L'Aquila, Paola Severino: «Qui insegneremo ai futuri dirigenti come si gestiscono le emergenze»

L'Aquila, Paola Severino: «Qui insegneremo ai futuri dirigenti come si gestiscono le emergenze»
di Stefano Dascoli
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Giovedì 6 Aprile 2023, 08:11

Formare i dirigenti centrali della pubblica amministrazione esperti in gestione dell'emergenza e nella ricostruzione. L'Aquila, con il suo bagaglio di know-how sviluppato dopo il sisma del 2009, diventa la capitale italiana delle buone pratiche in caso di catastrofi, soprattutto in chiave preventiva. È lo scopo del nuovo polo della Scuola nazionale dell'Amministrazione (Sna), progetto che ieri, significativamente alla vigilia del 14esimo anniversario della catastrofe, nel giorno della presenza in città del premier Giorgia Meloni e del presidente del Senato Ignazio La Russa, è stato presentato dalla presidente della Sna, Paola Severino, insieme al ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo e al rettore dell'Università, Edoardo Alesse.

Presidente Severino, perché proprio L'Aquila e perché proprio oggi?
«Quando sono venuta qui, un anno fa, sono rimasta colpita da una piattaforma (Web-Gis, ndr), che bisognerebbe diffondere molto di più, grazie alla quale l'andamento della ricostruzione viene fotografato e registrato.

Questo rende la Pa una casa di vetro per consentire al cittadino di vedere cosa accade. Se si estendesse a tutte le pubbliche amministrazioni sarebbe un bellissimo modello. Abbiamo scelto L'Aquila perché siamo alla vigilia di un anniversario molto triste e doloroso che ci ricorda un evento che per l'Italia ha rappresentato un vulnus, una ferita ancora non guarita. Un territorio colpito nelle sue bellezze, naturali e artistiche, e nei suoi valori fondanti. Oggi cerchiamo di aiutare non solo a sanare questa ferita, ma anche a creare dei mezzi preventivi affinché questa ferita non si riproduca più negli stessi modi dolorosi. Le emergenze non si possono più affrontare con approssimazione. Bisogna implementare le capacità di intervento, mettendo insieme tutte le forze, con gli enti territoriali e in particolare l'Università».

Più in dettaglio, in cosa consiste il progetto?
«L'intento primario è quello di svolgere su questo territorio il primo corso Sna dedicato alla gestione delle emergenze e far emergere da questa prima esperienza un processo di replicazione nelle altre regioni, coinvolgendo il maggior numero di attori pubblici in materia di emergenza: dalla Protezione civile ai Vigili del Fuoco, da Carabinieri e Polizia Stato alle Forze armate, in coordinamento con gli enti locali, le Università e il tessuto produttivo».

Quali sono i contenuti del corso?
«Analizzare i fattori che determinano un'efficace gestione della complessità come chiave di lettura e di interpretazione dei fenomeni emergenziali, con due aree tematiche».

Quali?
«La prima fa riferimento al coordinamento di attori diversi coinvolti nelle attività di protezione civile che includono la previsione e prevenzione, la gestione delle emergenze e il superamento delle stesse e all'organizzazione del flusso di comunicazione. La seconda area tematica si rivolge alle pratiche e ai comportamenti organizzativi, individuali e collettivi, che sono tendenzialmente coerenti con una preparazione e gestione efficace delle emergenze».

Come nasce l'idea di un polo formativo all'Aquila?
«La possibilità per Sna di attivare Poli formativi territoriali è un'occasione straordinaria per investire sulla formazione e lo sviluppo delle competenze di chi lavora all'interno di soggetti istituzionali. Con questo spirito la Sna ha stipulato nell'ottobre scorso un protocollo di intesa con la Struttura di Missione per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dal Sisma del 2009, l'Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell'Aquila e l'Università, un corso dedicato alla formazione specifica di funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione della provincia dell'Aquila sui temi connessi alla complessità gestionale dei fenomeni emergenziali».

C'è bisogno, in Italia, di un ricambio all'interno della Pubblica amministrazione?
«Sì, c'è bisogno di un ricambio qualificato, come Scuola stiamo provvedendo con i corsi-concorsi, un modo selettivo per trovare giovani che vogliano entrare. Nell'ultimo abbiamo avuto il 38% di vincitori giovani, abbiamo promesso che sarà una procedura annuale, così da favorire un ricambio».

Anche in ottica Pnrr?
«Siamo chiamati in prima persona a un compito estremamente pesante, formare 23 mila dirigenti entro il 2026, per attrezzarli meglio alla decisione su come spendere i fondi e distribuirli, evitando che diventino preda della criminalità. L'esperimento dell'Aquila, in questo senso, può aiutare molto».

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