Autonomia, stop al Senato: il voto slitta a settembre: il dietrofront dopo l’accelerata in senso contrario di martedì

Nel nuovo calendario del Senato, il ddl Calderoli non è più prioritario

Autonomia, stop al Senato: il voto slitta a settembre: il dietrofront dopo l’accelerata in senso contrario di martedì
di Andrea Bassi
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Giovedì 27 Luglio 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 11:15

Bisogna correre, ma senza fretta. Anzi, meglio rallentare. L’autonomia differenziata, il progetto leghista per trasferire a Veneto e Lombardia ventitre materie oggi gestite dallo Stato, assomiglia sempre più a una sorta di gioco dell’Oca. L’altro ieri in Senato è stata approvato un ordine del giorno per dare una spinta all’autonomia e «fare presto». Ieri, sempre in Senato, la Commissione Affari Costituzionali, dove il disegno di legge Calderoli sull’attuazione della “devolution” è in discussione, ha riscritto il calendario dei lavori. E a sorpresa invece di una spinta è arrivata una frenata. Il presidente della Commissione, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, ha accettato le richieste del Partito democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra, di avviare la discussione la prossima settimana di altri due progetti di legge sull’autonomia, facendo slittare di fatto a settembre il voto sugli emendamenti al ddl Calderoli. 

Il passaggio

I due progetti in questione, in realtà, smontano l’autonomia così come costruita dal ministro leghista degli Affari Regionali.

Il primo progetto di legge è quello di iniziativa popolare, trasmesso al Senato a inizio giugno dopo che è stato firmato da oltre 100 mila italiani. Una volta “incardinato” in Senato, cosa che come detto avverrà la prossima settimana, dovrà essere discusso in aula entro quattro mesi, e dunque entro novembre. La seconda proposta, che sarà collegata alla prima, è quella costituzionale predisposta dal Pd a prima firma Andrea Giorgis. Sia la legge di iniziativa popolare che quella Dem, come detto, riscrivono completamente il progetto Calderoli. Lo fanno, innanzitutto, limitando fortemente le competenze considerate “trasferibili” dallo Stato alle Regioni. Non vengono considerate per esempio, cedibili funzioni come l’istruzione, la tutela della salute, il commercio con l’estero, la sicurezza sul lavoro, le competenze in materia di produzione, distribuzione e trasporto di energia. 

La linea

Ma c’è anche un altro tema che da giorni tiene banco in Commissione Affari Costituzionali dove è in discussione il disegno di legge Caleroli: il rifiuto del Presidente del Comitato Clep Sabino Cassese di riferire sui lavori dell’organismo che presiede. Il Comitato è stato incaricato dal governo di definire i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, ma la sua attività rimane avvolta nel mistero. «Abbiamo chiesto con una lettera la convocazione di Cassese e abbiamo chiesto di votare un ordine del giorno per acquisire tutti gli elementi in possesso del Clep», spiega il senatore Dem Andrea Giorgis, «ma fino ad oggi non abbiamo avuto risposte e conosciamo solo quello che trapela sui giornali dei lavori di questo Comitato». Anche il Presidente dei Senatori del Pd, Francesco Boccia, ha parlato di «opacità». «Da tempo», ha detto, «avevamo chiesto, e lo ribadivamo nel testo della mozione, di audire il Presidente o un membro del Clep per capire su quali parametri costruire i livelli essenziali delle prestazioni. Questo ci è stato ancora una volta negato».
Una linea condivisa anche dal Movimento Cinque Stelle. «Il rifiuto di riferire in Palamento sui lavori del Comitato Clep», dice la grillina Alessandra Maiorino, «è imbarazzante dal punto di vista istituzionale. È importante e lo chiederemo», aggiunge la senatrice, «di depositare tutta la documentazione alla base del lavoro che sta compiendo il Comitato». 

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