Sarah, quel falso sms: mamma sto bene
I pm: «Sabrina depistò le indagini»

Sabrina Misseri in una vecchia foto
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Sabato 23 Ottobre 2010, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 01:07
dal nostro inviato Nino Cirillo

AVETRANA (23 ottobre) - Mamma sto bene, non ti preoccupare. S, proprio cos, con due enne e senza la o, nello stile dei messaggini dei ragazzi di oggi, e quindi anche nello stile della piccola Sarah, e quindi il suo primo segno di vita a una settimana dalla scomparsa. Era la mattina del primo giorno di settembre, quel messaggio arrivò sul telefonino di Sabrina Misseri inviato da un’utenza anonima, come ricorda oggi il gip Martino Rosati a pagina 15 dell’ordinanza. E tutta Avetrana tirò un sospiro di sollievo. Sarah era viva, era soltanto scappata, a caccia di emozioni e di sogni, ma sarebbe presto tornata.



Era un falso, invece, il più odioso dei falsi fabbricati in questi sessanta giorni, il più subdolo, quello che condizionò in maniera decisiva delle indagini fino a quel momento abbastanza incerte. E oggi sappiamo chi lo fabbricò, o almeno a chi attribuisce il giudice Rosati l’orrenda responsabilità di averlo fabbricato. Sabrina Misseri, l’amata cugina di Sarah, la compagna delle sue serate, quella che ha pianto e s’è disperata su tutte le televisioni del mondo perché Sarah non tornava e oggi si trova in una cella del carcere di Taranto con l’accusa di averla uccisa.



Un paragrafo dell’ordinanza comincia cosi: «...a spigolare fra le carte prodotte dai pm a sostegno della loro richiesta v’è tutta una serie di comportamenti della Misseri che appaiono fortemente sospetti, in senso favorevole all’accusa...». E ricostruisce così quella clamorosa patacca: «Proprio sul suo telefono, ad esempio, già il I settembre perviene da utenza tuttavia rimasta anonima un sms dal testo “mamma sto bene nn ti preoccupare“ suscettibile di indirizzare le indagini verso la fuorviante ipotesi dell’allontanamento volontario».



Ecco, di questo sarebbe stata capace Sabrina, magari di fabbricarsi il messaggio anonimo su Internet, di inviarselo con un testo alla maniera di Sarah e magari -ma questo è solo immaginabile che sia avvenuto- di mostrarlo alla povera Concetta in attesa disperata di una notizia. Sia pure falsa.

Secondo il ragionamento del gip, è solo l’inizio, perché una settimana dopo Sabrina si sarebbe presentata in caserma, ad Avetrana, e avrebbe sputato altre falsità con il solo scopo di fuorviare le indagini. Avrebbe accusato addirittura il padre di Sarah di «avere amicizie poco raccomandabili» e di «allungare le mani sulle donne» e, non contenta, avrebbe spruzzato un po’ del suo veleno anche sulla badante rumena del nonno di Sarah. La ricordate la badante? La pista sembrò talmente credibile ai paesani che la poveretta fu costretta a tornarsene in Romania. Tutta farina del sacco di Sabrina.



Tutto quello che si continua a sapere di lei fa venire i brividi . Ai Carabinieri che la notte di venerdì scorso gli annunciarono il carcere lei gelida rispose: «Tanto lo sapevo...». E quando la infilarono in macchina con la faccia coperta da un giaccone, che fece la mattatrice televisiva di questa estate italiana? Si addormentò, anzi prese a russare, come testimoniano i carabinieri di quella pattuglia, incaricati di trasportarla da Manduria a Taranto.



La Procura sta valutando anche questi due particolari. Sia quella frase, sia quel sono ristoratore, agli occhi dei pm avvalorano la tesi che Sabrina quella notte si fosse come tolta un peso, come se la notizia del carcere l’avesse improvvisamente e incredibilmente fatta rilassare.Staremo a vedere.

Le indagini hanno riservato una giornata quasi di stanca. Ormai è chiaro che la Procura di Taranto non ha nessun interesse ad accelerare i tempi del sesto interrogatorio di zio Michele - il padre di Sabrina, accusato con lei di aver teso la trappola mortale a Sarah -, quello che dovrebbe fissare una volta per tutte la famosa «verità processuale». Come è chiaro che i magistrati non vedono assolutamente di buon occhio un eventuale confronto tra padre e figlia. A prescindere di chi dica la verità e di chi non la dica, infatti, i pm ritengono che fra due personalità di caratura così diversa - forte come una tigre lei, debole come un vinto dalla vita lui - un faccia a faccia parta già troppo condizionato.



Continuano a venir fuori indiscrezioni. L’ultima -rivelata ieri sera durante «Quarto Grado»- vuole che Misseri non abbia trasportato da solo il cadavere in campagna, «ma con altre due persone». Ci sarà tempo per verificare anche questa.