Renzi, la mossa verso Forza Italia: «Così difendo Berlusconi dalle folli accuse dei pm»

Lettera del leader di Iv a “Il Giornale”: «I magistrati di Firenze infangano il Cav»

Renzi, la mossa verso Forza Italia: «Così difendo Berlusconi dalle folli accuse dei pm»
di Mario Ajello
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Lunedì 24 Luglio 2023, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 08:43

L’opa di Matteo Renzi sull’elettorato forzista si arricchisce di un nuovo (succoso) capitolo. Il leader di Italia Viva è sicuro, come dice ai suoi, che il partito azzurro senza Silvio «non raggiungerà la soglia del 4 per cento nel voto europeo del 2024». Ed è anche sulla base di queste considerazioni, non espresse in pubblico, che Renzi ha scritto ieri una lettera al Giornale, non più della famiglia del Cav ma sempre punto di riferimento per gli elettori del centrodestra, per dialogare direttamente con quel vasto mondo di chi resta affezionato a Berlusconi. «Non ho mai votato per lui» e per di più - dice Renzi - politicamente Berlusconi mi danneggiò. E tuttavia, «trattarlo come un mafioso e mandante di stragi è una follia di certi pm».

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L’AFFONDO

Quelli di Firenze, gli stessi con cui Renzi - vedi il procuratore Turco - ha molti conti in sospeso.

E ancora: Matteo difende, anzitutto sotto l’aspetto umano, di Marina la cui lettera pubblica di alcuni giorni fa «è stata la doverosa e nobile denuncia di una figlia che difende il padre, ma anche di una cittadina che chiede una giustizia giusta e invita i pm a perseguire i reati, non a inseguire i nemici». Viene da dire che non fa una piega il ragionamento renziano. Ma rispecchia anche - Calenda lo ha detto: «Ormai Matteo guarda a destra» - una precisa strategia e come sempre, appena le situazioni s’ingarbugliano, e il centrodestra senza più il Cav se non un garbuglio è un’incognita anzitutto elettorale, un professionista della politica com’è lui mette il turbo e fa partire i suoi giochi. Renzi - che pure ribadisce continuamente: «Non esiste il successore del Cav e neanche io lo sono» - non fa che chiamare a raccolta, in ogni sua mossa, in ogni sua dichiarazione e anche in questa lettera al Giornale, gli elettori berlusconiani nella speranza che lascino a secco la nuova barca di Forza Italia, che con Matteo non vuole interloquire, e guardino altrove. Ovvero in un post-berlusconismo renziano - anche Italia Viva ha il problemaccio di dover superare il 4 per cento - che raccoglie la bandiera che al re di Arcore era più cara: quella della lotta all’uso politico della giustizia. 

SOPRUSI

Si legge ancora nella missiva: «Perquisire la casa di Dell’Utri trent’anni dopo appare come il tentativo di alimentare la visibilità mediatica di una indagine che non ha sostanza e che non ha credibilità». Il leader di Italia viva incalza: «Reputo squallido che la procura di Firenze si preoccupi di infangare la memoria di Berlusconi ma non si occupi di garantire la legalità nella città che dai tempi dell`Istituto degli Innocenti accoglie i bambini, non li fa sparire per colpa del racket dell’abusivismo». Parole durissime. La Procura di quella città infierisce post-mortem sul Cavaliere «ma non garantisce la legalità a Firenze». Insomma: «Non ho paura difendere chi non può più parlare come Silvio Berlusconi. Ne difendo la memoria - da avversario - perché così facendo rendo un servizio non solo alla sua storia personale ma ancora prima alle istituzioni di questo Paese. Bisogna smetterla di considerare gli avversari come mafiosi e combattere tutti insieme contro la mafia, ora e sempre». Tutto questo fa parte della nuova scommessa di Renzi. 

Del quale Berlusconi diceva negli ultimi tempi («E’ il migliore, bisogna portarlo dalla nostra parte, peccato sia un po’ pazzariello») e lui si rivolge agli elettori più sensibili al tema della mala giustizia e dell’ideologizzazione dei pm per dire loro: Forza Italia, considerando che Meloni (vedi la vicenda del concorso esterno in associazione mafiosa, i freni a Nordio, la risposta a Marina Berlusconi) non glielo consente, non potrà agire con determinazione nei confronti della magistratura. Quindi tanto vale provare Italia Viva, dove c’è un leader che al Cav - al netto di tante differenze - continua a voler bene e non si arrende ai soprusi delle toghe contro di lui, contro la sua memoria e contro tutti. Funziona così l’opa di Matteo. 
 

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