Marida Lombardo Pijola, quando svelò le baby cubiste in discoteca a 14 anni

Marida Lombardo Pijola, quando svelò le baby cubiste in discoteca a 14 anni
di Marida Lombardo Pijola
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Lunedì 27 Settembre 2021, 14:16

 Balla Chiara, balla sul cubo luminoso, balla seminuda, scintillando come un frammento di stella intrappolata. Balla lassù, levitando in un paradiso di sogni ciarlatani, galoppando al ritmo di fasci di luce intermittenti, del cuore raggirato, della musica house che sfonda il cervello. Cori tribali: eddàje-eddaje-eddàje, ebbòmbe-ebbòmbe-ebbòmbe, le canne, marjuana. Chiara, quattordici anni il mese scorso. Mosse goffe e sensuali, grazia puerile, acerba. Chiara impacciata, con le mani che scendono a sollevare pochi centimetri di gonna, le dita che sfiorano la sua stessa pelle o quella delle altre, onde di chiome seriche nell'aria, spina dorsale flessuosa, e davanti un tubo di ferro, che scende dal soffitto. lei scivola, s'avvinghia. Muscoli compatti, ventre piatto, arti snodati che sembrano senz'ossa, brava la prof di ginnastica della seconda media, l'anno scorso, brava la mamma, che schizza dall'ufficio per portarla a danza. Sabato. Sulla pedana Chiara, cubista di discoteca pomeridiana. Cubista per minori. Orario: sedici-diciannove. Età degli avventori: sedici-dieci. Benvenuti ragazzi. E benvenuti anche a voi, cari bambini. Oggi niente compiti, domani niente scuola.

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Sabato, finalmente, anche se qui non ci sono donzellette che vengono dalla campagna. C'è una ragazzina, invece, che chiameremo Chiara, viene dal quartiere Trieste. E ci sono le altre. «Mi hanno selezionata tra quasi duecento. E' fico. Ti guardano tutti. Puoi guadagnare. E' il primo giorno, vediamo se piaccio, poi parleremo di soldi». Mamma non lo sa. Mamma, comunque, non potrebbe entrare. Vietato l'ingresso agli adulti ed alle adulte, mamme comprese, mamme soprattutto. Entriamo con uno stratagemma. E fortuna per te che non ci sei, mamma di Chiara, e sfortuna per Chiara, invece: se mamma ci fosse, verrebbe trascinata via dalla pedana, dove se ne sta a far guizzare i fianchi oltre qualche centimetro di stoffa, a farli oscillare assieme a qualche centinaio di sguardi affamati, a dominare un tappeto di ciuffi e di riccioli sudati, di visiere e di baschi, di epidermidi acneiche tutte in fiamme. Cinquecento, mille. Ne balza fuori un flusso imbizzarrito di mani rapaci, si allugano per sfiorare Chiara, fotografarla e filmarla con i cellulari, così da portarsela a casa, e custodirla. S'accalcano ai suoi piedi. Venerano le caviglie esili, barcollanti sui tacchi alti, raso nero, le scarpe da sera della mamma.

Chiara e le altre: quattordici anni o quindici, qualcuna tredici, dodici talvolta, altre, più rare, sedici, le veterane. Terza media, quarta ginnasio, quinta, poi basta, troppo grandi. Famiglie borghesi o popolari, ignare. Chiara: «Mi hanno detto che puoi guadagnare tra i quindici e i cento euro». Interpelliamo un gestore: «Ma no, niente soldi, si figuri, entrano gratis, e offriamo loro da bere coca-cola». Laura è molto bella. Dice che a lei hanno offerto molto, però ha rifiutato. «Volevano che compilassi una scheda, nome, età, una foto in bikini.

E magari poi ti ritrovi la foto sul sito del locale». Cerchiamo il sito. Bloccato. «In costruzione». E intanto benvenute sul cubo, ragazzine. Trucco pesante, come le bimbe a Carnevale. Seni in germoglio sotto la trama di un top traforato. Biancheria intima in guizzo da ogni centimetro di pelle. Reggiseni che qualche volta saltano per aria. Pelle compatta, luccicante di strass e di sudore. Flussi di fumo bianco, ormoni in tempesta, caldo. Aria densa, malsana. Marco, 16 anni, ha nuotato nella calca imbizzarrita, all'ingresso, ma poi non è entrato. «Ho sedici anni, sono troppo grande. E poi li vede? So' bbori, vengono da Talenti o Vigne Nuove, pedofili diciottenni a caccia di qualche femmina undicenne. Fanno casino, spacciano gesso per droga. E poi rischi di calpestare i pischelleti, bimbe vestite da m..tte, bimbi che si toccano sui divani, fanno girare le canne nei bagni, guai se li becca il buttafuori». Canne? «Le portano da casa». Come la merenda. «Robba da ridere, non trova?». Non ridiamo. Migliaia, solo nelle due ”disco” più frequentate, nel giorno di apertura. Undici euro a cranio, anche grazie all'infaticabile lavoro dei pierre: dieci, undici, massimo quindici anni, piccole, laboriose formichine.

Durante la settimana, distribuiscono ingressi nelle scuole. Prendono una ”tangente”. Fiumi di coca-cola, aranciata, succhi di frutta. Alcol? Tu ne hai mai visto, Marco? «Spesso so 'mbriachi. I buttafuori li cacciano. Bevono, ma non so dire se bevano qua dentro». Ed ecco le cubiste. Sciamano giù della pedana, fradice, senza fiato, gorgheggiando. Visi rotondi, guance arrossate, piccole mele acerbe. Esili nuche infantili semi-strangolate dalle spalline dei reggiseni per issare il petto, piccoli cigni al laccio. Sguardi velati, vocine stridule, fresche, radiose, bugiarde, manipolatrici. Chiara: «Esco in camicetta e gonna, dico che vado al cinema, a fare shopping, a ballare, così non è una menzogna. Mi spoglio e mi trucco in camerino. Qui trovo i reggiseni e il top, gli slip o il perizoma, gli strass, quello che serve». Giorgia, tredici anni: «Mamma? Neppure sospetta, dice che sono tanto brava, si vanta di me con le sue amiche». Soldi? Arianna, 13 anni: «Le più piccole no. Tipo la sorellina di un'amica mia, undici anni. Ha ballato con indosso un pareo. Le hanno dato solo coca-cola. Noi, invece, trattiamo con gente di diciassette, diciott'anni. Puoi guadagnare bene, ma dipende». Da cosa? Carlotta: «Da come balli. Da come sei fatta». E che ne dite di quel che si vocifera, cioè che dovete essere un po' disponibili, andare nei camerini con quelli che contano, dj, gestori? Ridono. «E allora? Certi sono strafichi, 'bboni da paura».

Magari inventano, sono bambine. Magari. Piero è un gestore, diciannove anni. Siamo qui, gli mentiamo, per un casting di piccole danzatrici, alla tivvù. «Fiiico! Facciamo un co-marketing. Lei pubblicizza il casting, io gliele faccio ballare tutte qui, vedrà, vengono in trecento. La lista? Non gliela posso dare. I genitori non ne sanno niente». Compensi? «Cento, centocinquanta le migliori». Sesso? «Hai voglia! Vengono loro da te, se tu hai potere». Chissà se è vero. Chissà chi usa chi. Chissà se si tratta dell'anticipazione precocissima di un gioco delle parti antico, degradante. Oppure di un'inversione di ruoli, l'ultimo passo dell'emancipazione femminile, la sua evoluzione estrema ed imbrogliona. O forse si tratta di un fenomeno genetico, una moltiplicazione di ninfette nabokoviane, di Lolite. E se fossero, invece, solo bimbe incoscienti, Barbie in discoteca, giochiamo alle ballerine, all'entraineuses? Più verosimilmente, sembrano figlie della Repubblica delle Veline, scoperto e descritta anche dal New York Times. Ma sembrano soprattutto naufraghe in un vuoto, travolte con gli altri da una specie di auto-consumismo, da una contaminazione, da una catena di assenze, di disattenzioni, da un mancato controllo, da un mancato allarme. Sfruttate, in ogni caso. Ostaggi inconsapevoli di una rete invisibile, intrappolate nella trama della loro stessa, sventata leggerezza. Una simile a quella che tempo fa, raccontano, fu issata sotto il soffitto di un locale. E loro là dentro sospese, a denudarsi, a dimenarsi come pesciolini. Magari è una leggenda. Magari, invece, è stato uno dei soliti ”eventi speciali”, il Tresca party, miss Intimo, miss Maglietta Bagnata, Sexy Spring party, Schiuma party. E tutto che ruota sempre attorno alle cubiste. Reclutamento per passaparola, e-mail, sms, abbordaggi a scuola o in discoteca, selezione, piramide rovesciata, ci spiegano, «come a miss Italia». In agosto si sono presentate in cento, per uno dei locali. Adesso sono venti. Ed ora ballano, spregiudicate e innocenti, vulnerabili, bisognose di essere protette da se stesse. Ballano, e sono il motore dell'impresa.

L'attrazione. L'oggetto di culto, nei blog dei locali. «Le vostre so' sfigatelle, le cercano tutti per vivere 40 secondi da campione. «Le nostre, se ballano tutta acchittate, ai ragazzini je pja un embolo». «Da noi la cosa bella -scrive Giovanni- è quello che fanno dentro i camerini». Segue un elenco dettagliato. Luca invoca prezzi più modici. Andrea informa che Lisa è incinta, per colpa di uno ”smanicato”, sprovvisto di preservativo intatto. Un coro di cubiste insorge: «Ve sfonniamo, ci vediamo al ponte». Attenti al nuovo club delle ragazze, femmine di palestra, bulle, se occorre, e predatrici. Alessandro: «Scelgono loro chi portarsi in camerino». Diamo un'occhiata ai camerini. Vietato l'ingresso. Qualcuno entra. Si intravede una fuga di piccole stanze, specchio, armadio, puff. La porta si richiude. Abbiamo usato un trucco, per entrare. «Cerco mio figlio è urgente», «non può entrare», «chiamo la polizia, sono una mamma». Infine la mamma, in quanto tale, viene scortata da un gorilla. Eccoci qui, adulte accompagnate tra bambini alti un metro, si annoiano, vagano inoccupati tra i divani sui quali si ”tresca”. ”Trescare”, attività emergente tra i più grandi. Ed i bambini? Per tutti loro che cosa si organizza? Spiega un gestore, sul blog: «Lo so, danno fastidio, giocano, litigano. Ma, senza di loro, la gente come me non riuscirebbe a guadagnare nulla». Perle di saggezza. Ammette: «Era più bello prima, senza i piccoletti. Ma ogni stagione è diversa da un altra».

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