Il fenomeno romano-mafioso è singolare, aggiunge: «Qui ci sono una serie di investimenti mafiosi, ci sono alcune associazioni di tipo mafioso presenti nel territorio» come Cosa Nostra a Ostia o il clan dei Fasciani già sgominati, «ma oggi abbiamo fatto un passo avanti»: «Non c'è un collegamento con la mafia classica: rispecchia in qualche modo la società romana». È una mafia «originaria e originale», afferma Pignatone. Che arriva fino sulle Dolomiti.
Ieri mattina, a questo originale quadretto si è aggiunto forse l'ultimo pezzo mancante. Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, vari precedenti penali pesanti, collegati anche alla cosca Piromalli di Reggio Calabria, ma residenti nella capitale, sono stati arrestati. Sarebbero stati loro a fare da tramite tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi da una parte, e i Mancuso, cosca radicata nel vibonese, dall'altra. I clan si scambiano semplicemente un favore. Buzzi tra il 2008 e il 2009 ha gestito senza problemi il Cara Alemia di Cropani Marina.
Ieri, al tribunale del Riesame sul ricorso di Massimo Carminati e del suo braccio armato Riccardo Brugia, i pm romani hanno depositato i verbali di sequestro delle perquisizioni. Che indicano le armi trovate ma anche i nascondigli lasciati vuoti. Nell'elenco c'è la katana che Carminati teneva in bella mostra in soggiorno, la stessa con cui, stando ad una intercettazione del commercialista Marco Iannilli, avrebbe potuto minacciare Lorenzo Cola se non avesse pagato tutti i suoi debiti.
Secondo il pentito Roberto Grilli, che molto ha raccontato dell'organizzazione, «il gruppo facente capo a Carminati era un punto di riferimento per l'acquisizione di armi da parte di altri gruppi e organizzazioni criminali». Uno dei loro, avrebbe spiegato il Nero, riusciva a ”ripulire” l'origine delle armi facendo emettere «false fatture tramite i diretti ”fornitori” che si recavano spesso in vacanza a Cortina d'Ampezzo, dove era possibile ”fare tutte le fatture del mondo”». Eppure, Makarov, Uzi e pistole mancano ancora all'appello degli investigatori.
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