Padre Dall'Oglio, quattro anni fa la scomparsa in Siria

Padre Dall'Oglio, quattro anni fa la scomparsa in Siria
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Sabato 29 Luglio 2017, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 16:16
Quattro anni fa scompariva nel nulla nel nord della Siria Paolo Dall'Oglio, il prete gesuita che per oltre trent'anni ha consacrato il suo impegno al dialogo fra comunità nella Siria e in tutto il Medio Oriente. La famiglia del prete romano attende ancora il suo ritorno, e il fratello Pietro afferma: «Mio fratello è vivo e continuerò a pensarlo finché non vedrò la sua salma o non ascolterò le parole di qualcuno di cui mi fido ciecamente».

«Desidero far giungere la mia vicinanza e la solidarietà ai suoi familiari, così provati da una lunga e dolorosa attesa. Esprimo l'auspicio che il tempo non attenui la volontà di cercare la verità sulla sorte del padre gesuita, simbolo del dialogo tra religioni», ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una nota nel giorno in cui ricorrono i quattro anni dal rapimento di padre Dall'Oglio.

«Quattro anni dopo un pensiero a padre Paolo Dall' Oglio scomparso a Raqqa e alla sua famiglia. Continuiamo a lavorare e a sperare». Lo scrive in un tweet il premier Paolo Gentiloni.

Il gesuita è sparito a Raqqa il 29 luglio del 2013, ancor prima che la città sull'Eufrate divenisse la capitale dello Stato islamico in Siria. Si è parlato subito di rapimento, ma nessuno ha mai rivendicato la sua cattura. Da allora sulla sua sorte non si hanno mai avute notizie certe: nessuna prova in vita ha accompagnato le numerose dichiarazioni di sedicenti testimoni, informatori, negoziatori, disertori di quello o quell'altro gruppo armato.

Anche il fratello Pietro confida di non avere alcuna notizia: «Ci affidiamo alla Farnesina, che è uno degli organismi più preparati al mondo per affrontare situazioni come quella di mio fratello», ha detto. «Purtroppo, fino ad oggi, non ci è stato confermato nulla. Quindi viviamo nell'attesa». Dal canto suo, il presidente della Camera, Laura Boldrini, lo ha ricordato, citandone «l'impegno per dialogo». «Continuiamo a sperare nella sua liberazione e pace in Siria», ha scritto Boldrini.

Chi afferma di averlo visto per l'ultima volta nel luglio del 2013 sostiene che di Padre Paolo si siano perse le tracce dopo che si è recato volontariamente nell'allora sede dell'Isis a Raqqa, «per tentare di mediare per il rilascio di alcuni ostaggi». All'epoca Raqqa era territorio conteso tra milizie rivali, e l'Isis era solo una di queste forze. Nelle settimane e nei mesi successivi, lo Stato islamico riuscì a prendere il controllo di tutta la zona arrivando a controllare ampie regioni del nord e dell'est della Siria.

Padre Paolo era arrivato in Siria negli anni '80. E da allora era rimasto tra Damasco e le rovine dell'antichissimo convento di San Mosè l'Abissino (Mar Musa al Habashi), risalente ai primi secoli della Cristianità. Dagli anni '90 aveva promosso, tra l'altro, incontri di dialogo islamo-cristiano tra le comunità siriane e mediorientali, intessendo rapporti privilegiati con autorità religiose e civili non solo della Siria centrale ma di tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo orientale. Con lo scoppio delle proteste popolari anti-governative nel 2011 e la conseguente sanguinosa repressione delle autorità di Damasco, Padre Paolo aveva assunto un atteggiamento esplicitamente critico del governo siriano, che gli costò l'espulsione nel giugno del 2012. Un anno e un mese dopo scompariva a Raqqa.

In questo intermezzo di esilio fuori dalla Siria, il gesuita romano si era impegnato in Italia, Europa, Nordamerica e Medio Oriente per sensibilizzare le opinioni pubbliche arabe e occidentali sulla tragedia siriana. Quindi si era trasferito al monastero di Sulaymaniya, nel Kurdistan iracheno e che fa parte della stessa comunità fondata da Dall'Oglio nella Siria centrale. Proprio da Sulaymaniya si era diretto, tramite la Turchia, verso Raqqa.


 
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