Green pass, con le riaperture «crescita Pil al 7%». Brunetta: è un momento magico

Green pass, grazie al certificato «crescita Pil al 7%». Brunetta: è un momento magico
di Andrea Bassi
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Domenica 19 Settembre 2021, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 00:23

A pochi giorni dalla presentazione delle nuove stime del governo sull’andamento dell’economia, il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, lascia intendere che potrebbe esserci una sorpresa. Positiva. L’asticella della crescita italiana di quest’anno potrebbe andare ancora più su di quel che solo fino a qualche giorno fa si pensava. «Stiamo vivendo un momento magico», ha detto il ministro parlando a Venezia ad un convegno organizzato dal Foglio. «Stiamo crescendo», ha detto, «al 6%, e forse vi do una piccola notizia: anche di più. Se la strategia del Green pass funziona e se questa onda, come dice il presidente Draghi», ha spiegato Brunetta, «significa riaprire, noi viaggiamo verso il 7%». Insomma, anche se la crescita del Pil nella prossima nota di aggiornamento potrebbe essere fissata al 6%, se il Paese riaprirà e non ci saranno nuovi focolai pandemici è possibile che alla fine dell’anno l’economia possa galoppare addirittura al ritmo del 7%. Più della crescita del Pil cinese. I segnali di una ripresa galoppante del resto ci sono. Molti imprenditori da tempo sostengono di non riuscire a stare dietro agli ordini. Tira sia il mercato interno che le esportazioni.

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IL PRIMO SEMESTRE
Secondo i dati a disposizione dei tecnici, nel primo semestre del 2021 la produzione nella meccanica è aumentata di quasi il 30 per cento, arrivando poco al di sotto dei livelli del 2019, quelli immediatamente precedenti alla pandemia. E la sorpresa è che l’Italia va anche meglio dell’Europa. Fatto 100 il volume di produzione di gennaio del 2020, l’Italia è a quota 102, il resto del continente ancora a 97,4. Anche le esportazioni hanno preso a correre. Nell’ultimo rapporto della Sace si stima per quest’anno un aumento dell’11,3 per cento dei beni di valore. Di nuovo si prevede a breve il ritorno a livelli precedenti alla pandemia. Lo stesso Istat ha registrato a luglio un andamento della produzione migliore delle attese. Anche Coldiretti ha plaudito al certificato. Ha evitato un crac da 30 miliardi all’agricoltura e ha introdotto una flessibilità nel lavoro. 
L’economia, insomma, tira.

E secondo Brunetta tirerebbe ancora di più se, grazie al Green pass, ci fosse un rientro dallo smart working. La crescita aggiuntiva potrebbe essere del 2 per cento. Un dato che il ministro ha tratto da un dossier di Mazziero Research.

In quel documento c’è scritto che «un rientro dallo smart working contribuirebbe al ritorno alla normalità e fornirebbe una spinta a settori che ancora non hanno avuto modo di recuperare pienamente come ristorazione collettiva, caffetteria, abbigliamento e altre attività indotte che consentirebbero di far crescere ulteriormente il Pil di circa il 2% su base annua. Una stima approssimativa», dice ancora il rapporto, «dopo dodici mesi dal rientro nei luoghi di lavoro». 

L’EFFETTO SUI CONTI PUBBLICI
Non a caso il ministro continua a spingere, almeno sul fronte degli statali, a un rientro il più rapido possibile negli uffici. Ieri, sempre parlando a Venezia, ha spiegato che tra un mese arriverà il contratto che regolamenterà lo smart working nella Pubblica amministrazione. Ma il miglior andamento dell’economia ha un effetto diretto sui conti pubblici. Nel senso che libera risorse. Se il Pil nella prossima Nota di aggiornamento del governo sarà fissato già solo al 6 per cento, il deficit pubblico calerebbe dall’11,8 per cento previsto ad aprile al 10 per cento. Potenzialmente una trentina di miliardi di deficit in meno del previsto. Con due effetti. Il primo è che il governo potrebbe avere spazio per finanziare alcune misure nella legge di bilancio, come una prima riduzione delle tasse o del cuneo fiscale. La seconda è che potrebbe alimentare gli appetiti della variegata maggioranza che sostiene il governo. I temi sul tavolo sono tanti. E tutti decisamente costosi. C’è la richiesta di un nuovo stop alla riscossione delle cartelle esattoriali che da sola costa circa 4 miliardi di euro. C’è il nodo del caro bollette da disinnescare (anche qui ci vorrebbero almeno altri 4 miliardi). E infine, c’è la madre di tutte le partite politiche: la riforma delle pensioni con il superamento di Quota 100. Forse anche per raffreddare la corsa alla spesa, Mario Draghi continua a predicare una certa cautela, ricordando che la crescita non è un dato acquisito e che le incognite, dal caro materie a possibili nuove varianti, sono tante. Ma soprattutto che bisogna evitare che la ripresa si trasformi in un rimbalzo. Va resa strutturale e per questo servono le riforme. Quelle promesse all’Europa con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
 

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