Attentati a Bruxelles, sui social esplode la "teoria del complotto"

Attentati a Bruxelles, sui social esplode la "teoria del complotto"
di Giulia Aubry
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Martedì 22 Marzo 2016, 15:49
Sui social siamo tutti opinionisti. Senza scomodare l'ormai scomparso Umberto Eco e le sue "legioni di imbecilli", è evidente che ciascuno può esprimere pubblicamente il proprio pensiero. E quando avviene un evento "forte" dal punto di vista emotivo e non solo, come quello di Bruxelles la cosiddetta teoria del complotto trova numerosi sostenitori.

C'è chi sostiene che «dietro tutto questo ci sono persone di grande potere economico con luridi interessi che manipolano sti 4 ignoranti dell'Isis». Chi si chiede «Perchè ISIS non attacca Israele? E' tutto così strano. E nel frattempo la gente innocente muore». Un altro ancora scrive sul suo profilo: «Si tratta di membri di Isis o solo di elementi dell'opposizione moderata siriana finanziata dalla CIA?». C'è chi mette in dubbio persino l'esistenza stessa di Isis, tutta un'invenzione per distrarre il mondo dai veri problemi e dalle vere minacce. Un cittadino siriano posta che «ISIS è l'Iran, ISIS è la Russia, ISIS è Assad... Passerà del tempo ma alla fine queste cose saranno provate». Poco più in là, geograficamente parlando, un combattente yemenita sul suo profilo scrive che «tutti i terroristi sono Sauditi o hanno studiato in Arabia Saudita o imparato da qualcuno che ha studiato in Arabia Saudita. I Sauditi e Isis hanno la stessa ideologia». Tutti sembrano sapere chi o cosa sia ISIS e chi ci sia davvero dietro gli attacchi di Bruxelles, di Parigi e di tutte le città del mondo (da Istanbul ad Ankara a Bamaako). A fronte di minacce dirette il complotto diviene quasi una garanzia di sicurezza, un luogo tranquillo nel quale rifugiarsi.

Poi ci sono coloro che se la prendono con il Belgio, le connivenze che questo Stato avrebbe con i cosiddetti jihadisti o, nel migliore dei casi, le "disattenzioni" che avrebbe nella gestione della sua sicurezza. Il tutto dimenticando in pochi munuti quanto avvenuto nei giorni scorsi tra blitz e operazioni di polizia che hanno smantellato la rete terroristica alla base defli attentati di Parigi. Ecco quindi i tweet di coloro che raccontano di quando «siamo entrati nel'area bagagli dell'aeroporto di Bruxelles e nessuno ci ha fermato. C'era da aspettarselo». Chi si sofferma sulla notizia (non confermata) che all'interno del terminal ci fossero anche armi, oltre agli ordigni esplosivi, nascosti da giorni senza che nessuno se ne accorgesse: «fatevi qualche domanda, no?». Un altro utente scrive sul suo profilo: «Poi qualcuno mi spieghi come un ordigno possa viaggiare liberamente sui nastri trasportatori dell'aeroporto senza essere notato», nonostante ancora non si conosca l'esatta dinamica dell'attentato ma si tratti solo di voci diffuse da qualche mezzo di informazione a caccia di scoop.

Insomma tra solidarietà, denuncia, rabbia, cronaca e utile informazione, il dietrologo e il complottista non si fermano. Anzi si consolano nel trovare conferma sui social e nel mondo del web alle loro strane teorie.
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