Sarah, nei verbali tutte le bugie di Sabrina
e quei 14 secondi che la inchiodano

Sarah Scazzi con la cugina Sabrina Misseri
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Domenica 24 Ottobre 2010, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 02:46
dal nostro inviato Nino Cirillo - AVETRANA (24 ottobre) - Alle 16.57 di venerd 15 ottobre, nella caserma dei Carabinieri di Manduria, per Sabrina Misseri s’ gi fatta notte. Fuori un pomeriggio di pioggia, un primo assaggio di inverno; dentro, al primo piano di una grigia palazzina con le solite inferriate che hanno tutte le caserme, sta per iniziare l’interrogatorio che porterà dritta dritta la cugina di Sarah Scazzi nel carcere di Taranto. Finalmente, a distanza di dieci giorni, grazie al verbale d’interrogatorio depositato ieri mattina presso l’ufficio del gip, si può sapere cosa è davvero accaduto in quelle cinque ore decisive per la vita di Sarah.



Si può sapere come si è difesa - e lo ha fatto da indomabile protagonista - la giovane estetista di Avetrana, e dove è crollata, dove ha sbattuto il muso, contro una parete di bugie, di contraddizioni inspiegabili, di inaccettabili buchi di memoria.



Duecentodieci pagine che raccontano un’altra verità ancora sull’omicidio della piccola Sarah, scomparsa il 26 agosto e mai più ritrovata -se non in fondo a un pozzo- perché lo zio Michele e la cugina Sabrina l’avevano uccisa, perché «dovevamo darle una lezione». Si restringono gli spazi di tempo ancora oscuri, si affilano i profili dei personaggi sulla scena, si tocca l’orrore più da vicino.



«Devo frenare Mariangela». Sabrina si siede davanti ai pm perche c’è suo padre che l’accusa ed è contro di lui, contro lo schiavetto di casa, che sono le sue prime parole: «A questo punto è proprio fuori mio padre. Non è niente vero, è veramente pazzo...». Davanti a una reazione così, i magistrati calano subito l’asso. Il pm Buccoliero: «Suo padre ci dice :«Quando ormai Sabrina ha visto che la ragazza è crollata se ne è andata... è scappata subito fuori dicendo sta arrivando Mariangela, devo frenare Mariangela...». Lei che deve frenare Mariangela? Deve forse impedirle di arrivare all’altezza del garage, dove sta ancora in terra il cadavere di Sarah?



«Mariangela mi fece venire l’ansia» -I pm la incalzano, soprattutto sulla testimonianza di Mariangela che dice di averla trovata già in strada e non sulla veranda di casa, e «inusualmente agitata». E lei che reagisce rovesciando l’accusa sulla ex amica: «Non è che stavo agitata, lei mi ha fatto venire l’ansia, ha detto: dai, veloce, che l’andiamo a prendere. Proprio con un tono ... abbastanza...». Il pm perde la pazienza: «Quindi Mariangela dice il falso, suo padre dice il falso, tutti dicono il falso, solo lei dice la verità».



La simcard nel garage - Il verbale fornisce una ricostruzione finalmente plausibile dell’episodio, agghiacciante anche questa. Il pm: «Senta, ma la sera in cui è avvenuto il fatto, suo padre le ha chiesto di pulire insieme a lei il garage per cercare qualcosa?». E Sabrina nega: «No, mio padre mi aveva parlato in poche parole, non mi ricordo se quella sera o il giorno dopo che c’era pure mia mamma, di aver visto una sim a terra. Non si ricordava se vicino al ristorante La Tavernetta o vicino alla scuola guida. Comunque mi disse: ce l’ho in tasca nel fazzoletto». Ma lui tira fuori il fazzoletto e la simcard non c’è più. Fatto sta che quella sera -o anche la sera dopo- scendono tutti e due in garage a cercarla, «e io con la torcia come una scema, e non c’era niente». Ecco il quadro: tutti sapevano di quella misteriosa tesserina e tutti tacquero, ,mamma Cosima compresa.



Chi c’era davvero in casa? Interviene nell’interrogatorio il maresciallo Calò: «Sabrina mi disse che sua madre non era in casa. Io le chiedevo quindi di riferire a suo padre ma lei mi rispose che nemmeno lui era in casa». E i pm insistono: «Ci sono ben due registrazioni di interviste tv in cui Sabrina afferma: nessuno dei miei era in casa». Ma lei resiste: «Non mi ricordo di aver detto una frase del genere». E insiste sulla vecchia versione: il padre in campagna, dopo le tre, a trasportare il cadavere, e la signora Cosima ancora in casa, uscita solo dopo l’allarme.



Sabrina che “detta” la linea. Sapevamo che Sabrina Misseri cominciò a depistare facendo arrivare un sms da utenza anonima una settimana dopo la scomparsa di Sarah («Mamma sto bene, non ti preoccupare»), sapevamo che continuò lanciando sospetti sul padre della ragazzina e sulla badante rumena del nonno. Non sapevamo di cosa fu capace la mattina del 6 ottobre, mentre erano in caserma a Taranto il padre Michele -che poi sarebbe crollato e avrebbe portato i carabinieri fino al pozzo-, la madre Cosima e la sorella Valentina. Fu capace di inviare alle 12.18 proprio a Valentina un sms in cui praticamente dettava la linea delle dichiarazioni che avrebbero dovuto fare: «E dite il fatto della zia che ha tanti dubbi sul marito e poi se ne va a Milano». Che mente raffinata.



Quelle “celle” così lontane. Man mano che l’interrogatorio va avanti anche Sabrina Misseri comincia a perdere qualche colpo. Prova a gettare altre ombre sulla famiglia di Sarah («Non capivo, alle tre e un quarto già la denuncia ai carabinieri...»), ma poi si deve quasi arrendere quando i pm cominciano a spiattellarle davanti alcuni tabulati telefonici: «Guardi, risulta che lei ha agganciato una cella di Nardò mentre la sua amica Mariangela nello stesso arco di tempo ha agganciato una cella di Avetrana. Mi può dire, lei mi dice che stavate insieme ed agganciate delle celle proprio completamente...Sa che significa questo, che non stavate insieme». Siamo nei minuti cruciali, poco dopo le tre, e Sabrina svicola senza convincere nessuno: «No, stavamo insieme, su questa cosa io sono convinta».



Due buchi inspiegabili. Quando Sabrina sospira ancora e dice ha «i nervi a mille per mio padre», le ribatte severo il pm: «Pensiamo a quella ricostruzione che stiamo facendo, poi arriverà il momento di pensare al papà che forse sta in un posto dove non dovrebbe stare...». Un’affermazione che ridà fiato, ovviamente, a chi ritiene che Michele Misseri si sia accusato di tutto e di più, ma che in realtà non abbia ucciso la ragazzina. Intanto il cerchio delle domande si stringe. La inchiodano su quattordici secondi esatti, fra le 14.28.26 e le 14 28.40, fra l’ultimo squillo della piccola Sarah alla cugina -perché lei pochi soldi aveva, faceva solo squilli- e il messaggio che proprio Sabrina invia a Mariangela: «Sto in bagno». Se Sabrina era ancora a letto quando ha ricevuto lo squillo di Sarah, come ha fatto in soli 14 secondi ad alzarsi, ad andare in bagno e a digitare il messaggino? I pm la invitano a una prova e Sabrina solo per digitare impiega davanti a loro 13 secondi. C’è un altro buco, poi: i 55 secondi tra l’ultimo sms di un’altra amica, Angela, quando è ancora in bagno, e il famoso «Pronta» che Sabrina scrive a Mariangela, fra le 14.38 e le 14.39. «In minuto esce dal bagno e va sulla veranda?», le chiede scettico il pm Argentino.



«Ho visto papà. No, non l’ho visto». Presa di sorpresa, Sabrina dice di aver visto Michele Misseri dalla veranda di casa «un minuto prima» che arrivasse Mariangela. Ma poi deve correggersi perché dalla veranda del garage non si vede un bel nulla: «Un attimino, allora io ho sentito rumore sotto la veranda e ho parlato dalla veranda alla cantina. Non sono scesa. Quando sono scesa ho visto papà che faceva entra e esci dal garage».



Ivano, i 30 messaggi e la sera in birreria. Si scopre solo dal verbale che Sabrina Misseri tempestò di sms l’amico Ivano Russo, il ragazzo che le rubava le attenzioni della piccola Sarah, non cinque messaggi come si sapeva, ma «almeno una trentina» e tutti senza risposta perché Ivano dormi per almeno un paio d’ore. Si scopre solo oggi anche che quella sera, la sera della scomparsa di Sarah, Sabrina non si ritirò presto, ma «alla birreria siamo andati, Mariangela a un certo punto è tornata a casa e io sono rimasta».



Un’ora di frenetici contatti. Fra le tre e le quattro del pomeriggio del 26 agosto nella famiglia Misseri si rincorsero con una vorticosa serie di chiamate oggi agli atti. Alle 15.13 è la madre che chiama la figlia Sabrina ma trova occupato, alle 15.17 parlano per 24 secondi, alle 15.24 sempre da madre a figlia un «non raggiungibile», alle 15.31 un colloquio di 35 secondi e poi altri 58 secondi dall’utenza fissa di casa, anche questa chiamata probabilmente da madre a figlia. Perché Michele Misseri si rifà vivo solo alle 15.59 e 31 secondi e chiama casa. Sarah è già in fondo al pozzo, la gente è uscita dalle case per cercarla: cosa si saranno detti in tutte quelle telefonate?
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