I CARABINIERI
L’eventuale inchiesta bis, dunque, dovrà puntare su tutti i punti oscuri rimasti fuori dal fascicolo andato a dibattimento. A cominciare dalle responsabilità dei carabinieri che arrestarono Stefano Cucchi la sera del 15 ottobre 2009 e lo portarono prima a casa sua per la perquisizione e quindi nella caserma di Tor Sapienza, dove rimase tutta la notte in attesa del processo per direttissima a piazzale Clodio. Su quella notte ci sono sempre stati molti dubbi alcuni dei quali sollevati dagli avvocati degli agenti della penitenziaria: «Ci sono omissioni palesi - dice l’avvocato Massimo Mauro che ha assistito Antonio Domenici - su quella notte, a cominciare dal mancato foto segnalamento del ragazzo, dal verbale di fermo palesemente sbagliato (Cucchi era identificato come un albanese senza fissa dimora ndr), e dal fatto che non furono chiamati i volontari di villa Maraini, sebbene Cucchi avesse problemi di epilessia. E poi perché chiamarono il 118 per farlo visitare?», l’avvocato spiega anche che insieme agli altri avvocati degli agenti della penitenziaria prosciolti, potrebbero chiedere anche loro un incontro al procuratore capo. All’epoca delle prime battute di inchiesta, l’agente che era con Cucchi nel corso del trasferimento verso il tribunale aveva dichiarato che il giovane gli aveva detto di aver avuto «un incontro di pugilato» la notte prima. Ascoltato in procura, però, si era praticamente rimangiato ogni cosa.
LE PERIZIE
L’ipotesi di Ilaria Cucchi, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo, sarebbe invece quella «azzerare tutte le perizie e le consulenze che hanno fatto solo fumo e nebbia sui fatti». Visto il tempo trascorso, nessun passo è scontato.