C’è una fretta sospetta con la quale si vuole chiudere la partita dell’autonomia differenziata. L’ultima forzatura è l’ordine del giorno della maggioranza al Senato che chiede di «fare presto». Con il ministro Calderoli che, dopo la bocciatura della richiesta dell’opposizione di definire preventivamente i livelli di assistenza a tutela di tutte le Regioni, esce allo scoperto: «Pretendere che prima di votare emendamenti si possano definire centinaia di Lep è un tentativo di bloccare la legge». Insomma, tanti saluti all’uguaglianza dei cittadini. In una prima versione del testo di maggioranza c’era un collegamento diretto tra il progetto leghista di devoluzione e quello del presidenzialismo caro a Giorgia Meloni. Poi questo collegamento è stato cancellato. Ma la fretta sull’autonomia resta.
Autonomia, nella Sanità la scorciatoia sui Lep farà crescere ancora i divari
LE OBIEZIONI
Allora, forse, vale la pena rimettere in fila i fatti. In Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove è in discussione il disegno di legge Calderoli che è la premessa all’autonomia differenziata chiesta da Veneto e Lombardia, la stragrande maggioranza degli oltre 60 auditi sul tema, nonostante il tempo di parola sia stato limitato a soli otto minuti risposte incluse, ha bocciato il progetto.
I NODI
Spieghiamo ancora meglio. Veneto e Lombardia chiedono l’istruzione? Allora si definiscono gli standard da assicurare per le aule, il numero di alunni, le mense e così via, in modo che la materia scuola con le sue risorse possa essere trasferita alle Regioni. Ma il rischio è quello di creare diritti di serie A e di serie B. La pensione minima a 600 euro erogata dallo Stato, per esempio, è un Lep oppure no? L’illuminazione pubblica che un Comune deve garantire, è un diritto oppure no? E un certo numero di poliziotti per la sicurezza delle città? Ma perché è importante definire non solo i Lep che servono a Veneto e Lombardia, ma tutti i diritti di cittadinanza? Perché se c’è da tagliare qualche spesa per riequilibrare il bilancio pubblico, lo Stato avrà meno libertà di agire su ciò che ha definito come “livello essenziale di prestazione”, e soprattutto se ha trasferito anche le risorse alle Regioni. A quel punto non resterà che tagliare ciò che Lep non è: le pensioni, gli stipendi delle forze dell’ordine o degli statali in generale, le spese dei Comuni. Sull’autonomia non si può avere fretta perché alle viste ci sono le elezioni europee. In gioco c’è molto di più: i diritti degli italiani.