Berlusconi-Alfano, dopo lo strappo
dimostrino che è successo qualcosa

di Virman Cusenza
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Domenica 17 Novembre 2013, 10:22
Che cosa cambiato per gli elettori di centrodestra e quindi per un bel pezzo della politica italiana dopo questo weekend di passione? Da una parte abbiamo assistito a un funerale senza fiori, quello del vecchio Pdl, dall’altra alla rinascita di qualcosa apparentemente intatta dopo vent’anni (Forza Italia) ma con il Dna di un’altra era geologica: un Jurassic Park della politica. Come se sul palco dell'Eur un ologramma continuasse a proiettare la sagoma allegra di Silvio Berlusconi, riproponendone intatti stile e modi direttamente da un'altra stagione.



Poche ore più tardi è giunto il vagito di un nuovo partito che della casa madre è una costola, conservandone pure i tratti, ma che vuole pervicacemente differenziarsene. Pena il fallimento e la mancata rappresentanza di una vasta area elettorale - quella dei cosiddetti moderati - che oggi rischia di restare senza guida e soprattutto senza patria.



Le due immagini si rincorrono nell’atmosfera di radicale immobilismo del Paese, sottolineando la tragedia tutta italiana del mancato ricambio politico e generazionale. C'è un senso di frustrazione che dilaga, quello di assistere allo stesso spettacolo da vent’anni, un Truman Show che ci ha intrattenuto spegnendo al tempo stesso le energie vitali, quegli animal spirits che di solito fanno grandi quelle società in cui viene dato loro il giusto sfogo, nel rispetto delle regole.



Insomma, siamo tutti in attesa di qualche evento che spezzi la serie di novità che non producono un vero cambiamento, come le buone cose di pessimo gusto additate nel vecchio salotto di casa da Guido Gozzano. Ecco il disincanto da spezzare, ecco lo spirito di concordia da ritrovare: un comune sentire che producendo una ricetta chiara per governare il Paese generi di fatto la svolta.



Da una parte chi vuole perpetuare un vecchio schema che ha consentito agli italiani di galleggiare per anni, dall'altra chi vuole cambiare lo stato delle cose ma deve ancora spiegare come e con quale proposta. Solo questo necessario salto di qualità può riaccendere l'entusiasmo attorno a un leader.



In fin dei conti, è stato detto che Berlusconi ha capito perfettamente ciò che gli italiani volevano, lo ha promesso loro ma alla fine non glie l'ha dato. Il salto di qualità di chi vuole superare quell'esperienza è garantire all'elettore il risultato nato con il patto elettorale. In questa rifondazione del rapporto diretto con i cittadini bisogna richiamare l'esperimento in corso di Matteo Renzi. Laddove questi parte avvantaggiato grazie all'approccio diretto - da sindaco - con le esigenze del cittadino-elettore della porta accanto. Ma al tempo stesso per Renzi, a cui un partito-macchina a vocazione revanchista tenta di tarpare le ali dell'entusiasmo, c'è il pericolo dietro l'angolo di cadere nella trappola della politica come battuta di berlusconiana memoria, perdendo così il filo della politica come esclusivo servizio. Una lezione salutare per chi come Alfano oggi, dicendo di volersi richiamare al popolarismo europeo che esclude il populismo berlusconiano, deve dimostrare di poter guidare il proprio campo allargandolo e restando incollato al servizio di una comunità. Allora sì che questo brumoso weekend di novembre potrebbe essere ricordato come il giorno della discontinuità.