Terremoto, la sfida di Della Valle e il patto tra aziende e paesi

Terremoto, la sfida di Della Valle e il patto tra aziende e paesi
di Italo Carmignani
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Domenica 27 Agosto 2017, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 07:46
dal nostro inviato
ARQUATA DEL TRONTO Con il passo dell'impresa, veloce e costruttivo, con lo scivolo della burocrazia, per una volta salutare e utile, il Natale porterà ai terremotati un bene prezioso come le casette e decisivo quanto lo stipendio, un nuovo lavoro. Sull'onda lunga della gastronomia di montagna, che parla di prosciutti, formaggi, tartufi e quanto viene grossolanamente definito norcineria e li vuole esauriti in un baleno nelle scorte e nelle vendite, così altri prodotti industriali si preparano a mettersi in viaggio dalle zone in cui il sisma ha dato il peggio per devastazione. Dopo i posti di lavoro annunciati nel pastificio di Amatrice, già a qualche settimana dal sisma, e la ritrovata occupazione nell'area food dolcemente tecnologica dove i ristoranti hanno ricominciato a servire il piatto nazionale che prende il nome dalla città, c'è altro sul fronte dell'impiego. I prossimi cento contratti arriveranno in una scatola delle scarpe. Ci si sposta nelle Marche e il fiocco è firmato da Diego Della Valle, re dei mocassini eleganti, primo industriale ad essersi speso all'indomani delle scosse del 24 agosto con una promessa: aprire uno stabilimento ad Arquata del Tronto. E così è stato.

L'ESERCITO SILENZIOSO
Senza essersi messo d'accordo, avere fatto cordate o piani d'azione, c'è un esercito di commercianti, artigiani, piccoli e grandi imprenditori, in marcia tra Norcia, Amatrice, Visso e Arquata del Tronto, tanto per citare le zone più tristemente famose, che ha fatto un solo gesto dopo il crollo del loro mondo antico e operoso, rimboccarsi le maniche. Senza piagnistei, come già era avvenuto nell'Emilia operosa sorpresa nella notte dal terremoto, sono ripartiti come potevano, oppure si sono attrezzati per risorgere dalle macerie anche con fatturati minimi, forti dell'attenzione e della solidarietà di tutta l'Italia. Alle amministrazioni pubbliche non chiedono molto, appena di non mettersi di traverso con vincoli particolari e carte bollate, piani particolareggiati e frantumazioni di nervi per avere i permessi. Tanto è la loro terra e saranno i primi a rispettarla anche sotto il profilo ambientale. «Sappiamo benissimo - spiega Luciano Coccia, imprenditore di norcinerie - che i nostri prodotti varrebbero zero se non venissero da ambienti non contaminati».

«IL LAVORO PORTA FIDUCIA»
Nello scheletro bianco di un capannone firmato dalla perfezione antisismica, la figura di Diego della Valle pare piccola, ma offre l'idea di un grande progetto. Così, ieri mattina sotto il sole della settima ondata d'afa dell'estate, l'imprenditore marchigiano inventore delle suole a pallini, non solo ha confermato la volontà di far uscire a dicembre il primo paio di scarpe Tod's dallo stabilimento impiantato a valle delle macerie di Arquata, ma di voler invitare i suoi amici imprenditori a fare lo stesso. A investire dove la gente è operosa e le condizioni per una nuova impresa sono molto vantaggiose. Della Valle, completo scuro e foulard a mo' di cravatta, spiega: «Per esperienze decennali passate, la gente è preoccupata, e comincia ad essere sfiduciata. Se portiamo lavoro invece vuol dire che qui ci vogliamo rimanere. Spesso gli imprenditori si convincono che non valga la pena investire perché temono che tutto si fermi a metà strada. In questo caso non è vero». Accanto a lui c'è il commissario uscente Errani, finalmente sorridente, anche in virtù di un'osservazione dell'industriale: «Questa operazione è stata resa possibile da una buona intesa tra pubblico e privato. Dove le amministrazioni hanno agevolato il passaggio, ma dove è stata l'impresa a dare il ritmo e la cadenza all'operazione. In questo modo abbiamo guadagnato almeno un anno in più rispetto alle normali procedure. Lo ritengo un successo». Mister Tod's, però, precisa: «E non si tratta di fare un atto eroico, perché un'azienda produce lavoro, dà dignità alle persone, ma anche un profitto a chi la fa».

UN POSTO PER ERRANI
Errani gongola e aggiunge: «Anche altre imprese si sono messe al lavoro subito dopo le scosse e noi abbiamo fatto il massimo per portare più incentivi possibili. Avevamo due priorità, le scuole e il lavoro. E così abbiamo fatto». Nella sobrietà degli argomenti, dal sisma all'occupazione, alla fine ci scappa anche una battuta: «Visto che Errani, come già annunciato da tempo, è alla scadenza del suo mandato, vorrà dire che a dicembre lo assumerò per farlo lavorare in catena di montaggio. Da comunista operaista spero lo sappia fare». E lui, Errani, il commissario in scadenza, ride e replica: «Ma non mi farò fare le scarpe». Accanto allo scheletro bianco, profilo della speranza occupazionale, sorgono le prime casette di Arquata. E a voler confermare la vocazione commerciale della zona, è già sorto un piccolo mercato. Vendono anche abitini per gli appena nati. In offerta.