Sarah, zio Michele in carcere:
messaggi e visite misteriose

Valentina, la sorella maggiore di Sabrina
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Lunedì 25 Ottobre 2010, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 01:05
dal nostro inviato Nino Cirillo

AVETRANA (25 ottobre) - Michele Misseri, il contadino di 57 anni che si prima accusato dell’omicidio della nipote Sarah Scazzi e poi ha chiamato pesantemente in causa sua figlia Sabrina fino a farla arrestare, è detenuto nel carcere di Taranto dall’alba del 7 ottobre. E da quel giorno - nonostante sia ricoverato in infermeria, e quindi non solo lontano dal mondo ma anche dall’ira degli altri carcerati - gli sono accadute un sacco di cose strane.



L’ultima l’ha riferita ieri pomeriggio in tv il suo avvocato, Daniele Galoppa da Grottaglie, che sta difendendo con le unghie e con i denti - e con una sistematica apparizione in tutti i talk show - un incarico professionale fin troppo ambito dai suoi colleghi. Ha detto Galoppa: «Valentina Misseri, figlia di Michele, è andata a visitarlo in carcere, venerdì scorso, e gli ha consigliato di cambiare legale. E lui, invece, le ha risposto che continuerà con me, perché di me ha fiducia».



Dov’è la notizia? Non può una figlia consigliare al padre, accusato di omicidio, sequestro di persona e vilipendio di cadavere, un legale magari un pochino più famoso di Galoppa? Certo che può, ma in una famiglia normale. Non a casa Misseri, dove tre donne dal carattere d’acciaio - e una di queste in carcere - sono tutte contro di lui, contro Michele Misseri, anzi, sono state sempre contro di lui, costringendolo a lavare i piatti e a dormire su una sdraio, e a mangiare i loro avanzi.



Sarebbe normale, poi, se proprio Galoppa non fosse stato in qualche modo l’artefice dell’arresto di Sabrina, se non avesse guidato passo passo il suo cliente (celebre resta una frase dell’avvocato pochi giorni prima dell’arresto della ragazza: «Michele sta proteggendo qualcuno a cui vuole molto bene») fino alla clamorosa chiamata di correità: «Me la portò lei Sarah nel garage, la trascinò con la forza, la tenne ferma e io le misi la corda al collo. Perché dovevamo darle una lezione...».



E’ legittimo quindi immaginare che le donne di casa Misseri questo Galoppa se lo toglierebbero volentieri dai piedi, lui e la sua strategia anti-Sabrina, lui e la sua disinvolta difesa tesa disperatamente ad alleggerire la posizione di Michele. E quindi la domanda viene spontanea: è normale che un detenuto possa subire questa pazzesca pressione?



Eppoi c’è un rischio, il rischio che in qualche modo possa arrivare a Sabrina l’intenzione di suo padre di continuare con l’avvocato Galoppa, e che sulla base di questa preziosissima informazione la ragazza si dia una regolata sull’atteggiamento da tenere nei prossimi interrogatori. Non è accaduto niente di tutto questo, ma il groviglio di posizioni e di interessi è inquietante.



Valentina è andata e tornata. Ha visto il padre ma difende la sorella, e padre e sorella sono l’uno contro l’altra, si stanno giocando a scacchi il resto della loro vita. E nessuno si è scandalizzato. Sembra tutto normale quando si parla di Avetrana. Come nessuno si è sognato di smentire almeno un altro paio di chicche offerte dall’avvocato Galoppa in questi giorni.



La prima: «Il mio assistito è stato informato in carcere dell’arresto di sua figlia, e non avrebbe mai dovuto saperlo». Certo, accusandola di tutto quello di cui l’ha accusata, anche un contadino come lui poteva immaginare le manette. Ma la domanda resta: chi è andato a dirgli la parola nell’orecchio, a dargli la conferma dell’enormità della decisione che aveva preso davanti ai carabinieri, al punto da farlo cadere nell’ennesima crisi di sconforto?



Seconda chicca: «Il mio cliente ha ricevuto in carcere una banconota da 20 euro e delle lamette per la barba». Soldi e lamette per la barba? A uno che sta rischiando l’ergastolo? Anche qui nemmeno una voce che riportasse l’avvocato Galoppa al suo posto. Questo carosello di visite e di vocine, e anche di messaggi più o meno minacciosi, è frutto di una regìa ben orchestrata oppure il risultato di una pericolosa smagliatura?



E’ una partita che si continua a giocare - tanto per capire l’atmosfera - ancora sul filo della paura delle “cimici”. Se ne è avuta un’ulteriore prova ieri pomeriggio, quando l’avvocato Vito Russo - che difende Sabrina insieme con sua moglie Emilia Velletri - è andato a incontrare mamma Cosima e Valentina nella casa di via Grazia Deledda. E dove le ha incontrate, dove ha scambiato qualche parola con loro? In veranda, tanto per essere chiari.

Oggi è il giorno del Ris, a Roma. Inizia l’atteso incidente probatorio. Da tamponi e telefonino potrebbe venire fuori anche uno spicchio consistente di verità.




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