Luisa Bongrani, morta a 84 anni l'archeologa ed egittologa: il ricordo della “Candace”

Vera apripista nello studio della storia religiosa e sociale della Nubia, fu la prima titolare di una cattedra universitaria dedicata alle Anticità Nubiane

Luisa Bongrani, morta a 84 anni l'archeologa ed egittologa: il ricordo della “Candace”
di Rossella Fabiani
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Sabato 17 Febbraio 2024, 12:31

Per i suoi collaboratori più stretti era la “Candace”. Il titolo che spettava alle regine dell’antico impero di Kush: la Nubia, l’attuale Sudan. Lei, la professoressa Luisa Bongrani, che è morta a Roma all’età di 84 anni, sorrideva quando la chiamavano così. Era una donna schiva e riservata e sentirsi definire una regina, un po’ la imbarazzava. Ma la professoressa Bongrani quel soprannome scherzoso di Candace se lo era realmente conquistato sul terreno. Dedicando tutta la sua vita all’archeologia e all’egittologia, in particolare, allo studio della Nubia, la terra dei “faraoni neri”. Con campagne di scavo, scoperte, rilievi di monumenti destinati ad essere sommersi dalla costruzione sul Nilo della seconda diga ad Assuan (iniziata nel 1960 e terminata nel 1970). Fino a diventare, nel 1985, la prima titolare di una cattedra universitaria dedicata da “La Sapienza” di Roma alle Anticità Nubiane, al tempo unico corso di laurea in Europa. Una vera apripista nello studio della storia religiosa e sociale di quella parte di mondo che intreccia le diverse culture africane. Quando queste non erano ancora centrali nel dibattito pubblico come lo sono adesso.

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La vita

Luisa Bongrani era nata ad Ancona il 9 settembre del 1939 e, dopo la maturità classica, si era trasferita a Roma per seguire all’Università gli studi che l’appassionavano sin da ragazza: la storia e lingue antiche.

Era il 1956 e, da un anno, a “La Sapienza”, era stato aperto un Dipartimento di Storia e di lingue antiche dell’Asia e dell’Africa. Era diretto dal professor Luigi Botti, uno dei più importanti egittologi italiani e mondiali, che fu il suo primo maestro e, nel gennaio del 1961, fu anche il relatore della sua tesi. Si laurea con lode in Egittologia con una tesi sulle piste del deserto orientale egiziano Da allora comincia una lunga carriera universitaria e di ricerca sul campo.

Nel 1962-1963 partecipa a due campagne di scavo nella Nubia egiziana nelle zone di Kalabsha e Derr, con la Soprintendenza alle Antichità Egizie di Torino. Nel 1967 partecipa alla campagna di scavi della Missione Archeologica dell'Università di Roma ad Antinoe, città romana nel Medio Egitto fondata dall’imperatore Adriano nel 130. Poi le tante missioni nell’area di Meroe, l’antica città della Nubia, sul Nilo, a sud della confluenza con l'Atbarā, tanto che gli antichi geografi dal nome di questa città, chiamarono “isola di Meroe” l’intera regione compresa tra il Nilo e l’Atbarā. Di questa regione la professoressa Luisa Bongrani ha studiato ogni angolo, ogni vestigia di villaggi e di templi, comprese quelle piramidi dalla forma aguzza costruite dai re dei regni di Kush (a Meroe e anche a Napata) oltre 500 anni dopo che in Egitto e nella valle del Nilo se ne era cessata la costruzione. Da tutti i suoi viaggi e le sue missioni sono scaturite ben 54 pubblicazioni. Dopo l’istituzione della cattedra di Antichità Nubiane a “La Sapienza”, Luisa Bongrani ha diretto diverse campagne di prospezione nella zona del Gebel Abu Oweh, nel deserto Orientale egiziano. E ha diretto anche lo scavo all’interno della madrasa di Sunqur Sa’di al Cairo ed è stata vice direttore del “Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l’Archeologia fondato dal professor Giuseppe Fanfoni che è stato suo marito.

I funerali

Ieri, ai funerali della professoressa Luisa Bongrani, nella chiesa romana di San Papa Clemente I, con il marito Giuseppe Fanfoni e i figli Luigi e Sara e la giovane nipote Eleonora, c’erano molti archeologi: tra gli altri, le professoresse Barbara Barich, Anna Maria Donadoni, Loretta Del Francia Barocas e Donatella Mazzeo e i professori Eugenio Fantusati, Emanuele Ciampini, Giulio Lucarini e Giuseppe Cecere. Oltre a tanti suoi ex allievi – e tra questi anche chi scrive – ai quali la professoressa Luisa Bongrani non ha mai fatto mancare la sua attenzione e il suo appoggio. Non ha mai lasciato spazio per se stessa, se non dopo avere ascoltato e risposto a tutti quelli che le chiedevano indicazioni, consigli. Da studiosa appassionata, ma soprattutto generosa. Una vera eccellenza italiana che, fino all’ultimo, prima di essere ricoverata, ha ripreso la traduzione delle fonti geroglifiche e greche aggiungendo nuove scoperte sulla storia dell’antica civiltà egiziana.

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