Trasporti, sanità e scuola, i Lep restano senza fondi: così il Nord corre da solo

Ancora nessuna risorsa per garantire i livelli essenziali delle prestazioni. Manca il tempo pieno e peggiorano i risultati scolastici al Sud. Prosegue l’esodo per le cure

Trasporti, sanità e scuola, i Lep restano senza fondi: così il Nord corre da solo
di Andrea Bassi
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Giovedì 27 Luglio 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:06

È un rebus. Di più. Un enigma. Come si fanno a migliorare i servizi e a garantire più diritti nei territori più poveri, dove quei servizi e quei diritti spesso sono un miraggio, senza nuove risorse? La risposta a questa domanda è l’ultimo vero ostacolo all’autonomia differenziata, alla devoluzione cioè, di competenze statali e di risorse pubbliche, alle Regioni che hanno chiesto la devoluzione. Che, per inciso, sono quelle più ricche del Nord. Ma l’ostacolo può essere aggirato. Come? Abbassando l’asticella. Proviamo a prendere alcuni casi concreti, come la scuola, la sanità e i trasporti. Partiamo dalla prima. I risultati degli ultimi test Invalsi hanno fatto emergere un divario allarmante tra i livelli di apprendimento degli studenti del Nord e quelli del Sud. Tra chi, cioè, vive in aree ricche del Paese e chi in aree povere. Le differenze, ha riconosciuto la stessa Invalsi, non dipendono dalle diverse capacità, ma da cause strutturali. Che significa? Per esempio che un bambino che frequenta una scuola elementare nel Mezzogiorno sta tra i banchi, durante l’intero ciclo scolastico, un anno in meno di un suo coetaneo che vive in una Regione settentrionale. Come sia possibile, lo ha spiegato la Svimez in un suo rapporto. Al Sud il tempo pieno è quasi assente, mentre al Nord è la regola. Il problema potrebbe essere risolto fissando un Lep, un livello essenziale, che dicesse semplicemente che tutte le classi italiane hanno diritto al tempo pieno. Semplice solo sulla carta. Perché, come ha calcolato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, riconoscere questo diritto avrebbe un costo di circa 4 miliardi di euro. 
Soldi necessari ad aumentare il numero delle maestre e dei maestri elementari di almeno il 30 per cento. E questo costo non tiene conto dell’incremento necessario per gli insegnanti di sostegno, per quelli di religione, per le mense scolastiche e per i trasporti. E allora la tentazione potrebbe essere mettere l’ascitella più in basso. Se il diritto fosse garantito solo a un bambino su due, ecco che allora basterebbe poco meno di un miliardo di euro.

IL COMITATO

Discorso analogo per la Sanità. Il Comitato Clep, chiamato dal governo a “suggerire” come garantire diritti uguali su tutto il territorio nazionale, ha stabilito che nel campo della salute non c’è bisogno di muovere foglia. Va tutto bene esattamente così com’è. Non servono i Lep perché già ci sono i Lea. Che però non hanno funzionato. In dieci anni, ha calcolato la Fondazione Gimbe, la mobilità sanitaria, ossia la scelta dei pazienti del Sud di farsi curare nelle strutture del Nord, ha comportato il trasferimento di 14 miliardi di euro di fondi sanitari del Mezzogiorno verso il Settentrione. È un cane che si morde la coda. Meno soldi incassano le strutture meridionali, più aumentano i deficit e la necessità di attuare piani di rientro che non fanno altro che peggiorare la qualità dei servizi e spingere sempre più i pazienti verso il Nord. La sanità del Sud, insomma, finisce di essere una sorta di bancomat per Veneto e Lombardia, le due Regioni più avvantaggiate dall’emigrazione sanitaria. A tutto ciò si è deciso di non dare risposta. «È evidente», ha spiegato il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, «che senza definire, finanziare e garantire i Lep, le maggiori autonomie in sanità legittimeranno normativamente questa frattura». 
C’è poi il tema dei trasporti legato alla cosiddetta “perequazione infrastrutturale”.

Nel Mezzogiorno per decenni si è investito poco in strade e ferrovie. La conseguenza è, per esempio, che per coprire in treno la distanza che separa Roma da Milano ci vogliono 3 ore, quella per andare dalla Capitale a Lecce, richiede ancora il doppio del tempo nonostante la distanza simile. Servirebbero decine di miliardi di investimenti pubblici. Ma anche qui per adesso si è visto poco. Quindi si torna al punto di partenza. Si può fare un’autonomia senza soldi, che cristallizzi i divari, oppure trovare miliardi di euro per livellare le condizioni di vita in tutto il territorio nazionale definendo e finanziando i Lep. Ma tutti, e non solo quelli necessari per far partire l’autonomia chiesta da Veneto e Lombardia. 

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