Paralisi sul commissario Ue

Paralisi sul commissario Ue
di Diodato Pirone
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Sabato 3 Agosto 2019, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 17:56

Immigrazione e commissario Ue. Nell'incontro a Palazzo Chigi di ieri, il premier Giuseppe Conte e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno parlato anche di «crescita, lavoro, Mezzogiorno e ambiente», ma i nodi da sciogliere sono stati quelli degli sbarchi e della composizione del braccio esecutivo dell'Ue, con tutte le implicazioni di politica italiana e di equilibri europei che si portano dietro.

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Sul primo tema, il dialogo è filato liscio: la von der Leyen ha proposto un «nuovo patto» fra i Paesi europei. Sulla commissione, invece, non sono mancati gli intoppi. Conte ha chiesto che all'Italia venga assegnato «un portafoglio economico di primo piano». In particolare, avrebbe indicato la Concorrenza. Una soluzione che, sulla carta, alla Lega potrebbe andar bene. Salvini sembra però scettico sulla possibilità di riuscire a portare a casa quella poltrona. E teme che, nel caso in cui l'Ue dica di sì, venga ridimensionata con una ridistribuzione delle deleghe più pesanti ad altri commissari.



DOMANDA & OFFERTA
Sul nome del candidato, il presidente del consiglio si è trovato nella non agevole posizione di chi deve far dialogare due entità che non vanno d'accordo: da una parte la Lega, il partito italiano più votato alle Europee che, per questo, si è conquistato il diritto - riconosciuto dall'alleato pentastellato- di indicare il commissario. E dall'altra la von der Leyen, eletta alla guida della commissione ma con il «no» di via Bellerio.

Una distanza che si è materializzata nello scarto fra le aspettative della presidente e le offerte di Salvini. La von der Leyen auspicava che le venisse proposta una figura tecnica di alto profilo e che l'indicazione fosse univoca: un solo nome. Matteo Salvini ha invece telefonato a Conte in zona Cesarini, poco prima che il premier incontrasse la presidente della commissione, fornendogli una rosa di tre politici. «Deve essere una persona rappresentativa dell'Italia e della Lega», ha spiegato su Rai 3 il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.

La lista è top secret ufficialmente. Sono circolati i nomi dei ministri alle politiche Ue Lorenzo Fontana e alle politiche agricole Gian Marco Centinaio, quello del sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia, così come quello della ministra della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Ma non c'è ufficialità.

In serata, la diffidenza della Lega verso la von der Leyen è venuta fuori pure dal comizio di un esponente del governo descritto come papabile commissario. «Vista la partenza - ha detto Fontana - temo che anche questa sarà una commissione non dissimile dalla precedente, che non porterà il cambiamento atteso in Europa». Ma per il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. «Stiamo facendo una figuraccia in Europa».

Sul fronte immigrazione, le parole della presidente della Commissione sono state di apertura. A Conte che le ha chiesto di «rivedere Dublino», perché «non è pensabile che il problema rimanga sulle spalle del Paese di primo arrivo», ha promesso che i Paesi «geograficamente esposti», cioè Italia, Spagna e Grecia, non saranno lasciati soli, annunciando «un nuovo patto per le migrazioni e asilo, una nuova soluzione». Ma dopo la stoccata agli Stati membri, ha fatto un implicito richiamo anche all'Italia: «Vogliamo che le nostre procedure siano efficaci, efficienti ma anche umane», ha sottolineato, perché «è fondamentale poter garantire la solidarietà, ma ciò non è mai un processo unilaterale». Un passaggio che ha fatto fischiare le orecchie a qualche leghista.

Malgrado i nodi politici e le questioni irrisolte, quello con il premier Conte è stato un «ottimo scambio» ha scritto la von der Leyen su twitter al termine della visita: «L'Europa ha bisogno dell'Italia e dello spirito di Alcide De Gasperi». I due hanno parlato per un'ora, prima del pranzo con le delegazioni. «Un primo e proficuo incontro», ha commentato Conte.

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