo»: «Il tema adesso è inopportuno e prematuro», fanno sapere da palazzo Chigi.
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