Reddito e pensioni, ultimo braccio di ferro tra Salvini e Di Maio: oggi il Cdm

Decretone, tensioni tra M5S e Lega: domani un altro vertice, poi il cdm
di Alberto Gentili
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Mercoledì 16 Gennaio 2019, 21:02 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 18:34

Sicuro ancora non è, tant'è che questa mattina Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si incontreranno per sciogliere gli ultimi nodi legati alle coperture e per parlare anche di Tav. Ma ieri sera, dopo che il vicepremier 5Stelle ha minacciato di «fare l'inferno se il decreto non passerà nelle prossime ore», il premier ha annunciato per oggi pomeriggio il Consiglio dei ministri decisivo. Quello che dovrebbe dare il via libera al reddito di cittadinanza e a quota 100, le misure bandiera di grillini e leghisti. Ma non procederà alla nomina del nuovo presidente della Consob: il Quirinale resta contrario a Marcello Minenna, il candidato pentastellato, e Conte vuole evitare un conflitto istituzionale. Così prende tempo.

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La tensione nel governo sul decretone è stata alle stelle per l'intera giornata. Di fronte alle voci insistenti di un rinvio addirittura a venerdì prossimo, che avrebbe reso impraticabile il varo del reddito di cittadinanza ad aprile disarmando il Movimento in vista delle elezioni europee di maggio, Di Maio avrebbe «fatto il pazzo» secondo fonti della Lega, «minacciando tutto e tutti».

IL LUNGO DUELLO
Ma ecco la cronaca. I 5Stelle, a metà giornata, fanno trapelare che i problemi da risolvere riguardano quota 100, il provvedimento caro alla Lega. I lumbard non la prendono bene. Anzi. «I grillini sono dei guastatori», ringhia un esponente leghista che partecipa alle ultime limature del provvedimento. Il nodo, a sentire i pentastellati, è il trattamento di fine servizio (Tfs) per i dipendenti pubblici che hanno i requisiti per fruire di quota 100. La Lega spinge affinché gli statali intaschino subito il Tfs. E per ottenere ciò è indispensabile che le banche anticipino la somma. Con due problemi: il costo degli interessi e chi lo paga. La Lega vuole che sia lo Stato a farsene carico almeno in parte, i 5Stelle frenano. La ragione: i fondi necessari, visto che le risorse sono scarse, andrebbero rosicchiati al loro reddito. Così fonti grilline mettono a verbale: «Serve un chiarimento sulla valutazione dell'impatto di spesa relativa agli interessi degli istituti bancari che dovranno anticipare il Tfs».
«Falso, non c'è alcun problema», è la risposta secca della Lega. Nel dicastero di Di Maio, che cura la stesura del provvedimento, però insistono. Dicono che c'è «un nodo coperture». Ma «si può risolvere con un'intesa politica» tra Salvini e il vicepremier grillino questa mattina, in occasione del vertice.

Molto diversa la versione del Carroccio. Secondo i leghisti, a frenare il decretone sono i ritardi con cui Di Maio («non ha neppure ancora capito come assumere i nagigator») sta definendo il reddito di cittadinanza. Anche perché i fondi risultano insufficienti e il M5S rischia di dover calare l'importo del sussidio o di lasciare a bocca asciutta una parte dei cittadini in attesa dell'assegno. Di certo c'è che solo in serata arriva il testo definitivo e la relazione finanziaria indispensabile alla Ragioneria per bollinare il provvedimento. Dietro all'accelerazione, che sembra far svanire il rischio di un nuovo rinvio, c'è proprio la determinazione di Di Maio a ottenere «il varo immediato». «Noi per quota 100 non abbiamo problemi anche se si parte tra 15 giorni...», sibila un esponente di governo leghista.

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