Aereo sparito, spunta la pista talebana. La Cina: «Nessun cinese coinvolto»

Aereo sparito, spunta la pista talebana. La Cina: «Nessun cinese coinvolto»
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Martedì 18 Marzo 2014, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 15:32

Le ricerche si allargano e coinvolgono ora 26 Paesi ma tutti temono che dietro la scomparsa del Boeing 777 della Malaysia Airlines ci sia un'organizzazione terroristica. Forse addirittura i talebani, come emerge dalla "pista" che stanno seguendo le autorità malesi e di cui parlano i media britannici. E alla paura ci sono già le prime reazioni: in Israele è stata innalzata l'allerta per le procedure di atterraggio dei velivoli, dopo che il ministro dei trasporti Israel Katz si è consultato con i responsabili alla sicurezza nazionale.

Il dramma del volo MH370 diventa giorno dopo giorno un mistero dai contorni oscuri, in cui ormai non si può più escludere nulla. E di certo non aiuta la scoperta che l'ultima frase lanciata dall'aereo prima di far perdere le tracce è stato un emblematico «tutto bene, buonanotte». Parole che secondo Ahmad Jauhari Yahy, boss della Malaysia Airlines, sarebbero state pronunciate, con voce calma, dal copilota, il 27enne Fariq Abdul Hamid.

Dopo di quello, il silenzio. Gli investigatori ritengono che, dopo aver disattivato i sistemi di 'tracking', il volo possa aver proseguito verso nordovest in direzione dell'Asia oppure a sudovest nell'Oceano Indiano, verso la costa occidentale dell'Australia. Uno spazio gigantesco in cui cercare, «peggio di un ago in un pagliaio», come ha confessato il capitano Fareq Hassan, che guida uno dei team che giorno e notte scrutano terra e mare in cerca di un segno.

Ma secondo l'Independent l'aereo scomparso potrebbe aver volato molto lontano, verso la regione controllata dai talebani. Il Boeing 777 sarebbe stato dirottato - questa è forse l'unica certezza - per migliaia di chilometri, evitando i radar per non essere localizzato, diretto nella zona fra Afghanistan e Pakistan dove operano i guerriglieri islamici. Le autorità di Kuala Lumpur stanno cercando l'autorizzazione diplomatica per fare indagini più approfondite in questa direzione. Non è comunque semplice per un aereo del genere sfuggire ai radar in una zona altamente militarizzata per la presenza delle truppe Usa che operano in Afghanistan.

Servono poi pur sempre 1.500 metri di pista, spiegano gli esperti, per far atterrare quel 'gigantè dei cieli. A bordo del Boeing 777 ci potevano però essere tecnici in grado di compiere un'operazione del genere. Anche su questo filone, secondo il Daily Telegraph, si stanno muovendo le indagini, in particolare su Mohd Khairul Amri Selamat, un ingegnere aeronautico malese di 29 anni che stava andando da Kuala Lumpur a Pechino per lavorare su un aereo in Cina. L'ipotesi qaedista di sicuro viene presa in considerazione in Israele, dove la identificazione degli aerei, come si legge sul quotidiano Yediot Ahronot, è stata resa più sicura. E perfino il magnate Rupert Murdoch sostiene l'idea dell'attacco jihadista: l'aereo potrebbe esser nascosto «come Bin Laden» nel Pakistan settentrionale, ha esternato su Twitter a più riprese.

Un comandante dei talebani in Pakistan, citato dal Daily Telegraph, ha detto che i suoi guerriglieri possono solo sognare un colpo del genere. Mentre Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani in Afghanistan, ha negato ogni coinvolgimento. Intanto va avanti anche la ricerca collettiva su internet col sito di mappe "Tomnod", che ha ampliato il suo raggio d'azione. I satelliti, che in un primo momento erano puntati sul mare a sud della Cina, dopo l'evoluzione delle indagini sono stati spostati sull'Oceano Indiano e in particolare sullo Stretto di Malacca. Quasi tre milioni di persone stanno "scandagliando" via web le immagini satellitari nel tentativo di scovare indizi.

La Cina: «Noi non coinvolti» L'inchiesta sui passeggeri cinesi a bordo del Boeing 777 della Malaysian Airlines non ha rivelato alcun elemento che coinvolga uno o più di loro in un dirottamento dell'aereo o in un attentato. Lo ha detto l'ambasciatore cinese in Malaysia, citato dall'agenzia Nuova Cina.

L'ambasciatore ha annunciato che la Cina ha comunque avviato le ricerche sul proprio territorio dell'aereo scomparso, precisando che le operazioni di ricerca e di soccorso si svolgono nelle regioni del paese situate «nel corridoio aereo settentrionale», fra le rotte possibili seguite dall'aereo.

I radar coprono solo il 10% del pianeta Corrisponde ad appena il 10% del pianeta l'area che consente la copertura radar dei voli aerei civili. Nel restante 90%, che comprende oceani, deserti e aree polari, non c'è al momento alcuna copertura radar per i 20.000 aerei che volano ogni secondo in tutto il mondo. Si spiega in parte anche in questo modo la misteriosa scomparsa del volo MH370 delle Malaysia Airlines. Seguirne la traccia mentre era in navigazione sull'oceano era infatti praticamente impossibile con le tecnologie attuali.

«Non esistendo un radar in grado di coprire l'estensione di un oceano, durante queste navigazioni il velivolo viene seguito dal controllo del traffico aereo grazie al piano di volo, nel quale viene riportata la rotta che l'aereo seguirà, e grazie soprattutto alle comunicazioni radio che l'aereo invia a terra comunicando la posizione, la velocità e la propria prua», spiega Maurizio Paggetti, il responsabile dell'Aera operativa dell'Enav, la Società nazionale per il controllo del volo. Dove c'è copertura radar, a permettere i contatti è il trasponder, lo strumento su cui viene selezionato il codice numerico che identifica l'aereo.

Esistono radar primari e secondari: i primi emettono segnali a 360 gradi rilevando la traccia lasciata nel momento in cui il segnale incontra un aereo; i secondi sono antenne che interrogano i sistemi di bordo e incrociano i dati con quelli rilevati dal radar primario per dare un'informazione completa. «Il trasponder di bordo - prosegue Paggetti - dialoga con il radar secondario che "vede" l'aereo quando il trasponder è acceso e funzionante. Ma se c'è una copertura di radar primario, anche col trasponder spento, la traccia dell'aereo viene visualizzata ugualmente».

Le comunicazioni si interrompono quando il trasponder smette di funzionare e questo può accadere per un guasto (ma come ogni sistema di bordo anche il trasponder è ridondante, ovvero ha almeno un sistema secondario) oppure se lo strumento viene deliberatamente spento. I satelliti potranno garantire una copertura totale dello spazio aereo solo nel 2018, con l'entrata in funzione del sistema Aireon, la costellazione americana di 66 satelliti alla quale partecipa anche l'Enav. «Solo con uno specifico sistema satellitare - rileva Paggetti - si può avere la sorveglianza attiva anche sugli oceani».

Grazie ad esso, aggiunge, «si conoscerà identità, posizione e quota di un qualsiasi velivolo in tutto il globo, incluse aree oceaniche, desertiche e polari, attualmente prive di sorveglianza. L'accordo prevede, inoltre, che ENAV avrà un ruolo chiave nello sviluppo del servizio verso i service provider del Sud-est asiatico, dove è già presente con la controllata Enav, Asia Pacific».

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