Domani direzione dem, prove di disgelo. Il premier: «Sulla scuola ho sbagliato»

di Mario Ajello
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Domenica 7 Giugno 2015, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 09:49
ROMA - Drammatizza, Matteo Renzi, la riunione della Direzione del Pd che si terrà domani. Lo fa con un'immagine che vorrebbe essere scherzosa: «Le molte mail che ricevo mi dicono: vai alla direzione non solo indossando la mimetica, come hai fatto nella visita ai soldati in Afghanistan, ma facendoti accompagnare anche dai reparti speciali!». In realtà la lezione ricevuta dalle regionali lo preoccupa («Astensionismo campanello d'allarme e anche i risultati dei grillini e della Lega») e dunque della sinistra del Pd si può continuare a parlare male ma in realtà Renzi una qualche forma di appeasement vorrebbe trovarla.

E' rimasto scottato, anche se non lo ammette, dal disastro in Liguria. «In direzione - spiega il leader - ci sarà un dibattito vero ma chiederò lealtà nei comportamenti perchè servono delle regole di condotta per tutti quelli che stanno in una comunità». Oppure: «No all'anarchia della sinistra». E anche: «Basta spaccare tutto o sarà la fine del Pd». Fuoco e fiamme al Nazareno, domani sera, non le vuole lui e non le vogliono i suoi oppositori interni. Ma si sa queste riunioni come vanno: possono sfuggire di mano sia a lui sia a loro. E comunque, quando Renzi dice, come ha fatto ieri, che «ci vuole ancora più riformismo e che il cambiamento deve andare avanti ancora più veloce», ciò non suona rassicurante per Bersani, per Fassina e per gli altri.



LE MINE

Non arretra dalle sue posizioni polemiche ma allo stesso tempo Renzi cerca di sminare il terreno - in nome dell'unità - per la legge sulla scuola appena arrivata al Senato e su cui nelle prossime settimane bisognerà votare. Il premier, anche se non lo dice, è ovviamente preoccupato dai numeri assai risicati su cui la maggioranza soffre a Palazzo Madama. «Si può sbagliare e anch'io - concede il premier-segretario - ho sbagliato sulla scuola ma non sulla legge elettorale». Dunque farà modifiche vere, e non solo di facciata, sulla riforma della scuola, su cui in commissione sono piovuti oltre duemila emendamenti e Forza Italia non sta dando sponde e l'elettorato Pd ha mostrato di mal digerirla se è vero che alle regionali molti voti persi dai dem derivano dall'antipatia verso il ddl #labuonascuola? Cerca di ammorbidirsi Renzi su questa materia: «Correggeremo gli errori che abbiamo fatto sulla scuola». Come?



Il governo starebbe studiando una serie di modifiche del tipo: per i presidi, resi più forti dalla legge («Renzi vuole il preside sceriffo e dittatore», è la propaganda della sinistra anti-Matteo), non più di due mandati (sei anni) nello stesso istituto; valutazione di merito degli insegnanti soltanto in via sperimentale; e novità in tema di assunzione dei precari. Questo basterà a smussare gli ardori della minoranza Pd e del mondo sindacale sulle barricate e tutt'altro che ben disposto? Renzi su un punto è fermo: «Non cederemo a chi» - e sta parlando dei sindacati e del goscismo in generale - «dall'alto delle proprie rendite di posizione pensa che la scuola sia intoccabile».



Per ora, la verifica in direzione. Dove Renzi svilupperà alcuni dei punti anticipati ieri. Il Pd - dirà il segretario al Nazareno - «numericamente ha vinto» (ma l'astensionismo spaventa). E ancora: «Io non cerco alibi e non mi assolvo», è la premessa di Matteo. Il quale però pretende un cambio di atteggiamento da parte della sinistra interna, e di Cofferati e di Civati e di quelli come loro. Spiega: «C'è una sinistra che testimonia ma non vince», che si crede migliore ma non «rispetta le regole» e non capisce che «oltre il Pd, c'è Salvini e non Landini».



TERAPIA DI GRUPPO

Il Renzi che affronta la direzione è un leader che vorrebbe andare avanti senza ulteriori strappi. Ma chissà. Scherza da Genova: «Fino ad una settimana fa eravamo alla dittatura autoritaria ora siamo alla terapia di gruppo». Dalla quale si aspetta una cosa: «Bisogna capire che non si può andare avanti con una sinistra che rimpiange un passato che non c'è più». E affonda il colpo contro Civati, contro Fassina fuoriuscito in pectore, contro posizioni alla Camusso la quale ha invitato (lei smentisce) di votare scheda bianca in queste regionali e contro ogni mitologia da Podemos: «Due sinistre opposte, una che si crede più sinistra e perde e una riformista e di governo, cioè la nostra, l'unica che vince in Europa non possono più convivere sotto lo stesso tetto». E comunque fa il magnanimo: «Io non seguirò la richiesta delle tante mail che mi arrivano e mi dicono di cacciarli tutti». Il campo di battaglia è pronto. Appuntamento a domani.