Miriam Leone: «Vivo l'amore come Eva Kant, con Paolo siamo una squadra: mi ispiro alla nostra coppia»

Il secondo capitolo della saga dei Manetti Bros ispirata al fumetto-cult delle sorelle Giussani, sarà in sala il 17 novembre

Miriam Leone: «Vivo l'amore come Eva Kant, con Paolo siamo una squadra: mi ispiro alla nostra coppia»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Sabato 12 Novembre 2022, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 16:27

Un Diabolik tutto nuovo, l'attore italo-canadese Giacomo Gianniotti al posto di Luca Marinelli, Ginko-Valerio Mastandrea ossessionato dall'idea di acciuffarlo, la new entry Altea, maestosa duchessa e amante dell'ispettore (Monica Bellucci con le lenti a contatto azzurre). E naturalmente Eva Kant, la conturbante compagna di vita e misfatti del criminale, nervi d'acciaio e chignon che non perdona, a cui ancora una volta presta carisma e bellezza Miriam Leone, 37. Diabolik - Ginko all'attacco, secondo capitolo della saga dei Manetti Bros ispirata al fumetto-cult delle sorelle Giussani, sarà in sala il 17 novembre con le sue spettacolari ambientazioni anni Settanta, i delitti, gli inseguimenti, le maschere di lattice, i covi segreti scavati nella roccia, i clamorosi colpi di scena. Ma in primo piano è il duello tra Ginko e Eva che tiene testa all'ispettore escogitando un piano inatteso, spiazzante. In una parola: diabolico.

Miriam Leone e la foto senza trucco: «Mostrarsi imperfetti è un super potere»


Non le era bastato interpretare Eva nel primo film?
«Scherziamo? Sono stata felicissima di ritrovarla ancora e sarò anche nel terzo capitolo della saga.

In questo secondo film il mio personaggio è cambiato».


In che modo?
«Ha smesso i panni mondani per concentrarsi sul suo rapporto con Diabolik che, per essere completo, ha bisogno del carisma femminile della compagna. I due sono alla pari e all'inizio battibeccano come una qualunque coppia borghese. Lei gli rimprovera di pensare sempre al lavoro invece di organizzare una vacanza...».


Pensa di avere qualche punto in contatto con questo personaggio da fumetto?
«Mi identifico innanzitutto nel suo pragmatismo. Eva ha superato un passato difficile di figlia illegittima ripudiata dal padre nobile. Si è concentrata sul futuro. Anch'io ho imparato a riconoscere le mie ferite e andare avanti. E, proprio come Lady Kant che ama ineluttabilmente Diabolik, ho trovato il coraggio di riconoscere l'amore».

 


Allude a suo marito Paolo Carullo, sposato nel 2021?
«Ovviamente. Oggi, se interpreto un personaggio che vive una storia d'amore non sono costretta a sognare. M'ispiro alla nostra coppia. Come Diabolik e Eva, noi due siamo una squadra, ci sosteniamo a vicenda. Non pensavo di aver bisogno di tutto questo, ma mi sento fortunata».


Dopo tanti film, premi, soddisfazioni cosa si aspetta dal lavoro?
«Voglio interpretare dei personaggi che possano ispirarmi. Donne che hanno sofferto ma incarnano la speranza di farcela. In ogni caso, devono venirmi in sogno per parlarmi».


E cosa le ha detto Eva Kant?
«Che noi ragazze dobbiamo combattere per i nostri diritti. Paradossalmente, lei lo fa con grazia. Fiancheggia un criminale, è vero, ma non uccide. È comunque un esempio di forza femminile».


Lei ha mai avuto la paura di non farcela?
«Sì, molte volte ho temuto di non essere all'altezza. Per crescere ed arrivare dove sono ho dovuto superare le mie insicurezze».


Su Instagram, dove ha un milione e 600mila follower, ha di recente postato una foto senza filtri in cui appare struccata. Oggi non si dà troppa attenzione all'immagine?
«I social sono mezzi di comunicazione basati sulle foto e io ci metto l'anima. E non mi dispiace trasmettere alle ragazze l'idea che nessuno è perfetto e anch'io ho le mie crisi di fragilità. È un messaggio di sorellanza».


A proposito, è cresciuto lo spazio delle donne nel cinema?
«Nelle troupe vedo sempre più donne impegnate in lavori tecnici, un tempo appannaggio dei maschi. È un bel segnale del cambiamento in atto».


Mentre è sul set della serie di Paolo Genovese I Leoni di Sicilia, è appena uscita in sala la cammedia distopica War in cui fa una pacifista.
«Nel film di Gianni Zanasi sono contro la guerra al punto di volermi liberare del vecchio patriarcato».


Di cosa va più fiera?
«Di essermi circondata di belle persone. E di essere stata una ragazza che ha fatto molte traversate difficili in solitaria ma ha conquistato l'indipendenza. È la mia felicità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA