Caldo record, cassa integrazione a ore e smart working: le misure a tutela dei dipendenti. Il governo prende tempo

Si punta a un protocollo condiviso tra le parti (che si rivedono lunedì)

Caldo record, cig a ore e smart working: le misure a tutela dei dipendenti. Il governo prende tempo
di Luca Cifoni
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Venerdì 21 Luglio 2023, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 10:06

Le misure del governo per la gestione del caldo nei luoghi di lavoro potrebbero arrivare dalla prossima settimana. La "cassetta degli attrezzi" potrebbe includere un ricorso più facile alla cassa integrazione organizzata su base oraria e forse anche nuove forme di lavoro agile "di emergenza" come quello sperimentato in occasione del Covid. Ma l'obiettivo è anche coinvolgere le parti sociali in «buone prassi» in fabbriche e uffici, che possano tutelare la salute dei lavoratori in situazioni climatiche come quella attualmente in corso. La riunione di ieri presso il ministero del Lavoro non è stata comunque conclusiva: gli interlocutori (sindacati, associazioni di impresa e rappresentanti di enti pubblici come Inps e Inail) sono stati riconvocati per lunedì 24 luglio. Si punta ad arrivare alla stesura di un protocollo congiunto «in cui affrontare i temi dell'organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l'emergenza caldo». In questo ambito rientra anche la possibile fornitura di appositi dispositivi di protezione individuali e di supporti anti-calore. «Ci proponiamo di intervenire potenziando gli strumenti già esistenti e disegnando ulteriori strategie» ha dichiarato il ministro Marina Calderone.

I NODI

Dunque al momento non sembrano previsti interventi di urgenza, destinati ad mitigare la situazione nelle prossime ore, in cui le temperature massime potrebbero mantenersi vicine (o superiori) ai 40 gradi in diverse aree del Paese.

Uno degli strumenti su cui si è concentrata la discussione è lo smart working in forma emergenziale: la possibilità di applicarlo nei luoghi di lavoro anche in assenza di specifiche intese all'interno dell'azienda, e con procedure estremamente semplificate. Per fare questo servirebbe però un'apposita norma di legge, che comunque sarebbe destinata ad entrare in vigore solo in una fase successiva, a meno che l'esecutivo scelga la via (molto improbabile) del decreto legge ad hoc. Una via di mezzo rispetto all'assetto normativo attuale potrebbe consistere nella definizione attraverso provvedimenti ministeriali di forme semplificate e rapide di comunicazioni, che rendano quasi immediata la fruizione di lavoro agile concordato all'interno delle imprese.

Il tema è comunque controverso e se ne è avuta una chiara eco al tavolo. Il problema numero uno è che alcune delle mansioni potenzialmente più esposte ai danni della calura eccezionale, ad esempio nel settore dell'edilizia o nei servizi turistici, sono per loro natura quasi impossibili da svolgere a distanza. Ma esistono anche altre perplessità, come quelle avanzate da Confcommercio, secondo la quale un ricorso estensivo al lavoro agile potrebbe «risultare controproducente e dunque contribuire alla desertificazione dei luoghi di lavoro e delle città con possibili danni alle imprese da noi rappresentate». Confesercenti ha invece espresso timori su possibili appesantimenti amministrativi per le aziende del turismo e del commercio, in relazione ai provvedimenti di prevenzione da adottare.

L'OPZIONE

Un'altra opzione emersa nel corso del dibattito, che il governo si è impegnato a valutare, è quella della gestione a ore in tutti i settori della cassa integrazione ordinaria. Questo permetterebbe ad esempio di sospendere l'attività lavorativa nelle ore più calde della giornata, concentrandola in quelle relativamente più fresche: ci sarebbero comunque problemi organizzativi da risolvere. Alcuni dei partecipanti all'incontro si sono espressi a favore di misure più immediate. È il caso ad esempio della Uil, che vorrebbe «un decreto immediato che fermi le attività lì dove si superino i 32/33 gradi». Anche la Cgil è per «interventi immediatamente operativi». La Cisl valuta invece positivamente l'idea di «procedere speditamente alla definizione di un protocollo trilaterale».
 

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