Meloni: «L’Italia è stabile. Pnrr e Corte dei Conti? Stesse norme di Draghi»

Il premier: «I fondi stranieri non scommettono più contro il Paese»

Meloni: «L’Italia è stabile. Pnrr e Corte dei Conti? Stesse norme di Draghi»
di Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Giugno 2023, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 13:39

 «Sulla Corte dei Conti non abbiamo fatto nulla di difforme da quel che ha fatto il precedente governo». Ad una manciata di ore dal voto di fiducia sui limiti ai controlli dei magistrati contabili sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, è direttamente Giorgia Meloni a intervenire su quello che si è trasformato in un caso politico, con Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Terzo Polo pronti a votare “no” in Aula. 

Pnrr, limiti ai controlli della Corte dei Conti: governo verso la fiducia. Vertice con le Regioni

L'intervista

«Io ho capito che la sinistra è molto in difficoltà... - spiega la premier a Quarta Repubblica, su Rete 4 - Dice che c’è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi del quale loro facevano parte». Un’accusa respinta dalla premier anche tirando in ballo la relazione semestrale «prodiga di critiche» presentata dai magistrati. «Non mi pare gli sia stato messo un bavaglio, continua a fare la sua relazione e noi non è che abbiamo modificato niente...» conclude riferendosi al Pnrr nel giorno in cui il suo ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti torna a garantire che «Non rinunceremo a nessun finanziamento», quello degli Affari Ue è a Bruxelles per trattare la revisione del Piano e il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni critica l’approccio nostrano. «Secondo me - ha detto ieri durante la presentazione di un libro - una cosa che sbagliamo da italiani è nel trattare questo Pnrr come fosse una medicina amara, imposta da Bruxelles, mentre vedo in tanti altri Paesi i premier che fanno road show per aprire cantieri e far vedere iniziative».
 

 

LA POSTURA INTERNAZIONALE
Una posizione a cui, pur senza rispondere direttamente, fanno da contraltare alcuni altri passaggi dell’intervista della premier, specie quelli sul posizionamento internazionale del Belpaese. «Io non sono l’Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti - dice Meloni, riferendosi all’Europa, come ai partner africani e mondiali - Io voglio un’Italia che cammina a testa altra nella storia e credo che con questa capacita’ di stringere rapporti si portano i risultati».  È anche a questo scopo che oggi Meloni volerà a Tunisi, per una trasferta lampo di tre ore appena.

Quanta basta per un faccia a faccia che ha il preciso obiettivo di provare spingere il presidente tunisino Kaïs Saïed sulla via delle riforme, così da provare a sbloccare il maxi prestito dell’Fmi. Per Meloni quella in Tunisia è infatti «una situazione delicata»: un default finanziario del Paese, per la premier, potrebbe portare alla caduta del governo tunisino e a «uno scenario preoccupante».


Da questo tipo di atteggiamento del resto deriverebbe in parte anche la crescita che l’Italia sta vivendo. «Mentre loro parlando di deriva autoritaria - aggiunge Meloni rivolta alla sinistra, a cui lancia diversi j’accuse- l’Italia è la nazione che cresce di più in Europa», con «il suo record storico di numero di occupati», la Borsa che «sta andando molto bene», lo spread che «è più basso di quello che c’era con il governo precedente» e gli Hedge Fund che «hanno smesso di scommettere contro il nostro debito sovrano». Fattori che, «dopo 6 mesi di governo» dimostrano che c’è «una solidità che libera le energie».


LA STABILITÀ
D’altro canto quello della stabilità è uno dei temi più cari per Meloni che, non a caso, con le ambite riforme istituzionali ha in mente proprio di limitare l’alternanza degli esecutivi nel corso di una legislatura. «Sono a capo di una maggioranza solida e mi concedo 5 anni di orizzonte» ha aggiunto ieri facendo un bilancio della sua esperienza a Palazzo Chigi. «Quando si ha questa fortuna si possono fare scelte che magari nell’immediato comprimono il consenso, ma che se ne sei convinto sai anche che nella lunga distanza verranno lette per quello che erano». 

 

Il consenso di Fratelli d’Italia, partito della premier, del resto per ora continua a sfiorare il 30% secondo i sondaggi e non sembra scalfito da qualcuno degli inevitabili inciampi in cui è incappato l’esecutivo né - al netto dei dubbi di una parte degli italiani - dalla postura atlantista garantita dalla premier. «Aiutare l’Ucraina con gli strumenti di cui disponiamo è il modo più serio per costruire la pace» ha spiegato ancora Meloni prima di concludere: «Sono disposta a perdere parte della mia popolarità su questo ma la mia coscienza mi dice che il modo migliore è fare esattamente quello che stiamo facendo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA