La Russa jr, la ragazza conferma le accuse: «Dopo quel drink il buio». Il giallo dei sedativi e il cellulare di Leo non è stato sequestrato

Tre ore dai pm per ricostruire la serata in discoteca e cosa accadde dopo

La Russa jr, la ragazza conferma le accuse: «Dopo quel drink il buio». Il giallo dei sedativi e il cellulare di Leo non è stato sequestrato
di Federica Zaniboni
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 11:05

Tre ore. Dalle 12 alle 15 circa. Centottanta minuti per ripercorrere, passo dopo passo, la nottata che ha portato all'inchiesta in cui è indagato il figlio del presidente del Senato. Davanti ai pm milanesi, la ragazza di 22 anni che accusa Leonardo Apache La Russa di violenza sessuale ha sostanzialmente confermato la versione fornita nei giorni scorsi in sede di denuncia. La svolta, però, potrebbe arrivare dalle tre amiche della giovane che, sempre ieri, sono state sentite dagli inquirenti negli uffici della questura di Milano. Tra queste vi è anche quella che avrebbe trascorso con la 22enne la serata tra il 18 e il 19 maggio nell'esclusivo Apophis Club. La stessa che la mattina dopo, per messaggio, l'ha indotta a riflettere sull'ipotesi che il terzogenito di La Russa potesse averla drogata.
Stando a quanto già raccontato dalla ragazza in sede di denuncia, quella sera avrebbe perso lucidità dopo avere bevuto un drink mentre si trovava nella discoteca in pieno centro a Milano e da quel momento in poi avrebbe avuto un blackout.

 

I RICORDI

Davanti agli inquirenti e agli investigatori, la ragazza sembra avere ribadito essenzialmente questa dinamica. I suoi ricordi riprendono la mattina dopo, quando si è svegliata «nuda» e «confusa» a casa di Leonardo La Russa.
Non avendo memoria delle ultime ore, sarebbe stato lo stesso figlio del presidente del Senato a raccontarle che avevano avuto un rapporto sessuale. «A sua insaputa», sostiene la ragazza (ma il ragazzo ha sempre detto invece che lei era consenziente). Sempre lui, poi, le avrebbe riferito che era stata a letto anche con un amico, un deejay conosciuto con il nome di «Nico» che al momento non risulta indagato nell'inchiesta del procuratore aggiunto Letizia Mannella e del pm Rosaria Stagnaro. Come emerge da una conversazione tra la 22enne e l'amica con cui era andata a ballare la sera prima, alla quale si è rivolta intorno a mezzogiorno, subito dopo il risveglio, le due hanno subito sospettato che alla ragazza potessero essere state somministrate delle sostanze stupefacenti. «Mi ha drogata, per forza», scriveva in chat la presunta vittima. «Lui ti ha offerto il drink e dopo il drink sei diventata strana strana». Visitata alla clinica Mangiagalli di Milano poche ore dopo, la ragazza è risultata positiva alla cocaina - che ha spiegato lei stessa di avere assunto quella sera nel locale -, ai cannabinoidi e alle benzodiazepine. Un farmaco, quest'ultimo, che potrebbe essere però legato a un ansiolitico che la giovane prende regolarmente su ricetta medica. Uno degli aspetti che potrebbero essere chiariti nei prossimi giorni, infatti, riguarda proprio la possibilità che i sedativi le siano stati somministrati in altre circostanze.
Le altre due ragazze ascoltate ieri pomeriggio sono rispettivamente una conoscente incontrata quella sera nel club e la migliore amica della 22enne. La prima, stando sempre a quanto emerso dalle chat, avrebbe infatti visto la presunta vittima insieme ad Apache, prima di lasciare il locale e dirigersi a casa della seconda carica dello Stato. L'altra giovane, invece, ha sentito la ragazza subito dopo la presunta violenza sessuale e si è offerta di accompagnarla al pronto soccorso.

IL CELLULARE E L'AMICO

Sono ancora tanti gli aspetti da chiarire sulla vicenda e le testimonianze di chi ha incontrato i due all'Apophis Club potrebbero rivelarsi fondamentali.
Il cellulare di Leonardo non è stato ancora sequestrato e nel frattempo la Procura indaga sulla posizione del deejay che avrebbe preso parte agli abusi. Nel caso in cui venisse accertata una sua responsabilità, il reato di cui è accusato Leonardo si aggraverebbe in quello di violenza sessuale di gruppo. Non è da escludere che anche Ignazio La Russa possa essere chiamato a testimoniare, in quanto ha incrociato, seppur «fuggevolmente» la presunta vittima nel letto del figlio, dove a suo dire appariva «tranquilla».

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