Dopo Stoccolma e Berlino, ecco Bruxelles. Domani Giorgia Meloni sbarcherà nel cuore dell'Unione europea per prendere parte ad un Consiglio straordinario (9 e 10 febbraio) che si annuncia in salita. Sarà pur vero che per il Sunday Times Meloni è la leader più popolare del Vecchio Continente e anche - come ha rivendicato a più riprese negli eventi elettorali di questi giorni - che «l'Italia non è isolata», ma le trattative nella capitale belga sono tutt'altro che semplici. Posto che la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sposterà molto l'interesse sull'ovvia conferma del sostegno a Kiev, il nodo è principalmente attorno alle modalità con cui i Ventisette hanno in mente di rispondere all'Inflaction reduction act a stelle e strisce. E cioè agli aiuti di stato messi in campo da Washington per spingere la transizione green e attrarre i principali produttori mondiali sul suolo americano.
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Ebbene, la partita è molto complessa.
La contrapposizione è evidente, tuttavia l'Italia avrebbe trovato una soluzione che potrebbe soddisfare Berlino e Parigi (i cui ministri dell'Economia intanto ieri sono volati in Usa senza l'Italia). L'idea è «bilanciare» le aperture sugli aiuti di stato (che comunque dovranno essere limitati temporalmente e quantitativamente) con una maggiore flessibilità sui fondi Ue già stanziati come Pnrr, RepowerEu e Fondi di coesione. Un "contentino" che permetterebbe al Belpaese di beneficiare di liquidità immediata senza nuovo debito e, nell'ottica di essere parte integrante della catena di approvvigionamento delle industrie franco-tedesche, anche degli aiuti stanziati dagli altri Paesi. In ogni caso un successo a metà perché molto distante dall'idea principale di Roma di arrivare subito alla creazione di un fondo sovrano europeo. Il discorso, complice la convinzione sulla bontà del progetto della Commissione Ue, non è affatto accantonato, ma serve più tempo.
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Quello dell'immigrazione è l'altro grande dossier che si affronterà a Bruxelles. In questo caso però è molto difficile si arriverà a qualche tipo di accordo pragmaticamente significativo. Tuttavia le conclusioni potrebbero portare ad un primissimo punto di incontro tra le istanze dei paesi di primo arrivo come l'Italia, e quelli interessati dai movimenti secondari come la Svezia (che ha la reggenza europea di questo semestre), i Paesi Bassi e gli altri scandinavi. A chiarire il passaggio è lo stesso Fitto: «Nell’ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo, che abbiamo discusso lunedì - ha spiegato ieri - sono presenti passaggi sulla dimensione esterna dell'Ue, quindi superare la contrapposizione nella valutazione tra gli arrivi primari e secondari, ma anche cercare di avere una visione unica, cogliere e comprendere che ci sono diversi tipi di immigrazione, comprendere bene la differenza che c’è tra profughi e migranti economici, capire che ci sono diversi approcci tra che gestisce il fenomeno migratorio da terra e chi lo deve gestire via mare».