I ritardi sul piano/ Subito Casa Italia per evitare un’altra Amatrice

di Oscar Giannino
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Mercoledì 23 Agosto 2017, 00:05
Come tenere insieme il maxi ritardo accumulato nel rimuovere le macerie almeno nei 55 Comuni ad area rossa, dei 141 compresi nel cratere del sisma in centro Italia di un anno fa, le nuove vittime a Casamicciola, e gli obiettivi che portarono l’Italia ad avviare finalmente un grande progetto nazionale per la messa in sicurezza sismica e idrogeologica dell’Italia?


La politica e i governi sostengono spesso che è facile e populista criticare. Ma sarebbe venir meno al dovere di un’analisi fattuale negare che la realtà sta procedendo diversamente dalle promesse. «Bisogna accelerare su Casa Italia – ha detto ieri Renzi – un progetto che prescinde da scadenze elettorali e deve unire tutte le forze politiche». Ha ragione. Nel senso che il verbo “accelerare” esprime la distanza tra la velocità immaginata e necessaria, e quella sin qui vista. 

Prima di arrivare a Casa Italia e al suo futuro, però, partiamo dai fatti acquisiti. L’Espresso ha calcolato nel 255% in più, rispetto ai Comuni colpiti dal sisma del 1997, i tempi che si registrano nell’area del sisma di un anno fa per la rimozione dell’abbattuto, il pieno ripristino della viabilità, l’approntamento delle casette di prima emergenza abitativa. Tutte cose che vengono abbondantemente prima della ricostruzione. Si può essere d’accordo o meno sulla stima, ma è evidente che l’iter burocratico delle gare, tra ruolo del Commissario straordinario, Regioni e Comuni, alla prova dell’emergenza non ha retto e si è rivelato inadeguato. Per le popolazioni e le imprese colpite, un danno e non un aiuto. 

Lo Stato non ha osato, l’anno scorso, fare a meno della figura Commissariale, e l’ha sovrapposta alle quattro Regioni colpite. La lezione appresa è che non è stata una buona idea. Bastano una forte Protezione Civile per la prima emergenza, ed Enti Locali muniti di fondi per tutto ciò che viene dopo. La funzione commissariale ha innalzato incomprensione e protesta da parte dei sindaci ad area rossa. Ha inevitabilmente creato incomprensioni tra Comuni e Regioni, per le asimmetrie degli interventi nelle diverse aree. Ora che Vasco Errani ha lasciato l’incarico, al governo Gentiloni spetta decidere in fretta quanti poteri lasciare ai Comuni e con che finanza agevolata in proporzione ai danni subiti, lasciando alle Regioni il più possibile solo il coordinamento progettuale.

Il sisma di Ischia conferma purtroppo che non eravamo gufi, nel ricordare a Gentiloni più volte su queste colonne che occorreva procedere a passo di corsa. Il terremoto ha colpito un’isola più volte interessata nella storia da eventi naturali collegati alla grande area vulcanica flegrea, e in cui si concentrano tassi straordinari di incuria edilizia e di abusivismo addirittura patologico. Che le vittime a Casamicciola siano avvenute sotto vecchi edifici non esenta affatto le colpe dell’abusivismo, come preteso dai sindaci isolani. Se in 47 chilometri quadrati si concentrano nei decenni 27 mila pratiche di condono per abusi edilizi, è perché la politica locale ha tenuto chiuso gli occhi e ha lucrato consenso. Un sindaco che ami il proprio territorio e la propria comunità dovrebbe sapere bene che gli abusi avvengono sempre con materiali edilizi al gran risparmio, mai certo a norma antisismica. Mentre le leggi regionali ispirate in questi anni alla parola d’ordine «piano con gli abbattimenti» sono un nuovo incentivo agli abusi. Speriamo lo abbia capito anche il presidente De Luca.

Ma ai ritardi del Centro Italia e alle distrazioni pro abusivismo della politica si somma un terzo fattore, che riguarda proprio il grande progetto, Casa Italia. Il presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiani, Francesco Pedulo, ha usato parole amare. «Si è parlato di tante cose, dall’informativa alle popolazioni alle lezioni nelle scuole, dal fascicolo del fabbricato alle assicurazioni sui fabbricati, dal rifinanziamento della carta geologica a quello per la microzonizione sismica, fino alla necessità di abbattere l’abusivismo. Tante chiacchiere, ma un anno dopo non è stato fatto quasi nulla», ha detto. 

La sua delusione va compresa. Di fatto, però, non è proprio così. La missione affidata nel settembre 2016 al professor Giovanni Azzone con l’ausilio di Renzo Piano si è già esaurita, producendo un ponderoso rapporto. Il punto è metterlo in pratica, compito che spetta a un apposito Dipartimento della presidenza del Consiglio. Occorre una mappa dei rischi naturali, e l’Istat dovrà assumere tutti i dati dai Comuni. Idem per la riunificazione di tutti i dati sulla condizione degli edifici, senza oneri per i proprietari come ipotizzava la prima idea sul fascicolo di fabbricato. Poi l’avvio di una diagnostica «spedita e accurata» per almeno i 550 mila edifici nei Comuni della fascia più esposta al rischio sismico (sommando le tre maggiori aree di rischio, si arriva a 10 milioni di unità immobiliari). Poi la quantificazioni delle reali disponibilità di finanza pubblica, distribuite in anni per successive aree di rischio, incardinate sul sisma-bonus che arriva fino ad agevolare fiscalmente l’85% delle spese sostenute per la messa in sicurezza. Con stime crescenti: si va dai 25 miliardi di agevolazione fiscale per l’ecobonus almeno per le murature portanti nei 648 Comuni più esposti, ai quali sommare 12 miliardi di interventi pubblici. Su su fino alla stima siderale complessiva di 850 miliardi, se si dovesse intervenire per tutte le classi di rischio. 

Sono tutti interventi di tipo diverso, che da Palazzo Chigi verranno coordinati, ma che ricadono sulle competenze delle Infrastrutture e dell’Ambiente, e che avranno bisogno ciascuno di interventi normativi ad hoc e di decine e decine di provvedimenti attuativi.

E’ stato un lavoro organico, compiuto in tempi accettabili. Ma a Gentiloni tocca un compito essenziale. Egli sa come noi che l’attenzione dell’agenda pubblica su Casa Italia era caduta. Per questo i sindaci del cratere 2016 avevano chiesto che l’anniversario del terremoto domani fosse senza autorità nazionali. Se chi guida il governo non redigerà una road map prussiana per compiere tutti questi passi, la delusione del Centro Italia ci dice che la possibilità di trasformarlo in una vera rivoluzione della sicurezza abitativa italiana è molto remota. Non c’è l’impedimento europeo immediato sul fronte della spesa, tanto temuto all’inizio. Non c’è neanche una legge di bilancio particolarmente improba in arrivo. 

Il mesto anniversario ad Amatrice e Accumoli, le nuove vittime a Ischia, la condizione spaventevole di un Paese in cui oggi solo il 2% degli edifici è assicurato da rischi sismici, devono imprimere a Casa Italia i toni e i tempi di una vera emergenza nazionale. Altrimenti, è la statistica a dirci che altri sismi faranno un numero di vittime in Italia assurdamente spropositato rispetto alla loro magnitudo. Nessuno potrà dire: non lo sapevo.
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