La squadriglia dei milionari: cento anni fa i figli dei tycoon Usa iniziarono a combattere nella Grande Guerra

(Foto Humanus Documentary Films Foundation)
di Anna Guaita
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Giovedì 6 Aprile 2017, 19:22 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:07
NEW YORK - Giovani, ricchi, belli. Sembravano usciti da un romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Ma invece di vivere una vita dorata, furono i primi ad arruolarsi per la guerra. Anzi furono loro, privatamente e con propri finanziamenti, a mettere le basi dell’aeronautica militare Usa.

Mentre negli Stati Uniti si celebra il centesimo anniversario dell’entrata nella  Prima guerra mondiale, un gruppo di storici e ricercatori vuole ricordare il particolarissimo contributo di un pugno di studenti della Yale University, che impararono a pilotare aerei durante le vacanze estive, e formarono la prima squadriglia impegnata sul fronte europeo, subito battezzata dalla stampa “l’unità dei milionari”.


 Quando il Congresso Usa entrò in guerra contro la Germania, il 6 aprile 1917, la Grande Guerra era già “vecchia” di due anni e mezzo. Gli Imperi Centrali (Germania, Impero austro-ungarico, Impero ottomano, Bulgaria) erano stretti in una sanguinosa guerra d’attrito con gli Alleati (Francia, Regno Unito, Impero russo, Italia) sin dal luglio del 1914. Già milioni di soldati erano morti e così milioni di civili.


Gli Stati Uniti, guidati dal presidente Woodrow Wilson, avevano scelto di rimanere “neutrali e imparziali”, e difatti Wilson fu rieletto nel 1916 con lo slogan “Ci ha tenuto fuori dalla guerra”. Ma proprio quell’anno le cose cominciarono a cambiare e la convinzione isolazionista degli americani subì una forte scossa man mano che i sottomarini tedeschi affondavano le navi commerciali e la navigazione diventava sempre più pericolosa.


(Foto Humanus Documentary Films Foundation)​


​Fu dunque nell’estate del 1916 che un gruppo di studenti di Yale capì che presto anche gli Usa sarebbero entrati in guerra. Dalle cronache che arrivavano dall’Europa, questi giovani avevano anche intuito che l’aeronautica, per quanto ancora nella sua infanzia, stava diventando un’arma cruciale. Trubee Davison, capitano della squadra di canottaggio, si convinse per primo che gli aerei sarebbero stati indispensabili per un possibile e verosimile sforzo bellico. Figlio di un milionario di Wall Street, Davison ottenne dal padre i finanziamenti per acquistare alcuni aerei, e il permesso di utilizzare la tenuta di famiglia a Long Island come “base” d'allenamento. Davison convinse presto decine di suoi compagni a unirsi a lui. Erano tutti figli di famiglie in vista e molto ricche, con nomi altisonanti come Rockefeller, Taft, Morgan, e condividevano una convinzione morale che era allora radicata nelle classi più ricche, quelli che oggi chiamiamo “l’uno per cento”: “Con grandi privilegi vengono anche grandi responsabilità”.

Entro la fine dell’estate 1916, nasceva dunque quella che sarebbe stata soprannominata dalla stampa “la squadriglia dei milionari”. E se il presidente non li ascoltava, un giovane vice ministro della Marina, tale Frankin Delano Roosevelt, invece non solo li ascoltò, ma nel marzo del 1917, a un mese dall'entrata in guerra,  li arruolò in blocco, proprio per la Marina. Particolare "romantico": la spilla d'oro con le ali, che tutti avrebbero indossato sulla divisa, fu disegnata per loro dalla gioielleria Tiffany.

Subito dopo l’entrata in guerra, furono loro i primi soldati americani a raggiungere la Francia. E furono loro a costruire da zero la prima base aerea militare Usa in Europa, a Le Moutchic, in Francia. Si distinsero tutti nel servizio, proteggendo navi e sottomarini e combattendo contro il nemico tedesco e austro ungarico. Ma il loro servizio non si fermò qui: quando arrivò un’altra guerra mondiale e il presidente era Roosevelt, tornarono quasi tutti – di nuovo volontariamente -  in servizio, e contribuirono a rafforzare e perfezionare l’aeronautica militare Usa e a sconfiggere il nazismo.

La vicenda di questa prima leggendaria squadriglia aerea è stata raccontata in un libro, “The Millionaires’ Unit” di Marc Wortman, e sta diventando un documentario (http://www.millionairesunit.org)

 
 
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