Bari, dem divisi dopo lo strappo di Conte: «Candidiamo Leccese»

Il no alle primarie del leader M5S agita il Pd. I timori di accordi in salita per le altre sfide nelle città

Antonio Decaro ed Elly Schlein
di Andrea Bulleri
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Venerdì 5 Aprile 2024, 18:16

«Nessuno dica che siamo stati sleali: avevo avvisato Elly Schlein con una lunga telefonata mercoledì». Dopo lo strappo sulle primarie di Bari innescato dalla nuova inchiesta giudiziaria, tra Pd e Movimento 5 stelle è il giorno dei veleni. Con Giuseppe Conte che respinge al mittente (cioè al Nazareno) le accuse di tradimento per aver sconvocato i gazebo in programma domenica. E insiste sul sostegno a Michele Laforgia, l'avvocato sostenuto dalla sinistra che dopodomani avrebbe dovuto sfidare Vito Leccese, capo di gabinetto del sindaco Antonio Decaro, per provare a raccogliere il testimone del primo cittadino uscente. 

Il rebus

«Laforgia - rilancia Conte ai microfoni dell'Aria che tira - non è stato indicato dal Movimento: il Pd spieghi quali sono le ragioni ostative per cui non può essere candidato». Nel frattempo i dem, dopo la batosta, si interrogano sul da farsi. Già, perché l'addio del leader 5s alle primarie è piovuto sul Nazareno come un fulmine a ciel sereno. E ha irritato non poco Schlein, sia per i contenuti che per il metodo. «Non è possibile che tra alleati veniamo a sapere annunci così importanti dalle conferenze stampa», mugugnano nel giro della segretaria. «Conte sta sfasciando il progetto unitario di Elly, senza rendersi conto che così fa solo il gioco della destra». 

Da un lato, insomma, nel quartier generale dem aleggiano le preoccupazioni per ciò che l'ultimo niet pentastellato (che i dem giudicano «incomprensibile») potrebbe comportare per la ricostruzione del cosiddetto campo largo. Il timore, insomma, è che lo strappo di Bari possa complicare la chiusura di accordi che già sembravano in salita anche altrove, come nel caso di Firenze. «Non è possibile - è il ragionamento ricorrente tra i dem - che Conte ci stia solo quando è lui a imporre i candidati.

Non è così che si costruisce un'alleanza». Replica l'avvocato: «Se il Pd continua a parlare di slealtà le conseguenze ci saranno: significa che non ha rispetto delle persone e delle forze politiche con cui lavora».

I timori

Dall'altro lato comincia a serpeggiare un certo timore per la sfida di Bari. Perché andando divisi, ragionano i democrat, si rischia di fare un grosso favore alla destra, che potrebbe ambire al ballottaggio (e pure a una vittoria che sarebbe storica). Specie se a correre fosse davvero il magistrato civico ed ex "montiano" Stefano Dambruoso, uno dei nomi che si fanno nel campo avverso per la sfida del dopo-Decaro. E che, sempre seguendo il filo del ragionamento dei dem, potrebbe presentarsi come il volto della legalità, sfruttando l'onda delle inchieste giudiziarie che hanno sfiorato le amministrazioni di Decaro ed Emiliano.

Che fare, dunque? Il Pd è diviso. Tra chi come Francesco Boccia insiste su Leccese («Il nostro candidato ora è lui») e chi ritiene che sia meglio provare a tener dentro i 5s, optando per un nuovo nome. Dice ad esempio Andrea Orlando: «Il passo da fare è cercare un terzo fra Laforgia e Leccese», per «non compromettere la coalizione e non compromettere il percorso di cambiamento della citta' che anche gli avversari ci riconoscono». A sbrogliare la matassa, con ogni probabilità, ci penserà Elly Schlein. Che proprio oggi è attesa a Bari per un comizio a fianco di Leccese. Un'immagine, suggerisce qualcuno, che già indica quale sia la strada che intende percorrere la segretaria. 

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