Kata scomparsa a Firenze, si cerca il corpo: nella recinzione dell’hotel il varco usato per la fuga

Chi ha portato via la piccola sapeva come muoversi all’interno dell’Astor

Kata scomparsa a Firenze, si cerca il corpo: nella recinzione dell’hotel il varco usato per la fuga
di Valeria Di Corrado, inviata a Firenze
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Lunedì 19 Giugno 2023, 22:09 - Ultimo aggiornamento: 22:13

Cercavano un corpo all’interno dell’ex hotel Astor e non lo hanno trovato. La maxi ispezione dei carabinieri di Ros, Gis e Sis ha dato esito negativo dopo due giorni in cui l’edificio, nel quartiere fiorentino di Novoli, è stato scandagliato da cima a fondo: ossia dal tetto alle fogne. La piccola Kata non è lì dentro. A questo punto per gli inquirenti è certo che qualcuno il 10 giugno l’abbia rapita e portata al di fuori del palazzo che era stato occupato abusivamente il 19 settembre scorso e sgomberato soltanto sabato, su ordine del gip del Tribunale di Firenze. Considerato che dalle telecamere che si trovano in via Maragliano e via Boccherini non si vede uscire, né dai cancelli né dal portone principale, la bimba peruviana scomparsa dieci giorni fa, l’ipotesi più probabile è che il suo sequestratore (ma potrebbe essere più di uno) abbia scelto come via di fuga la parte posteriore di quello che una volta era un albergo a 3 stelle.

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IL FORO NELLA RETE

In particolare, insospettisce gli investigatori il fatto che ci sia un buco nella recinzione del giardino di un’abitazione che collega il cortile interno dell’Astor all’area dei box condominiali, con uscita su via Monteverdi.

In quel varco - ricavato rompendo la rete e il traliccio in plastica per i rampicanti - può sicuramente passare una bambina di 5 anni. La presenza della vegetazione, tra l’altro, rende complicato ai residenti - i cui balconi affacciano lì - notare strani movimenti. Chi ha strappato Kata dalle braccia della sua mamma, potrebbe averla chiusa in un borsone e scavalcato il muretto che confina con i garage, per poi darsi alla fuga su via Monteverdi, dove non ci sono impianti di videosorveglianza. Le immagini ricavate dalla telecamera installata all’esterno di un appartamento, che inquadrava appunto il cortile interno dell’ex hotel, non sembrano avere una visuale tale da fare chiarezza sulla dinamica del rapimento. 

IL PADRE SENTITO DAL PM

I genitori della piccola rimangono convinti dell’idea che a rapire la figlia sia stato uno degli abusivi dell’Astor, che sapeva bene come muoversi all’interno e all’esterno di quel labirinto, passando inosservato. Il movente, secondo i genitori, sarebbe legato a una faida tra gli esponenti delle comunità straniere che vivevano nell’ex albergo. Ieri mattina Miguel Angel Romero Chicclo, il padre di Kata, è stato nuovamente sentito (sempre nella veste di persona informata sui fatti) per circa 50 minuti dal sostituto procuratore Christine von Borries, titolare dell’indagine per sequestro di persona a fini estorsivi. L’uomo ha ricordato altri particolari che potrebbero essere utili all’inchiesta: episodi avvenuti due o tre mesi fa nello stabile occupato. «Si tratta di un’iniziativa della difesa su richiesta del nostro assistito - hanno spiegato gli avvocati Filippo Zanasi e Sharon Matteoni - Inoltre abbiamo presentato formale istanza per effettuare un sopralluogo nell’Astor, insieme al nostro consulente, il generale dei carabinieri in congedo Luciano Garofano». 

 

PERLUSTRATI I POZZI NERI

L’ex comandante del Ris di Parma vorrebbe tornare nei luoghi ispezionati dai suoi colleghi dei gruppi speciali. Per due giorni di fila, infatti, ogni angolo del palazzo è stato passato al setaccio usando sonde, droni, georadar e fibre ottiche: il seminterrato, il tetto e il sottotetto, lo scannafosso, tutti i vani (compreso uno segreto inaccessibile dall’interno), camere, stanze di servizio, aree tecniche, elettrodomestici e impianti, pertugi, pozzi, punti di caduta o nascondigli. Ieri sono stati fatti arrivare anche due camion del servizio autospurghi per liberare le fosse biologiche e scandagliarle con telecamere. Terminate le ricerche sono intervenuti i fabbri che hanno chiuso porte, sbarrato finestre, applicato catene, lucchetti e chiavi agli accessi affinché nessuno entri, violando il sequestro preventivo disposto dal tribunale. Un vigilantes presidierà di notte la struttura. Proprio lì a fianco, nei locali di un ex panificio abbandonato ai quali si accede da via Monteverdi, ci sono i resti degli strumenti usati per fumare crack. Non è da escludere, quindi, che un tossico che frequentava quel posto possa aver rapito Kata per ricavarne del denaro. 

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