Depenalizzazioni/ Come fermare il balletto ipocrita sui clandestini

di Carlo Nordio
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Lunedì 11 Gennaio 2016, 23:50
La proposta avanzata - e poi sospesa - dal governo di eliminare il reato di immigrazione clandestina non costituisce, come hanno detto alcuni, il gesto di tirare il sasso e ritirare la mano, ma conferma piuttosto la geniale intuizione di Schiller che la pietra lanciata dall’uomo appartiene al diavolo. Il che significa, in altre parole, che quando decidi una cosa il destino spesso si fa beffe delle tue intenzioni, e ti conduce a risultati contrari. L’idea di depenalizzare questo reato è, in teoria, non solo giusta ma addirittura tardiva. Per il lettore digiuno di diritto dobbiamo infatti chiarire alcuni aspetti. 1) Il nostro sistema penale è così sfasciato da non intimidire neanche chi intende commettere reati puniti con sanzioni severissime. Figurarsi se può scoraggiare il clandestino che rischia la vita per arrivare in Italia, prospettandogli un’ammenda di pochi euro che comunque non pagherà mai. 2) Da noi l’azione penale è obbligatoria, e quindi per ogni clandestino si deve aprire un fascicolo processuale. Aprirne centinaia di migliaia significa paralizzare una giustizia già collassata. 3) Arrestare gli immigrati, come hanno proposto i più arrabbiati, significa trascurare il dato costituzionale che l’arresto dev’esser convalidato da un giudice entro 96 ore. Quando a Gela arrivano cinquecento clandestini, la convalida non la fai neanche mobilitando tutta la magistratura siciliana.

 


4) Se c’è una possibilità (remota) che il clandestino aiuti la polizia a individuare lo scafista, essa svanisce di fronte al fatto che l’ indagato può avvalersi della facoltà di tacere, e quindi non collabora. Queste e altre considerazioni dovrebbero bastare a convincere anche l’opinione pubblica più esasperata che questo reato è un’altra favola vuota, raccontata dai vari governi precedenti - di destra e di sinistra - per eludere il problema fondamentale: che quando il clandestino è entrato nel Paese non c’è più niente da fare. Perché? Perché una volta qui, l’immigrato illegale non può più esser cacciato via. Non può esserlo di diritto, perché ha a sua disposizione una serie di ricorsi davanti al giudice ordinario e a quello amministrativo che impediscono il suo rientro forzoso. E non può esserlo di fatto, perché mancano i mezzi per riportarlo materialmente a casa. Il grande inganno di questi anni è stato quello di contrabbandare i cosiddetti provvedimenti di espulsione come se avessero efficacia reale. No, non è mai stato così. Questi decreti sono pezzi di carta che il clandestino continua a stracciare, restandosene dov’è.

E anche le rarissime volte in cui l’espulso viene accompagnato all’aeroporto, l’escamotage è bello e pronto: si aggredisce l’agente, commettendo un reato che impone l’arresto, e si viene ricondotti nella prigione più vicina , salvo uscirne dopo poche ore nell’attesa del futuro processo. Il governo queste cose le sa, e intende eliminare questo reato inutile e dannoso. Se poi vuole farlo nell’ambito di una più generale depenalizzazione di centinaia di reati bagatellari, che intasano i tribunali senza aggiungere nulla alla sicurezza collettiva, tanto meglio: sono anni che predichiamo che il nostro sistema penale è paralizzato da norme stupide e obsolete. E tuttavia, come il ministro Alfano si è subito accorto, ha scelto il più sbagliato dei momenti sbagliati: non occorre evocare il disastro di Colonia per giustificare l’allarme di una situazione che rischia di sfuggire di mano all’intera Unione Europea. Per di più c’è una contraddizione nella nostra legge che gli lega le mani: è quella che riguarda gli scafisti.

Tutti dicono che bisogna punire questi trafficanti di carne umana, piuttosto che i poveri trasportati. Ebbene, se l’accoglienza di questi ultimi è una doverosa e cristiana manifestazione di solidarietà, perché dovremmo incriminare quelli che, sia pure a caro prezzo, ne assecondano le legittime aspettative? Risposta: perché siamo un pochino ipocriti. E perché questi immigrati non vengono accolti per amore, ma perché non sappiamo che altro fare. Non siamo generosi, siamo rassegnati. Ma se non vogliamo punire chi arriva clandestinamente, per fuggire, così si dice, dalle oppressioni e dalle guerre, non dovremmo prendercela, per coerenza, nemmeno con chi li trasporta. Ecco la pietra di cui il diavolo si è impadronito, e che grava sul collo del governo che rischia di restarne soffocato. 
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