«Io sto con i talebani», arresto bis per il pakistano di Francavilla al mare

«Io sto con i talebani», arresto bis per il pakistano di Francavilla al mare
di Marcello Ianni
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 10:51

L’ultima informativa dei carabinieri del Ros dell’Aquila è datata 16 novembre e fa rabbrividire: intercettato sulla piattaforma Messenger in lingua urdu ha inviato all’interlocutore foto di miliziani dello Stato islamico dell’ Iraq e del Levante (Isis), lasciando intendere di essere stato in quei luoghi ove sono state compiute crocifissioni, una serie di decapitazioni, un’impiccagione un massacro in campo aperto. Il tutto commentato così: «Questi di Daesh non sono più forti di te». Un talebano convinto, Arslan Faiz, pakistano di 32 anni, inserito nel tessuto di Francavilla al Mare, in Abruzzo, e in attesa di espulsione a Bari perché ritenuto soggetto pericoloso. Ieri, però, è stato nuovamente arrestato dai militari del Ros del maggiore Davide Palmigiani, su ordine del procuratore capo della Distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo, e del sostituto Simonetta Ciccarelli con l’accusa di essere un «promotore di attività terroristiche e di guerriglia», dopo aver scansionato una gran mole di messaggi lasciati dall’arrestato sul suo profilo Facebook aperto a tutti, e su altre piattaforme social, inneggiando i nuovi rappresentanti talebani del neonato stato islamico in Afghanistan.

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Nell’informativa c’è spazio anche alle sue dichiarazioni quando i carabinieri nell’estate scorsa sono piombati per fare sequestri e perquisizioni nell’appartamento del giovane pakistano in via Nazionale adriatica di Francavilla, dove lui lavorava in un un autolavaggio di contrada Michetti: «A me piacciono i talebani sono d’accordo con loro, e sono contento che hanno preso Kabul». Una costante incitazione all’odio per radicalizzare il più possibile i pakistani ,anche quelli presenti in Italia. L’accusa per il giovane pakistano (assistito dall’avvocato Danilo Iannarelli) è quella di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. Nel capo di imputazione viene contestato dai due magistrati anche «l’esercizio del martirio al fine di punire le persone occidentali o comunque ritenute infedeli». Sempre come appurato dai carabinieri della sezione anticrimine dell’Aquila, il giovane Arslan Faiz è riuscito ad aggirare il diniego di restare in Italia come rifugiato politico attraverso la protezione sussidiaria, misura alternativa che consente la stabilizzazione nel territorio che si è conclusa con l’ottenimento del permesso di soggiorno in quanto lavoratore regolarmente assunto.

Secondo le investigazioni l’avvicinamento del ragazzo al radicamento islamico (sia nell’aspetto fisico che in quello psicologico) è avvenuto dopo aver abbracciato il Salafismo, l’aspetto più oltranzista della religione islamica.

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