Salvini: «Il governo ci danneggia». E ora il leader della Lega vuole strappare

Il leader punta al voto a ottobre 2022 subito dopo il Pnrr. Ma c’è l’incognita Covid. I governisti della Lega frenano. Il dem Provenzano: iter della manovra a rischio

Salvini: «Il governo ci danneggia». E ora il leader della Lega vuole strappare
di Emilio Pucci
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Sabato 27 Novembre 2021, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 16:05

La consapevolezza è che la strada imboccata dalla Lega elettoralmente parlando «è un disastro», per questo motivo «questo governo può essere solo a tempo», e la scadenza porta sempre di più la data del 2022. Salvini rende espliciti i tanti ragionamenti di questi giorni con i suoi: «Stiamo pagando come Lega l'appoggio a Draghi», ha detto molto chiaramente. E nel suo intervento agli Stati generali dei consulenti del lavoro ha spiegato il motivo della sua adesione. «Per me il partito viene dopo il Paese». Ed ancora: «Stare fianco a fianco con Pd e 5Stelle è un sacrificio che sosteniamo in questo momento di emergenza».
L'immagine è quella di un partito prigioniero di questa situazione, insofferente ma costretto a sostenere l'esecutivo per partecipare alla ricostruzione del Paese. Matteo, dunque, in una veste istituzionale, più Lega di governo che di lotta, che per avere la patente di affidabilità e credibilità ha fatto buon viso a cattivo gioco. Ma il segretario del partito di via Bellerio è anche convinto che stia diventando sempre più insostenibile restare agganciato al governo.

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E non solo per la stretta sul super Green pass. «Quando arriva la variante africana e intanto sbarcano 500 migranti che arrivano dal continente africano io qualche interrogativo me lo pongo», il refrain. I segnali che invia l'ex ministro dell'Interno sono della serie «Draghi porti a casa la manovra e cominci a mettere a terra il Pnrr poi meglio andare a votare». Quando? Ottobre è la data più gettonata tra gli ex lumbard ma dipenderà dalla pandemia, non sarà facile smarcarsi. «Salviamo questo paese e poi andiamo a vincere con il centrodestra», si limita a dire il Capitano. Spinto da una parte della Lega che avalla una tesi netta: «Più si va avanti e più è dura, non si può reggere così». E frenato, invece, dall'ala governista, secondo la quale in questa fase bisogna mettere da parte toni da campagna elettorale, perché dice un big del Carroccio più parla e più perde voti.
Ora, è vero che Giorgetti era il primo a voler disertare il Cdm che ha dato il via libera al super Green pass anche in zona bianca, ma appare difficile tirarlo per la giacchetta e metterlo sullo stesso piano dell'atteggiamento critico di Salvini.

Anzi, la strategia dell'ala governista è sposare l'agenda Draghi anche dopo il 2023, se va o non va al Quirinale. «Ma come si fa a governare con il Pd e M5s fino al 2023?», l'interrogativo di un esponente di peso della Camera. Anche presentarsi così agli elettori sarebbe un danno. Non occorrerà comunque aspettare il voto sull'elezione del presidente della Repubblica a febbraio per capire qual è il grado di fibrillazione tra le forze che appoggiano l'esecutivo.


TURBOLENZE IN ARRIVO

«Le turbolenze che ci sono state all'interno della maggioranza mettono a rischio il percorso ordinario dell'approvazione della manovra bilancio», riflette il vicesegretario del Pd, Provenzano. I dem non escludono affatto di monetizzare il consenso delle amministrative nelle urne già il prossimo anno, a frenare sono soprattutto Forza Italia, M5S e, in verità, la stragrande maggioranza dei singoli parlamentari.
Gli incontri che Draghi avrà la prossima settimana con i delegati dei partiti saranno, quindi, la cartina da tornasole di quello che potrà succedere all'inizio del 2022. Salvini, dal canto suo, sta cercando di intestarsi la riforma fiscale e di porre fine al reddito di cittadinanza: «Abbiamo sbagliato ad approvarlo». Insiste sulla rottamazione delle cartelle esattoriali e su una riduzione delle tasse sulle bollette, difende la riforma dell'Irpef dagli assalti della Meloni, chiederà a Draghi più coraggio sulla flat tax, rilancia sulla necessità di reintrodurre i voucher, dice che «sull'Irap abbiamo portato a casa un miliardo anche se con 3 si sarebbero aiutate tutte le partite Iva». Le prossime partite sono rinviate. «Ma Draghi taglia corto un ex lumbard ha capito che il tempo sta finendo».

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