Pnrr, Cassese: «Controlli della Corte dei Conti sul piano? No a quelli preventivi e concomitanti»

L'ex presidente della Consulta: le verifiche oggi rendono la Corte un cogestore nelle scelte dalla Pa

Pnrr, Cassese: «Controlli della Corte dei Conti sul piano? No a quelli preventivi e concomitanti»
di F. Mal.
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Giugno 2023, 07:13

«L'Italia ha bisogno di una riforma dei controlli: se ne fanno troppi, sono inefficaci, producono solo reazioni di inerzia e autodifesa dell'amministrazione». Il presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese non ci gira troppo attorno: l'intervento voluto dal ministro degli Affari europei Raffaele Fitto con cui l'esecutivo ha deciso di porre dei limiti ai poteri della Corte dei Conti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza non è solo è da giudicare «positivamente», quanto dovrebbe fare da preludio ad una riforma più organica dei meccanismi di verifica nelle mani dei magistrati contabili.

Pnrr, Palazzo Chigi risponde alla Commissione Ue: «Polemiche surreali, pregiudizi su di noi»


«Il fatto - spiega ancora il giurista ed ex ministro - è che questi controlli sono inefficaci e servono frequentemente a soddisfare il desiderio dei controllori di aumentare la propria sfera di influenza».


Professor Sabino Cassese dopo l'intervento con cui il governo ha deciso di prorogare lo scudo erariale al 2024 e limitare i poteri di controllo concomitante sul Pnrr c'è chi sostiene sia stato imposto un "bavaglio" alla Corte dei Conti. Lei cosa ne pensa?
«Giudico positivamente l'orientamento del governo.

La posizione costituzionale della Corte dei conti è chiaramente definita. Ha il controllo preventivo sugli atti del governo e quello consuntivo in funzione del controllo del Parlamento. Altri tipi di controllo, come quelli preventivi sui singoli atti amministrativi o quelli concomitanti, non corrispondono al modello costituzionale. Inoltre, sono inefficaci».


Come mai lo sostiene?
«Perché sono puramente cartolari, troppo ampi in estensione e poco curati in profondità. Producono irresponsabilità nei funzionari amministrativi, sono pericolosi per la stessa indipendenza della Corte dei conti, che finisce per essere una specie di angelo custode dell'amministrazione ed essere coinvolta, come una specie di cogestore, nelle decisioni amministrative. Tutta la cultura amministrativa italiana, a partire da Carlo Petrocchi, è stata sempre contraria a controlli di tipo preventivo o concomitante».


Ieri anche la Commissione europea ha fatto sapere che «monitorerà con attenzione» il discusso testo che lunedì arriverà in Aula per il voto definitivo. Ravvede delle potenziali incongruità?
«Non vedo incongruità. L'amministrazione italiana spende risorse finanziarie che derivano dall'Unione Europea ed è giusto che l'Unione Europea faccia controlli, secondo le tecniche di controllo più efficaci, cioè non a tappeto e non in via preventiva, con esami a campione».


Al termine del tavolo di confronto tra l'esecutivo e i magistrati contabili, si è stabilita la creazione di un tavolo che rielabori gli istituti della responsabilità erariale, del controllo concomitante e porti all'adozione di un codice dei controlli. L'Italia ha bisogno di una riforma strutturale?
«L'Italia ha bisogno di una riforma dei controlli: se ne fanno troppi, sono inefficaci, producono solo reazioni di inerzia e autodifesa dell'amministrazione. Pensi che nel 1993, in una relazione ad un convegno organizzato dalla Corte dei conti sui controlli, osservai che tre anni prima, in Italia, erano state operate 100 milioni di operazioni di controllo, il 90% composto di controlli preventivi di legittimità e che la Corte dei conti aveva operate circa 5 milioni di operazioni di controllo».

Numeri che oggi rischiano di essere ancora più elevati. Non le sembrano un po' troppi?
«Lo stesso numero delle operazioni di controllo fa sorgere un interrogativo. Se ci sono tante operazioni di controllo, dobbiamo assumere che l'intera amministrazione sia composta da persone che violano la legge tutti i giorni? Se fosse così, non ci dovremmo preoccupare? Il fatto è che questi controlli sono inefficaci e servono frequentemente solo a soddisfare il desiderio dei controllori di aumentare la propria sfera di influenza».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA