Salvini, rosa di nomi per la Ue. Il gelo del premier e di Ursula

Salvini, rosa di nomi per la Ue. Il gelo del premier e di Ursula
di Marco Conti
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Sabato 3 Agosto 2019, 09:09

Tre-quattro nomi di leghisti doc per la poltrona di commissario europeo, Massimo Garavaglia, Lorenzo Fontana, Giulia Bongiorno e Gianmarco Centinaio, offerti senza troppa convinzione ieri mattina da Matteo Salvini direttamente da Milano Marittima, un'oretta prima dell'arrivo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a palazzo Chigi. Dall'altra parte del telefono il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, tra l'imbarazzato e un malcelato tentativo di essere costruttivo, ha provato a spiegare al ministro dell'Interno che sarebbe stato meglio spingere su un solo candidato tratteggiandone il profilo sulla delega economica a cui l'Italia punta per la nuova Commissione.

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IL TAGLIO
Buona parte dell'incontro tra Conte e la von der Leyen è stato occupato da una discussione sui principi e su come la Commissione dovrebbe agire per cambiare alcuni meccanismi europei. Discorsi alti che però alla fine sono dovuti scendere di quota, perché alla tedesca e al suo capo di gabinetto interessava conoscere quale fosse il nome attraverso il quale l'Italia intendeva dimostrare di essere interessata ad operare in uno specifico settore della Commissione. Ed è lì che Conte ha cercato di minimizzare i nomi che, per gioco, scetticismo o provocazione, Salvini gli aveva comunicato in mattinata. Anche il tentativo di puntare sul viceministro all'Economia Garavaglia che, per competenza è tra i quattro è il più spendibile per una delega di natura economica, è però risultato poco convincente. Un nome, quello di Garavaglia, appena sussurrato dal presidente del Consiglio consapevole di quanto sia difficile far passare nella Commissione esponenti doc di un partito, quale è la Lega, che non solo ha votato contro la von der Leyen, ma che si appresta a farlo di nuovo perché appartenente al gruppo sovranista, che a Bruxelles è già stato tagliato fuori da tutte le poltrone proprio per il suo spinto anti-europeismo. Se Salvini sembra pronto ad ingaggiare un duro scontro con la Commissione ancor prima della sua effettiva nascita, Conte è convinto che «si fa un danno al Paese» offrendo nomi per il ruolo di commissario sperando vengano bocciati dal Parlamento europeo. Una «strategia suicida», l'ha definita lo stesso premier con i suoi subito dopo l'incontro con la von der Leyen la quale ha lasciato Roma con la promessa che presto le verrà fatto un solo nome per una sola delega che «non verrà poi spacchettata» con altri commissari o vicepresidenti. L'impegno preso da Conte è di dare alla presidente un nome entro Ferragosto, anche per evitare di arrivare buoni ultimi, ma la questione è ben lontana dalla soluzione.

Il riserbo di ieri di palazzo Chigi e dei due partiti di maggioranza sui nomi proposti, confermano da un lato l'imbarazzo e dall'altro lo stallo. Ma rivelano anche come si sia rivelata fallimentare la strategia di palazzo Chigi e del M5S che hanno consegnato in via esclusiva alla Lega il compito di proporre il nome del Commissario illudendosi di aver messo in difficoltà Salvini costringendolo a cercare profili potabili magari fuori dalla ristretta cerchia leghista. Invece ieri mattina Salvini ha trasferito il cerino a Conte preparandosi ad accusare il presidente del Consiglio di non essere riuscito a spuntare la delega alla Concorrenza (che la Vestager sembra volersi tener ben stretta anche nel ruolo di vicepresidente), o altra di pari peso. Ma forti critiche non verranno risparmiate neppure all'Europa e a quei Paesi che proveranno a sfruttare le nostre debolezze politiche.

In buona sostanza è fallito ieri mattina, prima dell'incontro a palazzo Chigi, il tentativo grillino di incastrare la Lega pensando di costringerla a proporre un nome per la Commissione contro il quale magari scagliarsi al momento della trattativa sulla legge di Bilancio. Una strategia suicida e un boomerang tornato subito indietro perché, dopo il sostanziale ma mai verbale rifiuto della presidente tedesca dei nomi buttati da Conte nel corso del colloquio, la Lega ora potrà decidere di sfilarsi - lasciando a Conte la faccenda salvo poi contestare ogni scelta - o di insistere su uno dei quattro cercando la sfida aperta con Conte e con la von der Leyen.

Resta il fatto che mentre quasi tutti i Paesi europei hanno indicato il nome senza avvolgerlo in chissà quali ragioni di riservatezza, l'Italia è ancora al palo e la questione è destinata a diventare altro argomento di contrapposizione dentro il governo. Conte la prossima settimana, magari dopo il voto di fiducia di martedì, intende discutere della scelta con i due vicepremier, ma l'Italia rischia di arrivare tardi visto che ben otto sono i commissari uscenti e riconfermati dai rispettivi paesi e che si profilano due vicepresidenti forti a sostegno della von der Leyen: Timmermans e la Vestager. Due vice con ampie deleghe, magari proprio sulle materie - Concorrenza o Industria - che potrebbero essere assegnate all'Italia.

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