Silvio prepara lo show down su manovra e decadenza

Silvio Berlusconi e Francesca Pascale
di Marco Conti
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Domenica 17 Novembre 2013, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 16:47

Noi questa legge di stabilit cos com’ non la possiamo votare, se Alfano lo far non vedo come si possa collaborare. Ritemprato dal buffet allestito alle spalle del palco, Silvio Berlusconi sembra sollevato. Sembra sollevato per aver concluso comunque un passaggio che gli è costato qualche notte insonne. Invece, e a dispetto di quanto sostenuto poco prima dal palco, ammette di aver dormito «come un angioletto» nella notte appena trascorsa. Lo strappo con Angelino Alfano Berlusconi lo aveva messo in conto tante volte, sin dai tempi della nascita di Italia Popolare, movimento nato ed abortito, al teatro Olimpico in una mattina di domenica del 2012. Tornato alla testa del suo partito, il Cavaliere ringrazia Verdini, Fitto e tutti coloro che gli hanno permesso di «vincere a tavolino» la sfida del Consiglio Nazionale. Il leggero malore accusato durante il discorso sembra archiviato perché a galvanizzare il Cavaliere è la prospettiva dell’opposizione che gli ridà l’opportunità di tornare sulle piazze ad attaccare la politica economica degli ultimi due governi che «ho dovuto subire».

Lo strappo con il governo non è ancora ufficializzato. «Tutto dipende da quale legge di stabilità si farà», sostiene Anna Maria Bernini che, insieme a Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna dovrebbe comporre il tridente tutto al femminile della nuova Forza Italia. Non è invece nemmeno ipotizzabile che Berlusconi unisca i suoi voti con quelli che chiederanno le dimissioni del ministro Cancellieri. E non perché consideri la vicenda non grave, ma perché la più che probabile permanenza della Cancellieri al ministero di via Arenula gli dà il destro per sottolineare come si usino due pesi e due misure sulle telefonate per tutelare la Ligresti e quella fatte per la giovane Ruby.

CAMPAGNE E’ noto però che le campagne elettorali sono il suo forte e Berlusconi è pronto a rimettersi in pista, non prima di aver riorganizzato il partito «dove - ha ripetuto anche ieri sera - tutte le cariche sono state azzerate». La rivoluzione è in vista e in parte già annunciata, perché molti di coloro che anche ieri lo hanno seguito non condividono che Verdini e la Santanchè continuino ad essere la punta del partito. Il primo passo sarà quindi la costituzione di una sorta di comitato del presidente nel quale far confluire i rappresentanti di tutte le componenti, oltre ai capigruppo. Ma l’appuntamento decisivo resta quello del 27 novembre, giorno nel quale verrà votata la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Sarà quello il giorno in cui la rottura tra il Cavaliere e Alfano toccherà il suo massimo perché Berlusconi chiederà a tutti coloro che sono andati al governo «sotto le insegne del Pdl» di lasciare e poiché quasi tutta la pattuglia (eccetto tre sottosegretari) indicata a Letta qualche mese fa, è passata con il Nuovo Centrodestra, è facile prevedere che l’attacco sarà frontale e concentrato su coloro che verranno accusati di tradimento per amor di poltrona. Ieri sera Berlusconi ha visto la conferenza stampa di Alfano e, tra l’irritato e il divertito, lo ha definito un «pulcino senza chioccia» che «usa i miei argomenti».

Giudizio, in parte impietoso e in parte pieno rammarico perchè stavolta non si tratta dello strappo consumato con Pier Ferdinando Casini o Gianfranco Fini, leader di partiti con i quali il Cavaliere ha sempre avuto alti e bassi prima della frattura definitiva, ma con un politico che lo stesso Berlusconi sostiene di aver «inventato dalla a alla z). Malgrado la tentazione di tenere aperta la porta agli scissionisti, resta nel Cavaliere la consapevolezza che dopo il voto sulla decadenza nulla sarà come prima. Ieri dal palco Berlusconi ha derubricato il peso degli scissionisti, sostenendo che Letta può comunque contare su una pattuglia di grillini e sull’appoggio di Sel. Un modo per ridimensionare il contributo degli alfaniani ma anche l’ammissione che questo governo potrà andare avanti, o cadere, solo a seguito delle scelte che farà il Pd di Matteo Renzi. E’ sulle difficoltà che incontrerà il sindaco di Firenze a sostenere il governo Letta che punta il Cavaliere per azzerare il nuovo tentativo di costruzione di un contenitore alternativo al suo.

CONGRESSO PD In attesa delle mosse di Renzi, Berlusconi prepara le sue e molto presto alzerà i toni nei confronti della legge di stabilità e arriverà a minacciare il Pd di lasciarlo solo a sostenere le impopolarità delle misure (compreso la nuova tassa sulla casa), passando direttamente all’opposizione. Lo strappo dal governo è però atteso quando il Senato voterà la decadenza e «caccerà dal Parlamento il leader del secondo partito che sostiene il governo». Nelle vesti del perseguitato, che si consegna suo malgrado ai giudici «che mi inseguono dal ’94», Berlusconi è deciso a compiere da solo «una nuova traversata del deserto» avendo come obiettivo il voto a primavera o, qualora Renzi non riuscisse a scardinare il Pd portandolo alle urne, a fare in solitaria una campagna elettorale tutta contro l’Europa a trazione tedesca e una Germania che «ci affama mentre le sue industrie e le sue esportazioni volano a livelli record». Alzare i toni dopo la decadenza serve anche a Berlusconi per evitare ulteriori emorragie che solo la prospettiva di un voto possibile a breve renderebbe più complicate.

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