Ravenna la provincia dove si vive meglio, Agrigento la peggiore: la ricerca del Sole 24 ore

Ravenna la provincia dove si vive meglio, Agrigento la peggiore: la ricerca del Sole 24 ore
3 Minuti di Lettura
Lunedì 1 Dicembre 2014, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 09:10
È Ravenna la provincia italiana dove si vive meglio secondo la 25esima indagine sulla qualità della vita pubblicata oggi da Il Sole 24 ore, che assegna invece la maglia nera ad Agrigento. Fra le prime dieci clasificate prevalgono sia i centri montani del Nord Est sia le realtà emiliano-romagnole. Tra le grandi, migliorano Milano e Roma.



L'indagine del Sole 24 Ore ogni anno confronta le performance di vivibilità delle province italiane tramite un'articolata serie di parametri suddivisi in sei capitoli d'indagine, ciascuno basato a sua volta su sei parametri e su una graduatoria di tappa: Tenore di vita, Affari e Lavoro, Servizi ambiente salute, Popolazione, Ordine pubblico e Tempo libero.



Ravenna si afferma al top, per la prima volta, soprattutto grazie agli alti voti ottenuti in materia di Servizi, nel capitolo Affari e lavoro, e nella Popolazione. Unico neo l'Ordine pubblico: qui è forte l'incidenza dei reati denunciati. Una situazione, questa della sicurezza, che accomuna molte province del Nord e grandi aree metropolitane. Agrigento, se sui reati può sfoggiare un buon piazzamento, negli altri test, in particolare alle voci ambiente e lavoro, si colloca in posizioni di retroguardia.



Nella top ten figurano soprattutto realtà medie o piccole, del Nord Est, montane: Trento è seconda, Belluno quarta, Bolzano decima. Il modello emiliano-romagnolo dimostra di tenere: con Modena, Reggio Emilia e Bologna nelle prime 10. Buoni i risultati del Centro, in particolare delle province toscane (Siena è nona e Livorno 11).



Il Mezzogiorno riesce a spingersi nella prima parte della classifica solo con le province sarde (Olbia-Tempio, Sassari e Nuoro). Per il resto deve rassegnarsi alla parte bassa, dove prevalgono province siciliane, calabresi e pugliesi e dove Napoli, ultima nel 2013, riesce a recuperare il 96 posto.



Quanto alle due maggiori, entrambe segnano progressi: Milano scala due posti e arriva ottava, Roma ne risale otto e occupa il 12esimo gradino.



«Io la trovo molto incoraggiante. Questo non significa che abbiamo una situazione sulla quale possiamo dire: "siamo avanzati di 8 caselle rispetto allo scorso anno e quindi va bene". C'è ancora moltissimo da fare per quello che riguarda il ciclo dei rifiuti che stiamo cambiando radicalmente, il trasporto pubblico, la manutenzione della città e soprattutto per le nostre periferie», commenta il sindaco di Roma, Ignazio Marino.



Guardando a ogni singola voce, per tenore di vita Modena scalza Milano, tradizionale primatista, che scende al terzo posto dopo Aosta. Un'altra emiliana, Reggio, conquista il primo posto per affari e lavoro. Ravenna è capolista per servizi, ambiente e salute, Siena per popolazione con un'alta presenza di giovani e una bassa percentuale di divorzi e separazioni. Nell'ordine pubblico trionfa Crotone, nel tempo libero Genova.



«Il merito di questo risultato è dei cittadini di Ravenna e lo condividiamo con tutta la provincia. Per quello che mi riguarda è solamente uno stimolo a fare di più e meglio tutti insieme il nostro lavoro, spero che questo risultato sia un'iniezione di fiducia per la mia comunità». Così il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, ha commentato l'indagine del Sole 24 Ore a SkyTg24. «Ravenna - ha aggiunto - è certamente una signora città, ma anche noi viviamo la crisi. Sarebbe non responsabile non prendere questa vittoria come uno stimolo a rimboccarsi le maniche su alcuni temi molto importanti che riguardano la vita quotidiana dei nostri cittadini».



Candidata a Città europea per la cultura 2019, titolo poi assegnato a Matera, Ravenna ha profuso un grande impegno su questo fronte: «Ci sono progetti che rimangono», ha confermato il sindaco, che ha rimarcato l'impegno «sui temi del lavoro, della bassa pressione fiscale, della lotta alla burocrazia. Anche i Comuni debbono fare bene con meno soldi, come sono costrette a fare le famiglie e le imprese».